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 Diario di viaggio Marocco 2003

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Giornate:
27 ottobre 2003
28 ottobre 2003

27-10-2003 “Inizia il Ramadan; la meravigliosa strada Erfoud - Rissani - Zagora”
Alcuni ragazzi che chiacchierano da ore sotto la mia finestra e il lamento nasale e supplichevole del muezzin che si alza potente rendono il sonno frastagliato e nervoso.
All’alba mi sembra di riconoscere il rintocco di una campana e sento scendere in me un senso di pace e di tranquillità. Sarà perché lo sento da quando sono nato, ovunque, ma mi manca il familiare suono rotondo e caldo oppure acuto e secco tipico delle nostre campane.
Naturalmente mi sono sbagliato, non era un campana. Mi rimane comunque quella confortante sensazione di tranquillità nel cuore.
Oggi è il primo giorno di Ramadan, sono curioso di vedere l’impatto che avrà sulla vita di tutti i giorni e sulla mia.
Trovo il bagno intasato. Finora ho trovato le classiche “turche”, senza sciacquone ma con rubinetto e un secchio per le abluzioni e pulire i resti con un robusto getto d’acqua. Quest’ultimo stavolta è decisamente sconsigliabile!
   

Campo allagato all'ingresso di Erfoud

 

Risaia o palmeto?
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Dentista di Erfoud

 

Com’è invitante questo dentista!
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Potatura ad Erfoud

 

Caaaaaaade!
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La banca è ancora chiusa, forse apre tra mezz’ora. Sono senza soldi.
   
 

Camion ad Erfoud

 

Ne voglio uno per la moto!
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Carretto ad Erfoud

 

Taxi collettivo
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Torno al bar dell’albergo e vengo rapito dalla TV. Trasmettono le immagini di un motoraduno in Marocco della settimana scorsa. L’aspetto più impressionante è che il paesaggio attraversato è coperto di neve! Mi dicono sia Ifrane da cui sarei dovuto passare nei giorni scorsi, se non avessi deciso all’ultimo istante di infilarmi nel profondo deserto a Figuig!
Ancora una volta il fato ha deciso del mio viaggio...
Mentre il tè si scalda rifletto su quanto avevo già osservato sul traghetto. Per quanto abbia girato finora non ho visto nemmeno una persona che leggesse qualcosa! Né una rivista, né un giornale, né un libro.
Oppure le donne e il loro abbigliamento. Osservando le persone anziane viene da pensare che anni fa ci fosse maggiore parità. Difatti anche gli uomini portano lunghe tuniche che li coprono completamente: gli eleganti caffetani o i pesanti burnus. Le donne coprono parte o tutto il viso, oltre al resto del corpo. Questi gli anziani. Per quanto riguarda i giovani, invece, il contrasto è molto più forte ed evidente. Le donne proseguono nel loro abbigliamento opprimente, mentre la maggior parte degli uomini è molto più libera, pressoché identica agli occidentali.
Il bar dell’albergo è chiuso per il Ramadan e la colazione incontra qualche problema: non si trova nulla da mangiare. Per il pane non c’è niente da fare, comunque il barista ha mandato un ragazzo in bicicletta a cercare qualche croissant.
Nelle ore iniziali del mio primo Ramadan, penso che anche l’adattamento ha un limite: ho fame!! Tanto più che si tratta di una festa religiosa, che mi trova molto meno propenso all’indulgenza.
La sala è invasa dai lamenti striduli e ipnotici di alcuni cantanti locali trasmessi da un TV lasciata incustodita e con il volume al massimo.
Il ragazzo torna con alcuni panini di ieri: vanno benissimo!
Mentre finalmente ne addento una fetta abbondantemente spalmata di burro e marmellata, mi sento molto infedele. La sensazione scompare dopo pochi istanti, anche per il fatto che le tre persone presenti nel bar mi ignorano, fissando inebetiti lo schermo. Mi torna in mente uno slogan che va bene per tutto il mondo: “La televisione nuoce gravemente alla salute”, sarebbe da apporre su tutti gli apparecchi, predisposti a spegnersi dopo due ore giornaliere di utilizzo.
Sorrido malignamente quando mi accorgo che in quel momento stanno trasmettendo un programma di cucina!
Sono esterrefatto: la città è in un clima festivo, nel senso che molti esercizi sono chiusi, mentre gli altri fanno comunque orario ridotto. Mi chiedo come sia possibile bloccare tutto per un mese intero. Mi tornano in mente, però, le parole di Idriss: “solo” un mese...
Finisco il tè alla menta, il migliore bevuto fino ad oggi. Un ampio bicchiere pieno di ampie, numerose e profumatissime foglie di menta.
Mentre torno alla banca, decido di fare un mini Ramadan, rinunciando alla sigaretta post-colazione.
La fila esce quasi fuori dagli uffici. Pochissime le donne, delle quali solo una ha l’ovale del viso scoperto. Le altre sono mummificate in nere vesti che lasciano scoperti solo gli occhi, vividi, mobili e attenti. Gli uomini sono comodamente vestiti con camicia e pantaloni.
Mentre sono in fila scoppia un alterco. La sala di riempie in un istante di cacofoniche urla. Altrettanto improvvisamente, dopo pochi, interminabili secondi, torna il silenzio. La donna prima di me si allontana un attimo e subito un vecchio si intrufola tra me e la persona che mi precede. Da dietro si alano proteste. Vengo preso e spostato di peso davanti al vecchio, in attesa che la donna torni ad occupare il suo posto.
   

