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 Diario di viaggio Marocco 2003

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(Guelmin, Sidi Ifni, Tiznit, Tafraoute)

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Giornate:
01 novembre 2003
02 novembre 2003
03 novembre 2003

01-11-2003 “Una giornata con Lhassen: il souk dei cammelli, il suo campo; arrivo a Tiznit”
Alle 7 sono sveglio, ma resisto fino alle 8. Per andare al mercato uso ancora il lungo
   
 

Souk di Guelmin

 

Truppe cammellate
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Souk di Guelmin

 

Mi sento osservato...
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Souk di Guelmin

 

Zampette prelibate
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caffetano bianco, spero di mimetizzarmi meglio.
I cammelli ormai si vendono e comprano solo come carne da macello.
Ci sono molti altri animali: pecore, capre, asini. Mucchi di verdure di ogni tipo, spezie, frutta.
Colori e odori intensi, umanità brulicante.
Nella parte della carne vendono e macellano sul posto galli e polli. Compriamo carne di cammello. Sotto il banco, per terra, sono poggiati 4 stinchi con gli zoccoli: unica parte rimasta dell’animale.
Accompagno Lhassen e il fratello in campagna, non capisco bene cosa devono fare, ma non posso protestare.
40 km a velocità folle, poi ci inoltriamo nel deserto.
“Qui la mia famiglia ha dei campi da coltivare!”
Mi guardo intorno: deserto puro.
La strada che porta al campo è, in molti punti, letteralmente disintegrata.
“Sono state le piogge, una settimana fa era a posto!”
è la sua poco credibile esclamazione.
C’è uno stanco trattore che caracolla su e giù, Lhassen mi abbandona per un’ora mentre va a seminare.
Insieme ad altri ragazzi seguono i solchi tenendo in mano ampi sacchi spargendo tutt’intorno i semi.
Vento forte, sabbia ovunque. Li guardo chiuso in macchina, pensando.
Anche oggi non so come e quando finirà la giornata, mi chiedo quando riuscirò a liberarmi.
Finalmente torna da me. In un lampo torniamo a casa. Mi regala il caffetano.
Preparo i bagagli, si riunisce l’intera famiglia: 2 mamme, 1 nonna, 1 bisnonna, non so quanti fratelli e un paio di amici.
Saluti, baci e abbracci, mi libero in pochissimo tempo.
Dalla strada, mentre monto i bagagli, mi accorgo che dal balcone del primo piano sono affacciate le ragazze di famiglia: figlie, amiche, ecc
Lhassen mi precede in auto guidandomi fuori città verso Sidilfim. Fa una sparata a 140 poi ci congediamo definitivamente.
Mi fermo con calma a fare della manutenzione a Zukki e riparto.
Le colline verso l’Atlantico sono basse ma aspre, con una vegetazione rigogliosa rispetto a quella vista negli ultimi giorni. Bassa macchia mediterranea ed alberi ad alto fusto incorniciano campi di terra rossa dall’aspetto decisamente meno stentato del campo di Lhassen.
Distese di fichi d’India, terra rossa, basse case colorate, campi coltivati: tutto mi ricorda il Sud Italia, ma improvvisi palmeti mi riportano immediatamente in Marocco! Compresa la vista dei mille carretti trainati da un asino, dei veicoli vetusti che arrancano nelle lunghe salite della litoranea, delle decine di persone sedute per terra, a piedi lungo la strada o semplicemente in giro a far nulla.
   

