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Giornate:
23-10-2003 Figuig, in mezzo al deserto
Seguo un paio di piste ma diventano presto impraticabili per il fango. Proseguo per un paio di km tra slittamenti e sbandate, poi due cani mi convincono definitivamente a tornare indietro. Torno nel labirinto di Figuig. Le persone sono amichevoli. Quando non mi salutano per primi, rispondono sempre ai miei cenni di saluto. Le donne mi colpiscono. Molte ragazze sono vestite alloccidentale, quasi tutte hanno un velo che copre distrattamente i capelli. Con letà, aumenta anche il rigore nel vestire, fino ad arrivare a delle spettrali figure monocole avvolte in lunghe e candide tonache che le ricoprono fino a terra. Lunico occhio libero è vigile attento e curioso, mi sento scrutato con insistenza. È il vantaggio di essere pressochè invisibili: guardare senza essere visti. Questi Polifemi femminili sono abbastanza rari, la norma è un velo che copre capelli e collo, su ampie vesti avvolgenti. I ragazzi sono vestiti in modo sportivo, spesso con giacche di pelle, jeans e scarpe da ginnastica. Gli uomini, specie se in là con gli anni, indossano ampi caffetani oppure bournus dai colori tenui. Dopo la passerella in moto fatta nella via centrale torno per un giro a piedi. Si vede ben poco artigianato, a testimoniare che da anni questa cittadina non è più una meta turistica. Acquisto qualche oliva dallaspetto appetitoso, un paio di frittelle, delle cartoline: il perfetto turista! Mi tornano in mente alcuni passi del Tè nel deserto di Paul Bowles riguardanti lannosa (e noiosa) diatriba turista vs viaggiatore. Il termine turista ha comunemente unaccezione negativa e caratterizza un modo di viaggiare superficiale, inconsapevole, noncurante. Di fronte a questa spiegazione, leggo spesso brani in cui letimologo di turno si cuce addosso una definizione che lo includa nella nobile e acculturata categoria dei viaggiatori, relegando i turisti nella massa caciarona e rumorosa dei viaggi organizzati e delle escursioni guidate tra un museo e un negozio di souvenir. Personalmente non vedo la necessità di queste discussioni. Vivo il viaggio come un modo per vedere il mondo, come funziona fuori dagli schemi in cui sono immerso. Negli ultimi anni ho cambiato modo di viaggiare, attratto sempre più dal vivo lato umano più che dalla mummificata architettura. Sono un turista? Un viaggiatore? È importante? Finito il giro tra i negozi entro in una sala da tè dove studio, sorseggiando un aromatico e dolcissimo tè alla menta, la cartina. Domani vorrei partire e dirigermi verso Erfoud per partecipare agli ultimi giorni della festa dei datteri, prima dellinizio del Ramadan. Mentre ragiono così il cielo diventa di colpo nero, si alza un vento violento che spazza linterno del caffè e inizia a cadere una fitta pioggia. Domani deciderò cosa fare in base al cielo. Ripenso a ieri notte e allennesimo momento critico dei miei viaggi. Anche stavolta mi sono ritrovato a pregare. Strano il mio rapporto con Dio... A testa sgombra e animo sereno affermo con sicurezza il mio agnosticismo. Invece, quando sono in grande difficoltà mi ritrovo inconsapevolmente a pregare per trovare coraggio e ulteriore forza per superare lostacolo che sto affrontando. Non ricordo chi affermava che gli atei sono i credenti più fervidi! Spero soltanto che il maltempo cessi mentre, ottimisticamente, preparo lo zaino. Sono rimasto lunico cliente dellalbergo, i corridoi sono bui e forti correnti spirano tra le finestre senza vetri. Lintero caseggiato è senza luce, mi aggiro spezzando le tenebre con la torcia. Fuori è tutto chiuso e, come quando sono arrivato ieri, le strade sono deserte. Il vento agita le serrande con un clangore spettrale. Anche stasera non ho fame, anche se so che dovrei tenermi in forze. La pioggia leggera e costante che prosegue da alcune ore lascia il posto