Verso Agdz

 

Asfalto liscio come un biliardo
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Verso Agdz

 

C’è nessuno?
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Verso Agdz

 

Verso l’infinito
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Parto da Erfoud piuttosto in ritardo. La strada che da Rissani porta
   
 

Verso Agdz

 

Riposo del cammello
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Verso Agdz

 

Ombra rigenerante
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Verso Agdz

 

Mancano solo i leoni! Forse...
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verso Zagora è molto stretta. Una corsia rovinata piena di buche e a volte invasa dalla sabbia. Il deserto circostante cambia in continuazione. Quello pietroso, nero, duro e ostile si trasforma in un vellutato e sinuoso ma non meno mortifero deserto di sabbia. La vegetazione lascia indovinare il corso sotterraneo dell’acqua: arbusti, piante e palme segnano una ideale traiettoria fluviale. Appena al di là di questa traccia, solo pietre. Dopo giorni di vegetazione tipicamente desertica, bassa e con foglie simili a spine, vedo per la prima volta degli alberi a foglia larga. Il verde intenso e brillante di questi e dell’erba che cresce rigogliosa in alcuni campi coltivati dona immensamente a questi paesaggi, solitamente sfumati soltanto sulle tonalità del rosso e del marrone.
Incrocio come al solito soltanto vecchie e massicce Mercedes che funzionano come petit taxi o per le famiglie. La funzione degli autobus è normalmente svolta da piccoli furgoni, anche se spesso vedo camion carichi di persone, anche sul tetto. un altro mezzo molto diffuso è la bicicletta. I carretti trainati dagli asini sono onnipresenti, così come gli asini da soli, accompagnati a piedi dal padrone e caricati con ampie ceste poggiate sui fianchi, di paglia intrecciata, legno o più raramente cuoio. Incontro persone nei posti più sperduti e isolati: un uomo che cammina o che pedala o che riposa a decine e decine di km dal villaggio più vicino anche se spesso, mimetizzate con il paesaggio, noto piccole fattorie di fango.
Dopo molti km la strada si allarga e compare la striscia di mezzeria. Incrocio tre turisti in bici, ci salutiamo festosamente.
Le montagne che mi seguono all’orizzonte a volte si ergono granitiche e potenti, altre volte sono più simili a mucchi di fango, stanchi e vecchi come il mondo, solcati da profonde rughe. Anche la vallata su cui da ore cavalco, ora si allarga a perdita d’occhio, ora si restringe accogliendomi tra irte colline.
A intervalli regolari incontro le verdi esplosioni dei palmeti. La differenza tra la presenza e l’assenza del liquido vitale, l’acqua, qui è portata al parossismo e comprendo ancora più a fondo la sua importanza.
Fortunatamente le recenti piogge trattengono la polvere a terra nonostante le potenti raffiche di vento. Persino le montagne paiono modellate dall’aria. Al pari delle piante, deformate dalla direzione costante del vento, anche i rilievi somigliano a grandi denti di sega che si innalzano dolcemente da sinistra verso destra, per poi terminare a picco sul lato più a est.
Come per rispettare una sorta di simmetria, a pochi km dalla fine della strada, prima che confluisca su un’altra direttrice, la strada si restringe nuovamente a poco più di una normale corsia.
Poco oltre incontro un pullman di italiani. Contrariamente al solito sono felice di scambiare quattro chiacchiere nella mia lingua.
   