Sidi Ifni

 

Voglio fare il bagno!
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Fino all’ultima curva non si vede l’oceano, poi appare in tutta la sua forza. Il vento violento alza alte onde.
Mi arrampico su uno scoglio per decidere se proseguire o fermarmi. Arriva un tizio che attacca bottone.
È macilento, al contrario del suo “pastore alemano”, ben pasciuto, silenzioso ma affettuoso.
Parla spagnolo molto bene, inglese e un po’ di francese. Le ha imparate ascoltando la radio. Questi geni delle lingue mi lasciano esterrefatto.
Mi chiede una sigaretta. Gli faccio una battuta sul Ramadan.
“Non lo faccio!”
Non ha un lavoro, vive pescando qualcosa ogni tanto. Ha origini miste arabo / berbere. Proseguo nella mia ottusità:
 

Verso Gourizim

 

Infatti non si
chiama Pacifico...
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Verso Gourizim

 

Cammello di mare
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Verso Gourizim

 

Con molta schiuma, grazie!
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“Sei musulmano?”
“Sì!”
“Allora perchè non fai il Ramadan?” insisto nel mio cattivo gusto.
“Lo faccio già molto spesso...” risponde con un filo di ironia toccandosi le guance scavate.
Mi gela e cambio argomento.
Mi chiede se ho già mangiato. Mi rendo conto che da ieri notte dopo la tajin offertami da Lhassen ho ingollato solo alcuni tozzi di pane mezzo ammuffito che porto con me da 4 giorni e 2 dolcetti presi al mercato.
Purtroppo ho finito anche i soldi.
   

Verso Tiznit

 

Finalmente una foresta!
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Riparto verso Tiznit, questa città mi mette troppa malinconia.
Strada a picco sull’oceano infuriato.
Appena arrivo a Tiznit cambio in nero da un benzinaio. Hotel con bagno in camera, PRIMA doccia CALDA del viaggio!
E prima doccia dopo il deserto e dopo casa di Lhassen dove non mi ero lavato nemmeno gli occhi.
Mi dedico allo studio della cartina per decidere come proseguire il viaggio, anche se domani quasi sicuramente penso di fermarmi qui.
Cena in camera con risotto liofilizzato. Scendo nel bar per cercare un dolce. Mi rifilano una torta dall’aspetto vissuto.
“Avete qualcosa con la cioccolata?”
Sembra aver capito, vediamo cosa mi porteranno!
Dopo pochi minuti bussano alla porta: il cameriere mi porge un bicchiere di latte e cacao! Con la torta è perfetto, in fondo va bene così.
Schiaccio uno scarafaggio, chissà se ne troverò altri nelle prossime ore. Inoltre la stanza è molto rumorosa e pago uno sproposito: 85 Dh più 7 Dh per il parcheggio della moto.
Poco fa mi sono accorto di aver perso il bloccadisco, proprio ora che mi sto dirigendo verso le grandi città!
Zukki, oltre ad essere molto apprezzata dai locali, non è nemmeno mia!