a violenti scrosci di pioggia accompagnati da violenti raffiche di vento. Non posso fare a meno di preoccuparmi per domani. In fondo sono allinizio del viaggio, ho molto tempo davanti e posso aspettare che il tempo si sistemi. Forse è il fatto di trovarmi bloccato, forse è che mi sento a disagio, non mi sono ancora abituato al Paese, forse mi sto accorgendo di avere una istintiva diffidenza, forse mi sento solo, nel senso ampio del termine. Forse tutto questo o forse nulla; forse non sono ancora riuscito a lasciarmi andare e prendere dal viaggio, ma con tutta questa pioggia non ci riesco. Continuo a rimuginarci sopra e mi accorgo di stare con la mente in Italia. Sono tormentato da tutto il dolore che ho causato negli ultimi mesi. Sogni infranti, un mondo distrutto. Per cosa? Per ora nulla, solo il tempo potrà dirlo. Come si supera un dolore così grande? Semplicemente non si supera, il meglio che si può fare è imparare a conviverci. Conoscerlo bene, i lati negativi e quelli positivi (anche i dolori hanno i loro aspetti positivi), trovare le parole giuste per ridurli alla ragione quando alzano di nuovo la voce e vogliono sommergerci con il loro carico di ricordi, rimpianti, rimorsi. Devi fartelo amico, anche se è un amico pericoloso, da trattare sempre con rispetto. Un amico da cui imparare, ecco perchè non si può e non si deve dimenticare! 24-10-2003 Figuig - Erfoud. Sole, deserto e oasi
Faccio la strada dellaltra notte col sole. Mi accorgo solo così di QUANTO ho rischiato. Il pezzo amico, con la stella che mi seguiva benevola e gli oued asciutti, ora è invasa da mucchi di terra trasportati dalla violenza delle piene. Alcuni torrenti invadono ancora con forza la carreggiata. In un punto la strada è letteralmente esplosa e un cippo di pietra, usato come pietra miliare, è coricato in mezzo alla via. Sono senza parole, se avessi ritardato di qualche ora o di un giorno, non sarei riuscito a passare, nella migliore delle ipotesi. Meglio non pensarci.
La sottile lingua di asfalto si snoda sinuosa in una sterminata e brulla vallata. È allagata in gran parte, scopro veri e propri laghi che a volte sommergono la strada. Affrontando i guadi spero che sotto lacqua ci sia ancora lasfalto. Dopo oltre 100 km. di spettacolare vuoto arrivo al primo villaggio. La benzina è finita. Mi rimetto in cammino, altri 80 km. Il benzinaio è chiuso. Mangio qualcosa e mi rimetto in cammino. Un miraggio: due motociclisti! Ci salutiamo al volo, peccato! Poco prima di Errachidia la strada si allarga nuovamente, trovo la benzina. Vado verso Erfoud. Anche qui incontro molti torrenti in piena. Improvvisamente il massiccio alla mia destra si apre. Sembra un titanico pozzo sul cui fondo verdeggia unimmensa oasi con migliaia di palme da datteri sotto le quali si indovinano decine di villaggi di terra. Mi fermo rapito dallo spettacolo. Allaltezza del mio sguardo cè una rossa pianura desertica che si apre dimprovviso, tagliata dalla profonda fenditura del fiume Ziz. Alcune decine di metri più in basso, sotto pareti perfettamente verticali, esplode la vita, brulicante e miracolosa. Mi fermo pochi km. dopo in un belvedere. Erano due anni che non cadeva una sola goccia dacqua in
Avete avuto molti danni per le inondazioni? Sì, ma ora cè lavoro! Vedi quelle tende laggiù? mi chiede indicando le
