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Giornate: 29-10-2003 Il souk di Zagora; una piscina provvidenziale
Si tiene in un vastissimo spazio che degrada sconfinato verso le colline circostanti, alle spalle del muro che delimita una buona parte del viale principale di Zagora. Donne bardate di nero fino agli occhi, carretti trainati da asini che spingono, si divincolano tra la folla, venditori urlanti, mucchi di verdure, colori, spezie, polvere, sole, caldo, teste di pecora buttate in terra, zampe, carne appesa allaria, mi vengono opposti rifiuti decisi a qualsiasi tentativo di foto, contrattazioni a oltranza per una spilla per Katia e una ciotola (antica?) di legno per me, pile di cassette strabordanti datteri ma nessun acquirente, mercato degli animali con compravendite di pecore e capre. Ci fermiamo a parlare con un signore molto espansivo. Ha una casa a Parigi e commercia in datteri con Casablanca e Rabat. Ammette che è un problema lassenza di acquirenti. È il Ramadan! Altrimenti comprano molti datteri Ma la sera si può mangiare, potrebbero comprarli ugualmente! Durante il Ramadan si mangiano pochi datteri... è la laconica risposta. Katia vorrebbe comprarne pochi, ma nessuno li vende sfusi, solo cassette da alcuni kg. Che ci faccio con tutti questi datteri?! Gli unici sfusi sono molto brutti e sorridendo gli dice che sono pour les animeaux!. Il suo atteggiamento volitivo e battagliero riscuote molto successo tra gli uomini, che ammiccano verso di me scambiandomi per il suo compagno come a dire Che forza! Hai una gran donna! Assistiamo al cambio degli zoccoli di un cavallo. In due, uno tiene la zampa e laltro pianta 6 chiodi per ciascun lato del ferro. Lanimale cerca di ribellarsi, ma sono molto abili nel bloccare a turno, usando la sua stessa coda, le zampe posteriori. Il cambio gomme completo costa 20 dirham, 2 euro. Fa caldissimo, il mercato ci ha stancato. Idea! Bagno in piscina! Ci cambiamo andando prima nel mio albergo poi nel suo, infine arriviamo a quello con la piscina, tanto elegante da mettermi in imbarazzo. Katia inizia subito a contrattare sul prezzo, è infaticabile! Da 50 Dh a testa riesce a spuntare 60 per tutti e due! Lacqua è fredda, ma è troppo bello! Il sole ci asciuga in pochi minuti. Di nuovo in acqua, di nuovo sulla sdraio. Passiamo così il pomeriggio, fin quando il sole non scompare e andiamo a contrattare il prezzo del suo nuovo albergo. Vuole andare in uno più bello del suo attuale, dovendo fermarsi per un mese. È una docente volontaria dinglese che insegnerà ad alcuni membri di unassociazione. Lalbergo è molto bello, ha la piscina, il patio, un ristorante e altro ancora. Spunta, per il momento, 50 Dh a notte, quello che pago io in un albergo molto più brutto! Torniamo verso il centro di Zagora, voglio informarmi su una pista che porta a Foum Zguid: sto pensando di andare verso il Sahara Occidentale. Poco sotto Dakhla passa il Tropico del Cancro, il mio segno zodiacale. Però non vorrei fare la pista da solo. Mi dicono che la pista è buona e ben segnalata, ma non mi fido molto. Torniamo verso il mio albergo. Siamo di nuovo invitati nel negozio di Ali per prendere la zuppa del dopo Ramadan. Fuori dal negozio cè una coppia di inglesi. Incredibile, ma il Fato ricomincia a far girare la sua Ruota...
OK! Domani si parte. Accompagno Katia al suo incontro con gli alunni del corso di inglese. Sono tutti professori di letteratura araba. Andiamo allhotel di oggi, quello con la piscina. È ricolmo di cat-cat di francesi. Ci concediamo il lusso proibito di una birra, altrove introvabile. Chiacchieriamo di musica, politica, viaggi poi a mezzanotte chiude tutto. Buonanotte! 30-10-2003 Pista Tagounite - Foum Zguid; notte in tenda nel deserto
Non troviamo subito linizio della pista, anche perchè ce ne sono diversi. Più o meno tutti la conoscono e ognuno ci indica il punto dingresso che conosce. Il fondo è pietroso, riconosciamo la pista guardando il fondo: si riconosce dove passano le macchine e dove no, ma non ci sono altri tipi di segnale come pietre, bastoni o altro. La cartina della Michelin , pur essendo in scala teoricamente inutilizzabile in un contesto del genere, in mezzo al deserto senza segnalazioni, è precisa, basta saperla leggere. Ci orientiamo con la bussola e le tracce più o meno colorate della cartina che corrispondono, o almeno dovrebbero, ai rilievi più o meno alti che avvistiamo nei dintorni. Anche gli ouadi che incrociamo sono riportati sulla cartina e ci aiutano perchè, proprio quando iniziamo a temere di aver perso la traccia, ci confermano la direzione. Ad un tratto la pista si sdoppia: in corrispondenza di una grande pietra, a sinistra punta decisamente verso i rilievi che si ergono in lontananza a qualche km, mentre a destra prosegue, incerta, nella pianura. Dove andare? Osserviamo con calma la cartina o meglio i vaghi cenni di colore riportati, confrontiamo con quello che vediamo e la bussola. La pista di destra sembra quella giusta anche se il dubbio principale è che, senza accorgercene troppo, iniziamo a deviare in tuttaltra direzione. Zukki ha un baricentro molto alto per come lho caricata, ma prendo la mano abbastanza rapidamente e tengo il passo di Bruce, su Dominator ben attrezzato e Angela, su XR400 ancora più specialistico. Entrambi hanno il bagaglio ridotto al minimo, a parte i copertoni di ricambio. Io invece ho un buon terzo di roba superflua e nemmeno una camera daria! Lungo la strada incrociamo alcune volte 3 cat-cat di tedeschi che fanno la stessa pista.