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02-11-2003 “Passeggiata a Tiznit; arrivo a Tafraoute; il mio primo tappeto!”
Dopo due settimane in Marocco il muggito assordante del muezzin che mi sveglia nel cuore della notte inizia a stancarmi.
Alle 6:30 mi sveglio per un rumore intermittente come di una persona che trascina un sacco pieno di pietre per un tratto e poi si riposa. Si tratta del guardiano notturno che russa in modo mostruoso!
Questo rimette in discussione le mie congetture sui marocchini che non russano per misteriosi motivi. Infatti, fino ad oggi (traghetto, Lhassen, alberghi vari) non avevo mai sentito nessuno russare. Forse il guardiano notturno non è marocchino!
Vado in bagno, litigo col water che devo pulire con una secchiata d’acqua e con il lavandino che non la scarica.
Scendo al bar per fare colazione. È sbarrato. Il padrone dice che è per il Ramadan.
Tutti lo fanno, ma penso che siano quasi obbligati a farlo, tra controllo collettivo e reciproco a cui ciascuno è sottoposto e impedimenti pratici quali la chiusura di tutti i caffè, bar e ristoranti.
Mentre ordino la colazione, mi sento chiedere:
“Perchè non fai il Ramadan?”
“Perchè non sono musulmano!”
“Tutti dovrebbero fare il Ramadan!”
“Ma con i soldi che perdete come fate?”
“Lavoriamo la notte, fino al mattino”
Infatti, uno degli aspetti che mi aveva profondamente colpito durante il giro notturno in auto con Lhassen, era l’enorme numero di persone in giro anche dopo l’1 di notte con bancarelle e venditori ambulanti in piena attività, così come altri negozi e artigiani quali calzolai, falegnami, ecc oltre, ovviamente, a caffè e ristoranti.
Avevamo mangiato una tajin in un ristorante, verso l’1, pieno di altri clienti.
il tizio dell’albergo chiude con il solito:
“È solo un mese all’anno...”
Questa frase l’ho già sentita molte volte da quando sono arrivato e mi chiedo se e quanto le persone siano indottrinate. Ieri nel souk di Guelmin ho visto un predicatore andare in giro, Corano alla mano, a urlare non so quali frasi del Profeta. Non aveva nessun seguito e la gente lo ignorava.
Sarà, ma un mese mi sembra un’eternità! Si cambiano abitudini e stile di vita per un lungo periodo.
Alla faccia del Ramadan sorbisco il tè servito con alcuni ramoscelli di menta fresca e 3 grandi pezzi di zucchero mentre addento ben 2 fette di gateau!
L’idea è di fare un giro in città poi ripartire per Tafraoute. Vediamo se il Fato ci rimette lo zampino!
“Il bambino piccolino, dorme e sogna nel letto /
Sul visetto rotondetto viene il sole a far dispetto /
Ma un bacio scocca e ride il birichino” (1932)
Un anziano signore francese, in viaggio con la moglie, mi cita, in italiano, questa filastrocca imparata quando andava al liceo, nel ’32. Magari avessi la sua memoria!
   

Tiznit

 

Merli del deserto - 1
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Tiznit

 

Merli del deserto - 2
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Tiznit

 

Palma barbuta,
sempre piaciuta
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Tiznit

 

Torre di controllo
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Tiznit

 

Sosta ai box
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Tiznit

 

Caffè ... profumato
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Tiznit (Sorgente Blu)

 

Blu ... ai tempi del Profeta
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Poco dopo essere uscito dall’albergo vengo abbordato da Mohammed.
Parla inglese, all’università studia lingua e letteratura araba. Mi mostra la Medina, la moschea con l’ingresso grande e decorato riservato agli uomini e quello piccolo e spoglio per le donne, la piazza davanti la moschea dove una volta si teneva il mercato dei dromedari, la lurida Sorgente Blu dove un paio di ragazzi passano il tempo schiacciando le libellule e, tanto per cambiare, il negozio di artigianato dove lavora.
Mi viene mostrata la tecnica di lavorazione dell’argento, un gioiello in fase di costruzione e alcuni appena finiti.
Sono molto belli. Subito dopo inizia la fase di negoziazione. Sono invitato a visitare il centro espositivo, una grande sala con molte vetrine e oggetti d’ogni tipo. Vedo il braccialetto che ho comprato a Zagora, uguale.
Chiedo il prezzo, ma mi viene spiegato che in Marocco non si dice il prezzo di ogni articolo. Si scelgono quelli che interessano mettendoli in una ciotola e poi si contratta.
E sia! Braccialetto, bracciale d’argento per me, uno per Valerio e un ciondolo per mia madre.
Il ciondolo rappresenta la Mano di Fatima, figlia di Maometto, un portafortuna molto diffuso in Marocco.
Le dita rappresentano i 5 comandamenti dell’Islam:
1. credere in Allah e Maometto
2. fare il Ramadan una volta l’anno
3. fare l’elemosina ai poveri
4. pregare 5 volte al giorno
5. fare il pellegrinaggio alla Mecca, se si hanno le possibilità economiche.
 

