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Varsavia~ La Fenice polacca ~La storia di Varsavia ricalca quella della mitica fenice, sorta e risorta dalle ceneri innumerevoli volte. L’origine della città ci riporta alla leggenda secondo cui una sirena, un essere metà donna e metà pesce, apparve al pescatore Wars e sua moglie Zawa (il nome polacco della città è proprio Warszawa) ordinando loro la fondazione della città. Il ricordo di questa storia è impresso nello stemma civico che mostra una sirena armata di scudo e spada. Successivamente si alternarono periodi di florida ascesa, quando fu spostata la capitale da Cracovia e la città prosperava lungo la via dell’ambra verso il mar Baltico, a periodi d’abbandono e distruzione, come quella per opera degli svedesi verso la metà del XVII sec, passando per il dominio zarista e finendo con la recente occupazione nazista. Quest’ultimo, tragico avvenimento, segna profondamente molti angoli della città. A torto Varsavia è ritenuta di scarso interesse. La storia recente la condanna ad essere una città moderna, priva di monumenti originali e imbruttita dall’edilizia socialista del dopoguerra. In realtà queste caratteristiche vanno lette in chiave positiva, come grandi pregi della città e della popolazione, non come difetti. Varsavia è una città moderna dal vago sapore realsocialista. Si presenta attraversata da grandi arterie fiancheggiate da eleganti palazzi in stile neoclassico. Come sempre, nelle capitali e nelle città più importanti, la ricostruzione socialista del dopoguerra ha avuto un briciolo di gusto estetico che risalta nelle numerose sedi d’istituzioni (che nel passaggio del potere hanno spesso cambiato destinazione) che costellano le assi viarie intorno alla città vecchia. Quest’ultima, come il resto della città, è stata completamente ricostruita. La storia è purtroppo quella di uno sterminio di massa, sia della popolazione sia delle abitazioni. Durante l’Insurrezione di Varsavia del 1° agosto 1944, i nazisti deportarono e uccisero quasi la totalità delle persone che ancora vivevano nella città già annientata da anni di occupazione. Dopo pochi giorni evacuarono i superstiti e la città fu letteralmente rasa al suolo, distruggendo più dell’80% della sostanza materiale urbana. In una quindicina d’anni Varsavia rinacque: la città vecchia è stata ricostruita come prima utilizzando le pietre originali, quando possibile. Per questo motivo vi sono numerosi monumenti commemorativi e i più suggestivi sono due. Il primo è dedicato agli “Eroi di Varsavia”, un grande e commovente tributo alle migliaia di cittadini che insorsero nel 1944, meta tutt’oggi di quotidiani pellegrinaggi. L’altro ricorda gli “Eroi del ghetto”: decine di migliaia di ebrei deportati e sterminati fino all’apice dell’insurrezione del 1943 quando per rappresaglia i nazisti distrussero il ghetto dalle fondamenta. Si dice che il particolare metallo con cui fu forgiata questa scultura provenga da un deposito in cui Hitler lo conservava in attesa di costruire un monumento al trionfo del nazismo nel mondo. Varsavia non è solo guerra, lo dimostra l’affascinante centro storico, completamente pedonale, inserito da molti anni nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Come il resto della città è stato interamente ricostruito con una cura e un amore strabilianti. L’itinerario di visita può iniziare dalla piazza del Castello, un grande spiazzo triangolare chiuso da un lato dal castello reale il quale si affaccia su una scarpata alta trenta metri sulla Vistola. Al centro della piazza si erge la colonna con la statua di Sigismondo III che spostò la capitale da Cracovia a Varsavia, segnando l’inizio di una nuova epoca d’oro per la città. L’interno del castello è molto interessante e le attrattive maggiori sono gli appartamenti reali, la sala del Trono, lo splendido salone di Ballo e soprattutto la sala del Canaletto con 22 vedute di Varsavia. Queste ultime furono fondamentali per la ricostruzione della città, essendo di una chiarezza e precisione quasi fotografiche. Imboccando l’ulica Swietojanska sulla destra si supera la cattedrale di San Giovanni: è la più antica di Varsavia in cui furono incoronati molti re polacchi. Qui diventa evidente una delle caratteristiche più belle di Varsavia, ossia le decorazioni, pittoriche e non, delle abitazioni. Finti bugnati, affreschi, elaborati arabeschi dai caldi colori pastello che donano ai palazzi un aspetto fiabesco. I “puristi” storcono il naso pensando che siano tutte delle ricostruzioni, ma non va dimenticata la drammatica storia della città e quello che solitamente si ritiene un difetto