Mentre parliamo arriva un moderno pullman che vomita decine di ragazzi vestiti alleuropea, allultima moda, con cellulari, macchine fotografiche digitali e videocamere. Brutta gente mi dice Assid indicandoli. Perchè? Sono studenti delluniversità di Ifrane, gente che paga 48.000 € per 4 anni, sono i più ricchi del Marocco! A Ifrane, piccolo centro a sud di Fes cè il college più prestigioso del Paese. Americano, tanto per cambiare. Dove vai a dormire?. Assid riprende a lavorare... Non lo so. Poco prima di Erfoud cè un albergo fantastico, con piscina e tutti i comfort! Tu lavori lì? gli chiedo pleonasticamente. Sì! mi conferma, allungandomi la brochure. Posto fantastico, ma fuori budget. Riparto attraversando nuove zone allagate. Lalbergo dove prendo la stanza ha la doccia in comune, fredda. Il gestore mi fa unaltra doccia fredda quando mi dice che la festa dei datteri, per la quale sono venuto qui, è finita da quattro giorni! Mi consola regalandomi un piccolo canestro di datteri. Decido di fermarmi comunque qualche giorno per fare qualche escursione nei dintorni. Entrando in paese ho notato molte moto da fuoristrada che affittano per esplorare lErg Chebbi, le uniche dune di sabbia del Marocco di una certa dimensione, dove conto di andare nei prossimi giorni. Sento già la nostalgia dei giorni scorsi, quando incontravo una macchina ogni 10/20 minuti. Quando il bar dellalbergo chiude parcheggio Zukki allinterno e vado a dormire. 25-10-2003 Le gole dello Ziz e limponente Cirque de Jaffar
Dopo colazione faccio un giro nel souk. Botteghe di ogni tipo, tutti sono al lavoro, cè gran fermento. In una traversa cè un grande assembramento: vendono chili e chili di datteri! Decine di persone, per terra, con davanti grandi coperte e cesti piene dei preziosi frutti. Molte sono donne, vestite o per meglio dire avvolte di nero. Non vedo nessuna donna coperta fino a lasciare libero un solo occhio come avevo visto a Figuig, però spesso la parte libera è la minima indispensabile per evitarle di andare a sbattere. Ho la sensazione che se esistesse un modo per evitarlo ugualmente, le obbligherebbero a coprire anche lultimo faro residuo. Provo a fare alcune fotografie, ma sono tutti molto restii se non apertamente ostili. Rubo qualche immagine, ma dubito siano venute bene. Al contrario delle zone visitate finora, noto una certa mescolanza di razze. Non più solo maghrebini, ma anche molti africani sub-sahariani dalla pelle nera e forte. Il souk non è nulla di eccezionale, qualche bancarella, alcune botteghe dartigiani, molti datteri. Torno in albergo, preparo lo zaino e parto con Zukki verso le gole dello Ziz. Queste, dopo Errachidia, si spalancano grandiose, allimprovviso. Come per loasi di Erfoud, anche stavolta sembra che un abile scenografo abbia progettato lentrata in scena di una tale meraviglia. Prima dalla pianura si innalzano le prime montagne, poi il paesaggio si allarga, si perde completamente il senso delle dimensioni e tutto diventa titanico. Le montagne crescono ancora, o forse sono io a rimpicciolire. Con un eccezionale effetto a sorpresa la vallata si allarga a dismisura aprendosi come uno scrigno e svelando il vitale tesoro che nasconde. Una serie di palmeti e di campi coltivati tingono di verde il fondo della fenditura e in mezzo scorre il benefattore, lartefice di tanta abbondanza: il fiume Ziz.
Punto verso Midelt. Anche stavolta non ho fatto il conto dei km. Mi accorgo che è molto lontana: pazienza! Il sud del Marocco è eccezionale: spazi immensi apparentemente identici, invece sorprendentemente diversi. Immani altopiani coronati da alte montagne, ora di terra rossa che sembra sgretolarsi poco a poco, ora di argilla modellate e sagomate da mani esperte. Arrivo a Midelt nel primo pomeriggio. Vorrei andare al Cirque de Jaffar, ma non trovo la strada. Mi fermo per guardare la cartina e dopo pochi istanti vengo apostrofato con un: Ciao! Dove andare?. È arrivato Idriss! Voglio andare al Cirque de Jaffar. La strada è chiusa, molta piuva!, mi scoraggia subito. Mh..., muggisco scettico. Però cè una pista aperta 15 km a nord, per Ait Ohmmar. Sulla cartina non cè la strada di cui parla. Come mai parli italiano? Lavoro per Avventure nel Mondo!, mi spiega con un tono da notizia ovvia e risaputa. Quelli di Roma! Ci sono anche a Milano e Bologna. E bravo... Se vuoi ti accompagno per 30 dirham!. No no, grazie... ... ... ... ok sali!, mi lascio convincere in pochi istanti.