Scritta Allah

 

OK!
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In arabo Allah si scrive (v. immagine!) e rappresenta la mano.
Prima di proporre il primo prezzo ci pensa molto, poi inizia.
400 Dh il bracciale d’argento, 330 quello di pelle di dromedario con argento, 200 per il braccialetto (a Zagora si partiva da 400, esattamente come mi sta dicendo adesso il tizio) e 250 per il ciondolo.
La contrattazione prosegue parecchio, tra tè e chiacchiere. Alla fine prendo solo il regalo per Valerio e mia madre, arrivando a 350 Dh da 580. Chissà se ho fatto un buon affare!
Quando dico al tipo che ho pochi soldi risponde che l’aveva già capito, ma che le persone povere di soldi sono ricche nel cuore, che i ricchi comprano oro, diamanti e cocaina, mentre i poveri argento e hashish!
In effetti sono alcuni giorni che la sera gratto via qualcosa da un “souvenir” preso a Zagora.
Finisco il giro di Tiznit dove subisco altri tentativi di approccio. È buffo che come scrive Bowles ne “Il tè nel deserto”, come sei a fianco di un indigeno (arabo o berbero che sia) si diventa invisibili.
Nessuno ti importuna. È successo esattamente così fino ad oggi. Appena sono con qualcuno del posto nessuno mi bada più. Appena mi trovo da solo in media cercano di approcciarmi ogni 3 minuti: venditori, commercianti, guide, ecc.
Torno in albergo, pranzo veloce, sonnellino, montaggio bagagli su Zukki. Nei 10/20 minuti che impiego per questa operazione arrivano in momenti diversi 2 persone a chiedermi se voglio barattare qualcosa con loro.
Uno insiste molto per avere la mia giacca di pelle:
“Mi serve, ho un motorino!”
“E io come faccio, ho solo questa!”
“Hai solo una giacca?!”
   

Verso Tafraoute

 

Montagnola
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Verso Tafraoute

 

Palme e rocce
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La strada per Tafraoute inizia dolce e ondeggiante tra basse colline poi si tuffa stretta e tortuosa tra alte montagne.
Il solito, possente vento alza una leggera foschia di sabbia. Il paesaggio è avvolto da una leggera bruma come nelle nostre giornate invernali. Peccato che qui sia polvere!
Gli ultimi km prima di Tafraoute sono spettacolari. Rocce tondeggianti e levigate sovrastano la strada, fiancheggiata da rari palmeti e abitazioni in muratura color ocra.
   
 

Tafraoute

 