in questo caso diventa motivo di valorizzazione ed orgoglio. Proseguendo si arriva nella piazza del Mercato Vecchio. Come quella di Cracovia, è di epoca medievale e perfettamente quadrata, ma è molto più raccolta, donando quella sensazione di “familiarità” che si coglie passeggiando in questi vicoli. Ogni lato della piazza porta il nome di un’eminente personalità polacca e ospita locali, musei e ristoranti caratteristici. Sedersi a un tavolo, sorseggiare una bibita, ascoltare il trotto delle carrozze a cavallo guardandosi intorno è uno dei momenti più rilassanti e indimenticabili di una visita a Varsavia. Spesso le facciate sono arricchite anche da bassorilievi e vere e proprie sculture raffiguranti miti o curiosi animali. Scendendo per l’ulica Kamienne Schodki si arriva a una terrazza dove si apre uno splendido panorama sul fiume e lungo la stessa direttrice si arriva ai reperti del doppio giro di mura medievali che dividono la città vecchia dalla nuova. Attraversato il mastio del barbacane si percorre un’altra strada caratteristica (sulla quale si affaccia la casa natale di Marie Curie, oggi museo) che porta nella piazza del Mercato Nuovo. Questo è uno degli angoli più romantici di Varsavia, racchiuso da basse case in legno e muratura e attorniato da alberi e panchine che invitano a rilassarsi. Qui ci fu uno degli incendi più devastanti nella storia della città che convinse a ricostruire in muratura le case fino ad allora in legno. Tornando alle mura e costeggiandole verso il fiume si notano altri monumenti dedicati alla resistenza, il più struggente dei quali è quello dedicato ai Piccoli Insorti, ossia alle migliaia di bambini portaordini morti durante la Resistenza. Nelle vicinanze c’è il palazzo Krasinskich, uno dei più bei palazzi barocchi della Polonia. Una volta tornati nella piazza del Castello, sulla destra inizia la Via Reale che in un percorso di circa dieci km arriva alla residenza estiva di Wilanow. Il tragitto è ricco di spunti e monumenti interessanti. Il primo è la Basilica di Santa Croce che in un pilastro contiene l’urna con il cuore di Fryderyk Chopin. Proseguendo verso sud si arriva sull’Aleje Ujazdowskie considerata la strada più bella di Varsavia costeggiata da nobili ed eleganti edifici in stile parigino. Più avanti si costeggia il parco Lazienki, uno degli angoli più incantevoli e romantici della città. Nascosti tra le fitte fronde, a lato di un grande lago si trovano alcuni meravigliosi palazzi settecenteschi tra cui l’Orangerie con un delizioso teatro di corte e il palazzo sull’Acqua, oggi sede del museo nazionale. Risalendo verso la strada reale si incontra il monumento in bronzo a Chopin, sotto al quale in estate si tengono concerti all’aperto, attorno a uno splendido roseto in cui si aggirano indisturbati pavoni e altri animali. Proseguendo tra ampi vialoni moderni si arriva dopo pochi km al barocco Palazzo di Wilanow, residenza estiva del re Jan III Sobieski. L’interno è ricco di mobili, statue, affreschi, dipinti e preziosi mobili mentre l’esterno è allietato da un gradevole giardino all’italiana che si spinge fin sulle rive della Vistola da cui si riesce a godere un insolito panorama sulla città. Tornando nelle vicinanze del centro lo sguardo è catturato dall’imponente Palac Kultury, il grattacielo alto 234 metri donato da Stalin alla Polonia socialista ed edificato negli anni ‘50. In stile neoclassico-stalianiano della Mosca degli anni ’30, nei primi anni ’90 è stato al centro di una disputa tra chi lo voleva abbattere in quanto simbolo di un potere oppressivo ormai destituito e chi riteneva che la Storia va ricordata e non distrutta. Fortunatamente il buon senso ha prevalso e oggi dalla cima si può godere un panorama fantastico su tutta la città nuova, seconda solo a Berlino in fatto di cantieri e febbrile attività edilizia, e quella vecchia. Nell’ultimo piano visitabile è possibile visitare un’ampia mostra fotografica che evidenzia nel modo più chiaro possibile la situazione dell’immediato dopoguerra fino alla ricostruzione certosina avvenuta negli anni a seguire. I piani inferiori ospitano l’accademia polacca delle scienze, due musei, alcuni caffè, tre cinema, due ottimi teatri drammatici, una libreria, una sala congressi e molti uffici. Da gennaio il Palac Kultury sfoggia il più alto e il più grande orologio del mondo. Il visitatore attento e curioso potrà perdersi negli ampi vialoni esterni al centro storico, con eleganti palazzi neoclassici ed altri monumenti moderni, apprezzando così gli innumerevoli spunti che offre una città insolita come Varsavia. |
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