Valle del Draa

 

Foresta di palme
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Valle del Draa

 

Mancano solo i coccodrilli! - 1
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Valle del Draa

 

Mancano solo i coccodrilli! - 2
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Valle del Draa

 

Strada palmata
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Inizia la Valle del Draa. In mezzo a palmeti circondati da imponenti
   
 

Valle del Draa

 

Palme e deserto,
deserto e palme
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Valle del Draa

 

Mozziconi di fango
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Valle del Draa

 

Castello di fango
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montagne modellate dal fiume, si stagliano splendidi ksar, villaggi fortificati che, ora su un poggio, ora in riva al corso d’acqua, sorvegliano i viandanti.
Arrivo a Zagora nel tardo pomeriggio quando i raggi radenti del sole donano una luminosità aurea a tutto ciò che mi circonda e al cielo stesso.
Trovo l’albergo segnalato dalla guida, è carino e intimo.
Quando scendo sono invitato a gustare la zuppa tradizionale che chiude il giorno di Ramadan. Mi accomodo con Abdel e suo fratello nel loro negozio di souvenir. Attendiamo il tramonto. Tè alla menta avec sucre, tramonto: si gettano famelici sulla zuppa, un misto di carne e legumi molto gustosa. In un altro piatto olive e frittata, infine un dolce.
Arriva una coppia di italiani, altre chiacchiere mentre lei guarda alcuni tappeti.
In Marocco c’è un artigianato splendido: lavorano abilmente l’argento, la pelle, la lana, il rame, le pietre dure e molto altro.
Sono molto attratto da una giacca di lana di cammello con un cappuccio e due tasche sul davanti. 650 Dh il primo prezzo. Troppo! Abdel mi chiede se voglio barattare qualcosa, come il cellulare o il lettore CD. Vede la mia maglietta. L’ho comprata in Russia qualche anno fa e ha scritto, in cirillico, Kalashnikov e ha l’immagine del famoso mitragliatore. Ci sono molto affezionato, non se ne parla neppure!
Torno in albergo a prendere una maglietta di Dracula, comprata in Romania. Non è così entusiasta, ma ora si può iniziare a trattare sul prezzo. Tira fuori una pletora di anelli, bracciali, orecchini, cavigliere. Alcuni sono da sogno: Croci del Sud forgiate nell’argento, Mani di Fatima cesellate nell’ebano, coltelli intarsiati in foderi di pelle di serpente, pugnali finemente lavorati.
Trovo un braccialetto in argento 925 con una pietra dura. Giacca di cammello più braccialetto = 1050 Dh con maglietta di Dracula.
“Sei pazzo?!”
Rilancio con 500, con Dracula.
Abdel mi guarda con risentimento, come se avessi offeso a morte lui, la sua merce, il suo negozio e la sua professionalità.
“Amico, ultimo prezzo: 900.”
Non sono per nulla bravo nel trattare e la giacca mi piace davvero molto.
“Amico, ti dò la maglietta di Kalashnikov, ma non più di 600 Dh.”
“Faccio ultimo prezzo, buono per me, buono per te: 700.”
Ci penso.
“No, è troppo!”
e mi alzo. “Ok amico, fine: 650.”
“600.”
Abdel ci pensa e suggella l’affare con una stretta di mano: 600 Dh più il Kalashnikov per la giacca di cammello , il braccialetto e un altro braccialetto in “regalo”.
Sono SICURO che mi ha fregato, ma gli oggetti mi piacciono. La maglietta la ricomprerò e sopra ci ho messo l’equivalente di 55 euro.
Scendo per la cena che, purtroppo, avevo ordinato prima della zuppa di fine Ramadan offertami da Alì e Abdel.
Abbondante insalata di cetrioli, pomodori, peperoni, cipolle e arance, poi carne grigliata con ceci e dolce. Sono pieno da esplodere!
Mentre mangio sento fuori voci italiane, Esco ed incontro di nuovo il gruppo del pullman. Sono simpatici e chiacchieriamo del più e del meno per un po’.
Prima, mentre ero nel negozio di Abdel e Alì a farmi turlupinare, era entrata un’altra coppia di italiani, di Milano. Viaggiano da soli, su un’auto affittata, in vacanza... dai figli!
Leggendo la guida ho deciso di fermarmi anche domani, invece di andare verso le valli del Dades e del Todra come avevo pensato ieri.
Il deserto e il sud del Marocco in generale mi entusiasmano e fatico ad abbandonarli. I ritmi di vita, gli spazi sconfinati, i colori, le assenze, i silenzi.
Aspetto ancora qualche giorno prima di scoprire l’altro Marocco, quello dei souk affollati, del brulicare di vita, dei vicoli. Almeno credo sia questo quello che mi aspetta!
Negli ultimi giorni finalmente ho incrociato qualche altro viaggiatore, anche se solo per sporadiche chiacchierate. Chissà se nei prossimi giorni riuscirò ad incontrare qualcuno per un po’ più di tempo!
In previsione del Ramadan di domani porto via tutto il pane e i dolci avanzati dalla cena e vado a dormire, je suis tres fatigue!
Ho fatto appena in tempo a scrivere che mi sarebbe piaciuto incontrare qualcuno, che ho saputo che un caro amico di Roma verrà in Marocco tra un paio di settimane! Chissà se riusciremo ad incontrarci! Insciallah!