La piazza del paese
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Appena metto le ruote nella piazza di Tafraoute sono abbordato da Abdullah. Mi segnala un albergo a 50 Dh con doccia calda. Un vero lusso visti i precedenti.
“Ho un negozio di souvenir, quando hai fatto la siesta vieni a vederlo! Anzi, vieni subito, che la “supa” di Ramadan!”
Ok, si ricomincia...
Poso i bagagli, parcheggio la moto nell’officina sotto l’albergo e vado.
Ha un grande negozio di tappeti. Bene: potrei comprare tutto, ma NON un tappeto! Troppo costosi e ingombranti da trasportare in moto!
Parliamo del più e del meno:
“Dopo l’“11 settembre” arrivano molti meno turisti, hanno paura dei musulmani. Dobbiamo tagliarci la barba altrimenti molti turisti americani o giapponesi si spaventano e ci credono terroristi! Anche tu, con la barba che hai, potresti essere scambiato per terrorista!” mi dice ridendo, indicandomi.
Ripenso a due anni fa, quando mi avevano arrestato a Stalingrado perchè mi avevano scambiato per un terrorista ceceno!
Proprio oggi in Iraq ci sono stati 15 morti e 25 feriti americani, ma sono tutti d’accordo nel raddoppiare, come minimo, le cifre. Non pensano che l’Iran sarà attaccato in futuro, perchè hanno le armi e sono potenti, non come l’Iraq.
A mio avviso l’Iran somiglia all’URSS di qualche anno fa: molte armi ma un’economia disastrosa.
Probabilmente gli USA cercheranno di fomentare rivolte interne, come già fecero all’epoca di Mossadeq. Anche allora, come oggi con i tentativi simili in Iraq, le cose andarono male e dopo un periodo di confusione arrivò Khomeini.
Non percepisco particolare odio o fomento verso gli americani quando, con calma e quasi rassegnazione, mi dicono che sono andati in Iraq a cercare petrolio.
Da noi un’opinione del genere viene tacciata di comunismo e anti-americanismo, nuovo reato creato da un paio d’anni. Essere incolpati di “anti-americanismo” provoca violente reazioni di diniego e orgogliose affermazioni di “pro-americanismo”, indipendentemente dallo schieramento politico dell’accusato.
Sconcertante.
Al termine del pasto sono invitato a prendere un tè nell’altra sala. Mi trincero dietro un:
“je suis tres fatigue!” ma alla fine cedo.
Si riprende a parlare, stavolta del Ramadan. Lo fanno tutti e non mi credono quando gli dico che ho conosciuto qualche persona che non lo fa. Dopo le mie insistenze, ammettono che anche lì c’è una persona che non lo fa.
“Tra voi?” chiedo.
“No, in città!”
“Perchè non lo fa?”
“Non so.”
“Vi dà fastidio che non lo faccia?”
“No, è la sua vita, affari suoi...”
Escono tutti, rimane solo un ragazzo soprannominato la Volpe del Deserto, che inizia a parlarmi di tappeti.
“Sono stanco!”
“Non preoccuparti, solo per guardare!”
Alcuni mi piacciono molto. Alla fine arriva LUI: frange in lana di dromedario, il resto in lana di pecora.
Colori naturali: il verde con la menta, il giallo con lo zafferano, il rosso e il blu con alcune pietre. Al centro c’è il simbolo della Croce del Sud, poi altre decorazioni.
“Quanto costa?” chiedo scivolando così nella contrattazione.
Ci pensa un po’ e spara 5000 Dh pari a 500 euro!
“Ma è troppo!!” protesto.
“Quant’è il prezzo giusto per te, per questo tappeto?”
Ci penso moltissimo.
“Non ho soldi, sono studente in Italia e non ho un lavoro. Più di 1000 non posso darti!”
Sguardo di disgusto: “Sei pazzo! Guarda, per te 4500!”
“Davvero, è troppo, in moto non so come portarlo”
“Dai, dimmi il tuo prezzo massimo, quello oltre il quale non puoi andare”
Perdo di nuovo molto tempo, alla fine scrivo, sul pezzo di carta che traccia tutte le cifre dell’ennesima avventura della Volpe del Deserto, 1500.
“No amico, troppo poco. Se mi dai il tuo maglione possiamo fare 3500”
Guardo il mio vecchio maglione di cotone pagato anni fa 50mila lire al mercato di via Sannio a Roma.
“Questo l’ho pagato - pausa - l’equivalente di 500 Dh!”
“Ok, dimmi il tuo prezzo con il maglione, io ti propongo 3500”
Altra lunga pausa, poi scrivo 1800.
“Troppo poco...2500”
“No, è troppo - lo guardo dritto negli occhi - credimi!”
“Ok, dimmi il tuo ultimo prezzo, quello per cui dico ’oui o non’”
Insisto su 1800. Lui resta fermo a 2500. Ci riprova, sicuramente vuole farmi arrivare a 2000.
“Avere un tappeto in casa è come avere dei soldi, ogni giorno che ti sveglierai penserai al Marocco e io penserò a te quando metterò il tuo maglione! Dimmi il tuo ultimo prezzo”
“1800” e faccio per alzarmi.
Ci pensa un attimo poi suggelliamo l’acquisto con una vigorosa stretta di mano. Mi sono appena giocato un maglione e 180 euro! Dove lo metterò in moto? 350mila lire...
Ormai è fatta! Pago in euro e, al posto dei soliti 500 Dh per 50 euro mi fa il cambio della banca, 525 Dh.
Gli dò 200 euro, domani mi dà i 300 Dh di resto.
Vado via ancora tramortito: ho preso un tappeto!!
Sono molto insicuro, non so minimamente valutare la qualità di questi oggetti, lo farò vedere ai miei che sicuramente mi stroncheranno.
Ripasso davanti al ristorante sotto l’albergo, rivedo Abdullah che mi saluta sorridendo. Si informa sul mio acquisto. Rivedo anche il padrone del locale che poco prima, mentre parcheggiavo Zukki nel garage mi aveva detto, torvo: “Apres moto, mangez ici!”
Torno in camera, faccio il bucato, prendo sonno molto tardi, dopo mezzanotte. Alle 3:30 mi sveglio, sono agitato e dormo male. Salgo sulla terrazza, il vento caldo ha già asciugato i miei vestiti. C’è una stellata fantastica.