Il pranzo è frugale: qualche dattero, delle olive e una scatoletta di tonno. Lacqua è razionata, non so quando usciremo dal deserto. Lintenzione è di farla in giornata, ma non si sa mai... I tedeschi ci superano in una nuvola di polvere, anche se loro sono ben chiusi negli alti abitacoli. Il deserto come sempre cambia spesso e rapidamente. Nero e pietroso, beige e sabbioso, grigio e compatto. La pista in alcuni tratti è molto difficile, non si sa dove passare. Attraversiamo lunghi tratti di paesaggio lunare con pietre perfettamente sferiche di dimensioni variabili da piccoli ciottoli a palloni. Impossibile coltivare un terreno del genere. Superiamo un paio di villaggi e una scuola per berberi, esattamente a metà della pista: 80 km di deserto da entrambe le parti per poter raggiungere laula! In 5 ore abbiamo percorso 120 km. È meglio fermarci per non essere colti dalloscurità. Se non abbiamo sbagliato strada ci mancano più o meno 70 km. Lipotesi di essersi persi è presente a tutti, visto che non abbiamo più incrociato i tedeschi e che in un paio di bivi abbiamo quasi tirato la moneta per decidere se prendere da una parte o dallaltra. Un paio di ore fa abbiamo sorpassati i tedeschi mentre erano in totale empasse visto che il satellitare non riusciva a calcolare il punto e nonostante lausilio delle carte topografiche (!) hanno chiesto a noi conferma della direzione. Abbiamo guardato la bussola e ce la siamo cavata con un: Sì... più o meno dovrebbe essere di là. Il massimo che potessimo permetterci... Comunque ci tranquillizziamo dicendoci che hanno fatto sosta prima di noi oppure hanno preso unaltra pista. Ci fermiamo in un vasto altopiano di terra e sabbia. Vediamo in lontananza delle dune di sabbia, proviamo a raggiungerle fuori pista. Il fondo è spaccato, ampie crepe si sono aperte dopo le recenti piogge e al di sotto di un leggero strato asciutto il terreno è umido e fangoso. Per le ruote è come una morsa: il motore sforza al massimo, ma non riesce a spingere oltre la terza, a volte devo mettere addirittura in seconda! Lascio un profondo solco scuro alle mie spalle, quando mi fermo affondo. Decidiamo di tornare sulla pista, anche Bruce e Angela hanno gli stessi problemi, pur essendo più leggeri. Ci accampiamo vicino le montagne.
Notte in tenda. Il cielo impressiona per la limpidezza e la ricchezza di stelle. Sono commosso. Proviamo a chiacchierare un po, ma non riesco a capirli molto, parlano un inglese molto stretto e biascicato. Stormi di zanzare risvegliate in massa, forse a causa delle piogge. Domani non sappiamo bene dove andare. Intanto cerchiamo di arrivare a Foum Zguid, poi si vedrà! Alle 18 è già buio, alle 20 andiamo a dormire. Fa molto caldo, chissà se e quanto scenderà la temperatura durante la notte. Mi sveglio di soprassalto a mezzanotte in punto per un incubo: alcuni berberi macilenti graffiavano la tenda chiedendo la carità mentre iniziava a piovere. Per tranquillizzarmi tiro fuori la testa. La luna è sparita, ma diffonde ancora un vago chiarore che permette di distinguere gli oggetti. Il cielo è trapuntato da migliaia di stelle. Effettivamente ci sono dei rumori inspiegabili sul telo della tenda, come quando in campeggio vi cadono sopra foglie, insetti o altro dagli alberi soprastanti. Peccato che qui non ci sia nemmeno un arbusto nel raggio di centinaia di metri! 31-10-2003 Fine della pista Tagounite - Foum Zguid; larrivo a Guelmin
Le gomme si trasformano in enormi ciambelle di fango. Angela fa due o tre piroette nel tentativo di non cadere, ma alla fine non ce la fa e si accascia. Andiamo verso le sponde del lago, sotto le colline. Il fondo è migliore. Un posto di blocco ci conferma che la pista che seguiamo è quella giusta! Chiacchierando col poliziotto scopro che ha studiato matematica. Dò fondo ai miei ricordi e scrivo la struttura del gruppo dei numeri naturali. Si illumina e iniziamo a discutere di logaritmi, esponenziali, spuntano grafici di funzioni e relazioni. Saluti e abbracci, au procheme fouis!