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28-10-2003 “Gita a Mhamid: deviazioni, incontri, villaggi”
Inspiegabilmente ho un sonno breve e nervoso, mi sveglio all’alba, il cielo si è un po’ coperto. Mi riaddormento a fatica fino alle 8.
Anche stavolta il bar/ristorante dell’albergo è chiuso, continuo a chiedermi come facciano a stare un mese senza lavorare. Faccio svegliare Mohammed per avere almeno un tè. Ho deciso che almeno qualche giorno starò a stecchetto e userò i cibi pronti che ho portato dall’Italia per rientrare un po’ nelle spese.
Ripenso alla zuppa di fine Ramadan gustata ieri con Alì e Abdel. Come altre volte nei giorni passati, anche ieri mi sono sforzato di mangiare e strappare il cibo con la mano destra. Per me è del tutto innaturale essendo mancino. Qui usano esclusivamente la destra perché quando vanno in bagno si puliscono con la “mano scherna”, come dice Idriss. La cosa buffa però è che io, essendo mancino, quando vado in bagno mi pulisco con la destra!
Il milanese di ieri asseriva convinto che tutti dicono di fare il Ramadan, non bevono nemmeno l’acqua e tutto il resto, ma che in realtà non sono così rigidi e qualcosa assumono durante la giornata.
“Fanno bene!” mi dico, comunque l’avevamo detto ad Abdel che, ridendo, ha ammesso che è vero, iniziando a prendere in giro il fratello minore, ma lui, Abdel, no! L’ha spiegato mimando con un gesto forte e deciso la sua rettitudine morale. Il fratellino ha smesso di protestare, ammettendo la sua debolezza. Poi si erano avventati nuovamente sul cibo...
Anche stavolta lascio agire il Fato: parto dall’albergo con l’idea di arrivare a Mhamid e fare qualche pista. Dopo pochi metri incontro Nhasser, il fratellino di Abdel. Mi fa cenno di fermarmi. Si propone come guida: affare fatto! Si arrampica sul sellino posteriore e partiamo. Foto di rito al cartello “Timbouctou 52 giorni”
   
 

Cartello a Zagora

 

Allora seguo la freccia!
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di cammello.
Passato il fiume prendiamo una pista a sinistra verso lo jbel che domina l’intera vallata. Il tempo peggiora e inizia a piovere. La striscia di terra che corre a fianco del fiume, già trasformata in fango dalle recenti piogge, diventa ancora più insidiosa.
Incontriamo altri turisti in mountain bike. Il panorama dalla cima della collina abbraccia un panorama reso brumoso dalla pioggia, con contorni indefiniti su una distesa di palme e ksar di terra.
   

Dintorni di Zagora

 

Ci vuole l’idrovolante!
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Dintorni di Zagora

 

Non si scioglierà
con tutta ’sta pioggia?
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Dintorni di Zagora

 

Torre fangosa
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Dintorni di Zagora

 