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Rocce Blu

 

C’è qualcosa di fallico...
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Rocce Blu

 

Roccia puffa
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Rocce Blu

 

Variante viola
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Dintorni di Tafraoute

 

Colata fangosa
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Dintorni di Tafraoute

 

Fichi d’india e minareto
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Dintorni di Tafraoute

 

Cappello di Napoleone
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Dintorni di Tafraoute

 

Castello fatato
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Dintorni di Tafraoute

 

Pendio roccioso
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Afella Irhir

 

Meraviglia - 1
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Afella Irhir

 

Vallata rigogliosa
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Rocce Blu

 

Macchia Blu - 1
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Rocce Blu

 

Macchia Blu - 2
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Rocce Blu

 

Niente scuola!
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Dintorni di Tafraoute

 

Rocce tonde - 1
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Dintorni di Tafraoute

 

Rocce tonde - 2
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Dintorni di Tafraoute

 

Rocce e palme
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Dintorni di Tafraoute

 

Foschia sabbiosa
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Afella Irhir

 

Meraviglia - 2
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Afella Irhir

 

Meraviglia - 3
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03-11-2003 “Dintorni di Tafraoute: le singolari Rocce Blu, l’indimenticabile Afella Irhir”
Mi sveglio presto, oggi cercherò di non bere tè, forse è quello che mi fa dormire così male.
Riparo lo zaino e guardo la cartina per organizzare il giro di oggi. Vediamo cosa succederà.
Parto verso le rocce blu, dipinte da un artista belga una ventina d’anni fa.
Inizialmente la strada è sovrastata da un’alta e ripida parete di roccia, poi si allarga in un’ampia pianura interrotta da singolari formazioni rocciose levigate e tondeggianti.
A fianco di un enorme masso vedo una pista: la prendo sperando che conduca alle rocce dipinte.
Dopo un paio di km avvisto nella pianura delle grandi chiazze colorate: sono arrivato!
È buffo e bello vedere queste macchie di colori improbabili (viola, violetto, blu, rosa) in un mezzo ad un paesaggio per il resto uniforme nelle sue tonalità marroni e ocra.
Più avanti trovo un gruppo di ragazzi arrampicati su un grande albero di fichi. Scherziamo sul fatto che non debbono mangiarli e sembrano prendere la cosa sul serio. Il più piccolo ha 12 anni e già fa il Ramadan.
Chiacchieriamo in inglese e francese, foto di gruppo che gli spedirò, riparto verso l’oasi di Afella Irhir poi vorrei tornare a nord per fare il giro nella valle degli Ameln.
Proseguo sulla strada principale per molti km, poi mi rassegno e ammetto che è sbagliata. Comunque si godono panorami spettacolari da un alto passo che domina l’intera vallata.
Torno indietro e trovo il bivio che cercavo proprio vicino alle rocce blu!
Inizialmente il panorama non è particolarmente interessante, poi diventa via via sempre più maestoso.
Dopo una ventina di km il mondo si restringe e inizio a fiancheggiare il letto di un torrente asciutto sul fondo di una stretta vallata.
Qualche altro km e la strada è letteralmente inghiottita da un magnifico palmeto.
L’asfalto scompare, attraverso numerosi guadi con acqua abbondante, tra piccoli campi rigogliosi di verzura e sommerso da enormi palme da dattero.