Qui coltivano?. Sì, ma in primavera. Adesso molta piuva. Lo so..., rispondo rassegnato. Fa molto freddo. Sono giorni che mi muovo su un altopiano sterminato sul quale non si ha mai la sensazione di salire, poichè ci si trova già ad oltre 900 metri di altitudine. Le volte in cui la strada si inerpica su qualche montagna ci si trova in un attimo a 1500 metri e anche di più. Lasfalto termina ed inizia lo sterrato in una vasta prateria punteggiata da una bassa vegetazione. Puntiamo dritti al massiccio incappucciato da nuvole nere. Non preoccuparti, dentro è pulito, vedrai che è bellissimo, mi rassicura Idriss. La pista peggiora, pietre sempre più grandi, poi molto fango e alcuni passaggi difficili dovuti alle recenti piogge. Zukki si spegne un paio di volte, ma andiamo avanti. Incrociamo un 4x4 con una guida del posto e alcuni olandesi a bordo. Arriva un gregge con il cane pastore molto interessato a noi. Mi blocco. Idriss non capisce. Gli dico che ho paura. Ma non fa niente, guarda!! e gli lancia alcune pietre. Il cane si innervosisce e inizia a ringhiare, abbaiare e correrci intorno, anche se a debita distanza. La mia paura continua ad aumentare. Idriss, così si incazza ancora di più! Ma no, quando fa così è perchè ha paura anche lui! Sì, eh? penso tra me e me mentre rimango bloccato sulla moto poco più indietro. Tu fai come se non ci fosse. Se vede la paura nei tuoi occhi allora è pericoloso, ma tu fai finta di niente! È una parola. Passiamo. Arrivano altri due cani. Vai piano, più piano... Non cè problema. Passiamo. Un altro cane, vicino a due grandi tende circolari. Sono i nomadi. Vengono qui a passare linverno, poi lestate tornano a nord. Hanno molte greggi. Idriss si ferma a parlare con due di loro, a dorso dasino. Idriss, sei arabo o berbero? Berbero! Arabi tutti figli di puttana! Perchè? Perchè sì, per economia, politica, tutti figli di puttana! Non sono soddisfatto dalla risposta, ma non insisto. Arriviamo allimboccatura delle gole. Mi trovo a passare sul fondo di un torrente ora in secca, ma la piuva dei giorni scorsi ha distrutto la pista, ora invasa da massi e pietre molto grandi. Zukki si impunta come un mulo e si spegne. Proseguiamo a piedi, ti faccio vedere un punto bellissimo poi torniamo indietro Lascio casco ed altro sulla moto, ma Idriss torna a prenderli. Sai, nomadi prende, poi chi li trova più... Anche a piedi è difficile, si inciampa in continuazione.