Fuori dalle mura...niente!
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Voglio proseguire la pista risalendo il Draa prima di invertire la marcia verso Mhamid. Ci inoltriamo in una sequenza di piccoli campi coltivati: erba per i dromedari, menta, frumento. Tutti gli appezzamenti, sempre di piccolissime dimensioni, sono delimitati da bassi muri di terra.
Nhasser mi fa deviare per un villaggio: pista di sabbia, fango, sassi. Veniamo circondati da uno stormo di bambini felici e urlanti. Quello a cui non riesco ad abituarmi è il vedere le loro condizioni di vita. Le abitazioni sono per lo più bassi cubi di terra più o meno fatiscenti che affacciano su sentieri malmessi fangosi e intasati di pietre e detriti di ogni genere. I bambini sono sempre sporchi (per forza di cose) e non di rado sono vestiti di stracci. Gli adulti sono più composti e si limitano a salutare cordialmente, schernendo i più piccoli che invece si lanciano immancabilmente all’inseguimento nei modi più disparati: a piedi, in bicicletta, in motorino.
Torniamo sulla pista, mi fa nuovamente deviare, stavolta su una spianata senza alcuna traccia. Il fondo è decisamente instabile: a prima vista sembra compatto, in realtà si rivela una saponetta.
Arriviamo in vista di alcune tende di berberi nomadi. Foto, dietro-front per troppa pioggia. Con qualche scodinzolamento Zukki ci riporta sull’asfalto, direzione Mhamid.
 

Verso Mhamid

 

Specchio riflesso
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Verso Mhamid

 

Steppa marocchina - 1
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Verso Mhamid

 

Mucchietto di sabbia - 1
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Verso Mhamid

 

Mucchietto di sabbia - 2
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Verso Mhamid

 

La strada viene inghiottita
dalle montagne!
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Verso Mhamid

 

Steppa marocchina - 2
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Dopo alcuni km ci sono delle dune. Dopo essere stato sull’erg Chebbi queste mi sembrano dei piccoli mucchi di sabbia.
Dopo aver attraversato un’ampia e brulla pianura, la strada si inerpica su alcune montagne tra magnifici paesaggi. Dall’alto diventano nettissimi i corsi dei torrenti in secca, sia per le tracce sinuose scavate nel terreno, sia per le piante che ne segnano superficialmente il percorso.
   

Oulad Driss

 

Io sto con i cammelli
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Oulad Driss

 

Autentica tenda berbera
...di plastica
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Poco prima di Mhamid, Nhasser mi fa deviare nella fattoria della sua famiglia. Si chiama “Mille e una notte” e ha un albergo con possibilità di escursioni in cammello. Ci sono campi coltivati, cammelli, pecore, capre oltre all’albergo con hamman. È un ragazzo fortunato, uno dei pochi.
Torniamo indietro, mi fa deviare verso l’interessante biblioteca coranica di Tamegroute e verso la casbah dei gioiellieri di Amazraou, un villaggio poco prima di Zagora.
Ci fa da guida un suo amico. La mellah, il quartiere ebraico, è abbandonato dal 1958 quando l’intera comunità ebraica si è trasferita in massa in Israele dove a ciascuna famiglia è stata data una casa e del terreno. Ora è tutto in rovina e crollato. Ci addentriamo in vicoli sempre più stretti, fangosi e disastrati, con un codazzo di bambini sempre più
   

Amazraou

 

Mohamed Bulgari
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Amazraou

 

Chiusa una porta...
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Amazraou

 

Linda città
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Amazraou

 

Lavori in corso
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Amazraou

 

Però le parabole ci sono!
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Amazraou

 

Vicolo Stretto
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Amazraou

 

Riscaldamento fai-da-te
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Amazraou

 

Impronta divina
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Amazraou

 

Quartiere di lusso
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Amazraou

 