Un paradiso.
Quando il soffitto di foglie si apre vedo l’altissima barriera di granito che mi sovrasta, perfettamente verticale, che con la luce radente del tardo pomeriggio si accende di oro e ocra. Proseguo a bocca aperta.
Un lungo guado dove l’acqua arriva fino al motore prima, una vasta pozza di fango poi, mi convincono ad invertire la marcia.
Torno fino ad un bivio ad una decina di km dalle rocce blu, provo a fare una pista, ma la totale incomunicabilità tra me e gli indigeni e soprattutto per i nomi completamente diversi tra la cartina e i cartelli stradali, mi convincono a tornare indietro definitivamente.
Prima di arrivare alle rocce blu mi appollaio su una pietra in cima ad un passo per godermi il tramonto.
Arrivo a Tafraoute e vengo beccato subito da Abdullah. Gli dico che faccio il pieno, poso la moto e torno.
Trovo una decina di persone accovacciate attorno ad un tavolino rotondo con scodelle della famosa e onnipresente “suppa”, alcuni dolci di pastella fritta e ricoperti di miele, datteri (eccellenti, non quelli rinsecchiti che trovo in giro!), uova sode, pane e un beverone simile a yogurt.
Oggi sono molto meno loquaci con me. Ad un certo punto della cena, verso la fine, mi ridanno i 300 Dh ed escono tutti.
Resto solo con Hassan, la Volpe del Deserto, come l’altra sera.
Seguendo lo stesso copione mi invita nell’altra stanza dove ieri ha srotolato decine di tappeti.
“Non ricominciare, eh!” esclamo ridendo.
“No, va bene, non preoccuparti!”
Torniamo comunque a parlare di tappeti, scopro che il rosso è fatto con l’henne, ma non riesco proprio a capire con cosa viene realizzato il blu.
Prova a tirar fuori altri due tappeti, ma è molto remissivo e rinuncia subito.
Si informa sui souvenir che ho comprato e mi mostra alcune collane e bracciali in argento, massicci nell’aspetto, nella qualità e nello stile.
Lo saluto. Esce anche lui.
Mi accompagna, non capisco perchè. Scopro così che all’Hotel Salam c’è una donna italiana che viaggia da sola, vuole che faccia da interprete tra loro due! Evidentemente non parla nè francese nè inglese...
La cerchiamo per alberghi e ristoranti, non si trova!
Torniamo al mio albergo e trovo due ragazzi europei. Attacco bottone. Sono Olivier e Matthew, belgi e fanno un giro di 3 settimane con i mezzi pubblici.
Finalmente posso chiacchierare serenamente senza avere l’assillo che alla fine mi verrà proposto un bracciale, un tapis, una babouche!
Decidiamo di concederci il lusso proibito di una birra e andiamo al Grand Hotel, appollaiato sulla collina che domina Tafraoute, l’unico a disporre della agognata bevanda.
Finora gli unici esercizi che ho trovato autorizzati a vendere alcolici sono solo pochi grandi alberghi. Per il resto sono introvabili, a parte in privato nelle famiglie come hanno ammesso nei giorni scorsi sia Hassan che Alì, a Zagora. Hanno whisky o altro, usati per bere o fumare il narghilè mettendoli al posto dell’acqua.
Scoliamo un paio di bottiglie a testa, ci ritroviamo su idee politiche.
Olivier quest’anno è stato in Sicilia e dice che là stravedono per Berlusconi, che continuavano a parlargliene non appena intavolava un discorso.
Si torna in città. Nell’albergo dei belgi trovo altri turisti, uno si lamenta che in Italia non riusciva a trovare nessuno che parlasse una sola lingua straniera: solo italiano.
Mi apparto con Olivier. Prima abbiamo fumato un po’ della mia roba e vorrebbe averne un po’. Gli dò più che volentieri metà del mio pezzo visto che l’avevo comprato per dividerlo con Bruce e Angela, ma poi ci siamo separati subito.
Tornati dagli altri facciamo alcune battute sul muggito dei muezzin che ci fa fare veri e propri salti nel cuore della notte!
Saluto tutti, ’notte!

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