Perdo la concentrazione e sto quasi per cadere! Cè un branco di dromedari in libertà, il paesaggio è meraviglioso. Mi fermo ad ammirarlo mentre Bruce e Angela proseguono. Li raggiungo qualche km dopo, Angela è stesa a terra. Ha fatto una brutta caduta e la caviglia è dolorante ma sembra ok. Dopo unora riesce a risalire in sella. Siamo vicini a Foum Zguid, la raggiungiamo in 20 minuti. Decidono di fermarsi in città, mentre io inizio ad andare verso Tata. Lungo la strada decido di arrivare a Guelmin: domani cè il mercato dei cammelli, non voglio perderlo.
Continuo a correre, prevedo di arrivare verso le 21. Tramonto meraviglioso. Immediatamente sopra lorizzonte cè una striscia blu profondo che degrada in fucsia, poi bianco, di nuovo azzurro via via più intenso verso lalto. Posto di blocco. Entro nella casupola in muratura dei poliziotti, stanno mangiando per la fine del Ramadan. Ho una fame nera, ma mi offrono solo alcuni datteri e un tè. Verso le 20 raggiungo Birzikane, ma la guida non segnala alberghi. Decido di arrivare fino a Guelmin come previsto, mi aspettano altri 40 km. Arrivo che sono stravolto dalla stanchezza. Mi fermo allinizio del viale di accesso e il Fato riprende in mano il mio destino. Si ferma una grossa Mercedes con dentro un ragazzo elegante e alcune ragazze. È Lhassen: Hai bisogno di aiuto? Cerco un albergo... Seguimi! Arriviamo allHotel Salam dove mi chiedono 100 Dh. È troppo? mi chiede Lhassen preoccupato. Bè, sì... Lhassen mi offre ospitalità: No pasa nada por la noche! Finisco a parlare un po in spagnolo, ogni tanto in francese e in inglese mentre, essendo allestero, mi viene spontaneo usare il russo. Mi sento come Jorge, il frate dolciniano de Il nome della rosa che parlava tutte le lingue del mondo senza saperne una! Arriviamo a casa di Lhassen. Il rituale dellaccoglienza consiste, dopo esserci tolti le scarpe, nel metterci seduti sui tappeti e i cuscini. Viene portata una ciotola e una brocca per lavarci le mani. Lacqua è versata da uno dei tanti fratelli di Lhassen. Suo padre ha 4 mogli. Poi si prepara il tè. Si scalda lacqua con un braciere portatile con alcuni carboni ardenti sopra cui si appoggia direttamente la teiera. Quando linfusione è pronta, si posizionano in fila i bicchieri, li si riempie uno alla volta, versando poi immediatamente il contenuto nuovamente nella teiera. In pratica, dopo il primo giro, tutti i bicchieri sono bagnati di tè, ma vuoti. Il secondo giro è quello decisivo. Il tè viene versato inizialmente vicino al bordo del bicchiere, poi rapidamente si alza la teiera fino a mescere da una certa altezza. Più il cerimoniere è bravo, più laltezza aumenta. Dal vertice raggiunto, poi, con un gesto secco e deciso del polso si interrompe il getto per passare al bicchiere successivo. Lintera cerimonia dura parecchi minuti. Chiacchieriamo un po, poi usciamo. Le ragazze restano a casa, Zukki anche. Iniziamo una serie di giri tra parenti e amici. Lhassen è un ex immigrato clandestino. È arrivato in Spagna 5 anni fa su una barca con altre 21 persone, pagando 500 euro. Poi ha trovato lavoro, ora possiede lagognato permesso di residenza e soggiorno. È ricco, continua caoticamente a mostrarmi gadget come cellulare, portafogli pieno di banconote e altro per dare forza alle sue parole. Guida una grossa Mercedes, probabilmente rubata in Olanda, che rivenderà in Mauritania, dove andrà nei prossimi giorni. A causa del Ramadan le attività fervono ovunque, come in pieno giorno. I marciapiedi sono pieni di bancarelle che vendono scarpe, magliette, cibo e così via. Lavorano anche i falegnami, i fabbri, tutti. Rapida cena in ristorante, offre Lhassen! Dormo in stanza con lui, steso su alcuni tappeti tirati fuori per loccasione da un armadio che sembra essere immenso tanti ne sono usciti! Si toglie il suo caffetano bianco e me lo presta per la notte, a mo di pigiama. Lulteriore aspetto incredibile della sua vita è il fatto che conosce bene inglese, francese, spagnolo e svedese, ma è analfabeta! Non sa nè leggere nè scrivere e ne è molto addolorato. Alle 4 suona la sveglia: va a mangiare qualcosa prima che inizi la nuova giornata di Ramadan. Alle 5 si alzano le voci dei muezzin. Lhassen torna a dormire. |
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