Serratura corazzata
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nutrito. Le donne, sempre coperte lasciando intravedere soltanto gli occhi, si ritirano all’istante appena vedono l’obiettivo. Il ragazzo mi dice che anni prima ci sono stati molti divorzi in seguito a delle foto scattate da turisti. Un pretesto come un altro...
Camminando finiamo anche in cunicoli bassi e bui. Naturalmente tutti sono a loro agio, mi adatto anche io. Nella lunga e oscura galleria si aprono minuscoli buchi, del diametro di pochi cm da cui esce del fumo. Riesco a sbirciare all’interno e scopro che sono le canne fumarie di anguste cucine. A fianco ci sono delle aperture che conducono alle rispettive abitazioni. Chiuse da porte raffazzonate con poche assi di legno, sono formate da pochi vani. Sembrano quasi scavate nel fango. Mi piacerebbe visitarne una, ma sono riservatissimi.
Torniamo all’aperto su un’ampia spianata popolata da decine di bambini che giocano. Tra questi alcuni si uniscono al codazzo che mi porto dietro, di una dozzina di persone.
Quando torno alla moto trovo 4 o 5 bambini che in coro mi dicono di averla sorvegliata e di volere qualche dirham.
Salgo sulla moto, trovo tutti gli interruttori premuti, girati o tirati. Appena metto mano al portafoglio si serrano intorno, tanto da farmi quasi cadere. Ho solo una moneta, ho già le loro mani sulla mia. Quando riesco ad estrarla si stritolano a vicenda per riuscire ad afferrarla. Mio malgrado sono artefice di una lotteria che solo uno vincerà, creando rabbia e delusione in un tutti tranne nell’euforico vincitore. Questo inizia a ridere istericamente di trionfo, gioia e scherno verso gli altri che chiedono altre monete. Purtroppo le ho finite e per fortuna capiscono e rinunciano all’istante.
Torniamo a Zagora e nel negozio dei miei amici trovo Katia, italiana di Reggio Emilia che è venuta per fare l’insegnante d’inglese volontaria. Chiacchieriamo del più e del meno mentre mangiamo tutti insieme la zuppa di fine Ramadan.
Mi racconta dell’inaffidabilità degli arabi a differenza dei precisi e leali berberi. Ha un appuntamento alle 20 per organizzare il corso. Fino alle 20:45 non si presenta nessuno: saranno mica tutti arabi?! Andiamo a cercarli e li troviamo nella sede dell’associazione. Forse un fraintendimento. Saluto professoressa e allievi e torno all’albergo. Ieri mi ero impegnato a far fare un giro in moto ai ragazzi. Veloce passerella sull’ampio viale centrale. Ci prova anche Nhasser, ma gli altri lo insultano perché oggi ha fatto più di 200 km con me! Sale a tradimento anche un ragazzo piuttosto massiccio mai visto prima chiedendomi di portarlo in giro. i ragazzi del negozio mi fanno cenno di NO, di nascosto e in modo deciso. Dico che sono stanco e spengo la moto. Il tizio è molto offeso, scende, mi gira un po’ intorno, poi se ne va.
Vengo invitato per l’ennesimo tè alla menta, ma rifiuto perché voglio dormire! Compro un lunghissimo foulard tipico dei berberi, riesco a dare 100 Dh per tutto: turbante e guida di Nhasser. Lui non sembra per niente soddisfatto, ma non ho più soldi da dare in giro.
insistono perché rimanga ancora un po’ a chiacchierare. Uno dei due tira fuori un sacchetto di plastica nero, come quelli piccoli della spazzatura, con dentro, spalmato sulle pareti come una crema, una sostanza appiccicosa e leggermente grumosa. Me la offrono, mimando grande benessere e soddisfazione. Rifiuto categoricamente dicendo che la mia religione non ha il Ramadan, ma vieta decisamente l’assunzione di stupefacenti. Smettono subito di insistere, quella motivazione gli è più che sufficiente. Il ragazzo con il sacchetto ride in modo incontenibile, ogni tanto si piega su sé stesso, poi si tira di nuovo su. L’altro lo guarda con compatimento, lui non prende quella roba.
Negli ultimi giorni mi hanno offerto spesso da fumare il kif, per “dormire meglio”. Dovrebbero bere meno tè per dormire di più! Comunque hanno un hashish molto aromatico e potente, ne accetto solo un paio di tiri dal gestore dell’albergo.
Per quello che ho visto finora, il problema è quello della noia. in Italia nei piccoli centri senza tanti svaghi, spesso i ragazzi si radunano in una piazza con le macchine, i motorini, chiacchierano, fumano, bevono, ecc.
Qui, mancando completamente locali aperti dopo le 22, hanno lo stesso problema di come passare la serata. In Russia berrebbero vodka, qui usano quello che hanno e che la religione non vieta in modo categorico.
Torno in camera a scrivere. Dopo una mezz’ora sento bussare alla porta. È Abdel che mi chiede di fargli vedere il foulard comprato poco prima. Mi fa vedere che è costituito da 2 pezzi cuciti insieme:
“No buono, defecto!”
Torna giù e me ne porta uno intero:
“Questo OK!”, mi saluta e se ne va. Per l’ennesima volta mi scopro totalmente incapace negli acquisti!
Non ho ancora deciso dove andrò domani: vorrei partire, ma non ho voglia di guardare né la cartina né la guida, né di fare i bagagli.
Domani mattina decido, Insciallah!

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