Mentre camminiamo, parliamo. Tra poco inizia il Ramadan mi avverte. Avrò difficoltà a trovare da mangiare? No, no problema mi rassicura. Ma tu lo fai? lo provoco. Certo, come tutta la gente! Non tutti lo fanno, è vero, ma è solo un mese! Solo un mese? chiedo stupefatto. Tutto è relativo. Per la nostra cultura un mese è uneternità. Non vado alla mezqueta, ma faccio il Ramadan mi confida. Perchè non vai in moschea? Non so... E mangio anche il pork! mi confessa, quasi con tono di sfida. NO!!! Ci addentriamo in una discussione interessante sui principi enunciati secoli e secoli fa e su alcune forzature per attuarli e attualizzarli ancora oggi. Sai, il pork era vietato perchè cera una parte che faceva male. Nessuno sapeva quale, allora hanno detto tutto il pork è cattivo!. Ma oggi non è più così! Mi sembra una giustificazione a metà tra la verità storica e lalibi personale. Tocchiamo anche lattualità. È una merda quando si mischia religione e politica! Verissimo... Parliamo degli USA come padroni del mondo, delle guerre come motivi economici, della Palestina: Lì ci sono casini perchè non gli danno la terra, la religione non centra nulla! Dopo mezzora incrociamo altri due nomadi su un asino. Gli chiedo se posso fotografarli. La ragazza dietro subito esclama: Argent! sfregando in modo inequivocabile il pollice e lindice. Restano perennemente in mezzo ai monti, ma hanno capito subito come comportarsi con i turisti! Gli dò 5 dirham, ma la ragazza non cambia espressione: sorriso paretico e dita in movimento. Gliene dò altri due. Lei insiste, ma mi allontano per fotografarli. Si mettono in posa e dopo il click ripartono. Usciamo dalla gola e arriviamo al villaggio di Jaffar, annidato sotto un costone a strapiombo, allombra per metà giornata, in qualsiasi stagione. Sì, ma che vita è sempre nel tuo villaggio, senza sapere cosa cè nel mondo! osserva meditabondo Idriss. Non so, sento di essere daccordo, ma non sono del tutto convinto. È tardi ed inizia a far freddo, torniamo. Giriamo la moto, tremo per un paio di passaggi molto difficili, ma con un po di fortuna ce la faccio. Ormai è buio, non vedo più la pista, ma sono tranquillo, in due persone è tuttunaltra cosa! Pista, asfalto stretto, asfalto largo, Midelt. Idriss è congelato. Lungo la strada parliamo ancora. Sono sposato con Ingrid, di Freiburg in Germania mi confida Idriss. Come lhai conosciuta? Da guida, è facile fare Casanova nei gruppi! Lei è ancora in Germania? Sì, lanno prossimo vado anchio. Lasci il Marocco? Sì. Anche se qui hai lavoro? Sì. Perchè? Vuoi la verità per davvero? Sì! Marocco non mi piace! Perchè?!? La gente non mi piace... Ma in Germania sono chiusi! Sì, ma quando te li fai amici, poi si sta bene! Decidiamo di scaldarci con un tè. Mi porta in un locale che conosce, che prepara anche panini ed altro. Vuoi mangiare qualcosa? mi chiede. Chiedo un panino e arriva una frittata, del manzo alla piastra, patate fritte, patate bollite, pomodori, olive e un po di cipolla sminuzzata. Lo saluto come un amico, ci scambiamo email e telefono. Mi aspettano più di 200 km di notte, ma sono in forma e vado tranquillo. Mi fermo un paio di volte per ammirare il cielo. È bello da togliere il fiato, anche ai pensieri. Silenzio assoluto, sono completamente rapito dallo spettacolo. Tutto è silenzio, fuori e dentro me. La Via Lattea si spande con ampie pennellate di polvere pallida sul cielo nero, trafitto da migliaia di stelle. Arrivo alle 22 a Erfoud, parcheggio dentro il bar salendo in velocità lalto gradino dellingresso e mi fiondo a letto. 26-10-2003 Erg Chebbi con cammello
È la teiera che vorrebbe mia madre! gli spiego. La trovi a Rissani oppure nel souk di qui. Subito però confabula con lamico e propone Stasera ti porto da un amico che te ne fa vedere qualcuna. Incredibile, non si fanno sfuggire una occasione che sia una! Lì per lì si è fatto sfuggire una indicazione sincera!, poi è scattata subito la molla del commercio. Ok, se mi piace la compro!. Insciallah!. Una mia amica venuta in Marocco in moto qualche anno fa è andata fino a Merzouga con il GPS. Non ho, nè voglio avere questo attrezzo! Parto a caso, poi troverò una soluzione, Insciallah! Per prendere la pista dal souk si deve guadare lo Ziz. La spianata di cemento che lo attraversa è invasa da decine e decine di persone a piedi o con carretti, biciclette, motorini. Lavano i panni, portano della merce, chiacchierano. Mi infilo nella mischia e tra i vari Bounjour! e qualche Salam alekum! sono dallaltra parte.
Vai a Merzouga? Sì La strada diventa difficile tra poco, ti guidiamo noi per 50 Dh, poi se vuoi facciamo un giro in cammello OK! Anche stavolta il Fato ha risolto il mio problema!
Entro in unampia stanza e, naturalmente, scatta il momento del tè alla menta! Jean Pierre è simpatico anche se vagamente arrogante e con uno spiccato senso di superiorità verso il mondo intero. È nato a Marrakech, ma ha sempre vissuto in Francia, ora vorrebbe di nuovo trasferirsi a Marocco perchè lo ama. Ecco subito trovato lopposto di Idriss! Inizia la contrattazione per la gita in cammello: 300 Dh. Troppo! Jean Pierre vuole tornare a Erfoud, io nicchio e rilancio: Ho solo 220 Dh, quindi per me massimo 200 Dh, sennò nisba! Una vigorosa stretta di mano suggella laccordo. Le dune sono fantastiche. Arrivando da Erfoud le si vedono sorgere dalla linea dellorizzonte. Spiccano, beige, sul nero circostante. Mi conciano come un tuareg e salgo sul dromedario che inizia a dondolare allambio. La nave del deserto, vero e unico mezzo di colonizzazione per millenni, si muove lento ma inesorabile. Sotto alla duna più alta scendiamo. Proseguiamo a piedi. È un vero muro di sabbia, sputo i polmoni nellarrampicata. Lo spettacolo dalla cima è superbo. Alle spalle dune a perdita docchio. Di fronte alcuni ksar. Merzouga ancora non si vede. Tornati nellalbergo parlo un po con Ahmed. Anche lui collabora con Avventure nel Mondo. Mi racconta delle sue avventure con le turiste italiane, in particolare con una di Firenze e una di Bolzano. Il mio sarcasmo mi fa immaginare che una volta in Italia queste siano le stesse ragazze che prima di darti anche solo il numero di telefono ti fanno faticare 2 mesi! Altro tè, poi si riparte per Merzouga. Del telegrafo ancora nessuna traccia. In compenso ci sono decine di piste! Arrivati a Merzouga facciamo lennesima sosta in un caffè di amici della nostra guida. Ennesimo tè. Stanotte la passerò a fissare il soffitto! Da Merzouga parte una nuovissima strada asfaltata che porta fino a Rissani. Mentre torniamo ammiro un tramonto da Mille e una notte. Il cielo sfuma in tutte le tonalità del rosso, dellarancio e del blu. Allorizzonte le nere sagome delle palme si stagliano contro il cielo rosato. Traffico infernale di Rissani, poi Erfoud, sempre al seguito della nostra guida. Arrivati a Erfoud la guida ci fa fermare in un negozio di souvenir di suoi amici. Altro tè alla menta. Lunga e dettagliata esposizione di tappeti in mio onore. Alcuni sono davvero molto belli. Uno mi piace in particolare: 320 euro. Rido, faccio per uscire. Il ragazzo mi trattiene. Gli spiego che sono in moto, non ho spazio nè soldi. Sembra convinto, ma mi chiede quanto posso spendere al massimo. 100 euro! Dopo un lungo tira e molla cede. Va bene 100 euro, poi dallItalia mi manderai gli altri 200 euro, Insciallah! 100 euro andrebbero anche bene, se solo li avessi... Va bene, prossima volta, Insciallah! e con questo chiudiamo la trattativa. Fuori cè un ragazzo che sale sulla moto, vuole fare un giro. Non se ne parla nemmeno. Glielo dico a brutto muso e diventa a sua volta aggressivo. Saluto Jean Pierre e mi levo dai piedi in fretta. Il ragazzo mi urla dietro che ha conosciuto molti italiani, che sono aperti mentre io sono chiuso come un siciliano! Arrivo allalbergo. Doccia per togliermi la sabbia che è entrata ovunque. Cena con un ottimo kilia. Parcheggio la moto nel bar dellalbergo. Anche per oggi è finita, Insciallah! Sono indeciso se andare a Ouarzazate oppure nelle gole del Dades o in quelle del Draa. Studio la cartina e la guida, poi scelgo lultima ipotesi. Domani andrò a Zagora, poi deciderò in seguito come proseguire il viaggio. |
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