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Diario di viaggio |
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Pagina 4 (di 4) (Turkmenistan, Iran, Turchia, Grecia, Italia) |
Diario
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21-8-2001
Sveglia h. 4:30 Partenza per il Turkmenistan.
Confine UZB: non vogliono farci entrare, poi cedono, con “marshrùt” fatta al PC.
Confine TM: ci dicono tutti che la strada è brutta: vedremo cosa significa.
Tassa d’ingresso: 67 dollari a moto (assicurazione per 5 giorni; 72 dollari per
15 giorni).
Dopo 3 ore passiamo.
[TM +3 ore rispetto all’I, 1 litro di benzina 400 manat = circa 45
(quarantacinque!!) lire/litro]
Manu: “Vediamo quante volte ci fermano!”
Dopo 5 minuti ci sorpassa un’auto a tutta velocità, mi stringe la strada, dal
finestrino si affaccia un doganiere. Mi urla che si sono dimenticati di fare la
registrazione dei passaporti. Dobbiamo tornare indietro.
E’ il colmo. DUE cose devono fare in frontiera. Hanno dimenticato quella più
importante.
Mi sono sbagliato. Manca anche la declarazia dei soldi.
Hanno passato 2 ore a guardarci, ora si sono ricordati di tutto!
Declarazia in duplice copia. Più una declarazia cumulativa.
Ciascuna copia viene impreziosita da 3 timbri, 4 sigle e 2 firme. Diventano dei
quadri.
In dogana ci parlano del cambio.
Ufficiale 1 $ = 5000 Manat
Nero 1 $ = 20000 Manat.
Shaoudavouz. Cambio in nero al bazar davanti alla polizia. Prime immagini di
Turkmenbashi.
Kone Urgenc. Furto del portafogli di Fedro.
Strada nel deserto. Per 40 km civiltà, poi stacco netto con deserto.
Fortezza in rovina.
Strada brutta, quasi come in KAZ.
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Il garage automatico sorvegliato... (20 KB) |
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...con distributore e officina interni (31 KB) |
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Lo portiamo con noi?? (20 KB) |
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Ora chiamo il Servizio Manutenzione Strade! (15 KB) |
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Come dici? È vietato?? (26 KB) |
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Ora incorno tutto il mondo! (23 KB) |
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Fontanella pubblica (13 KB) |
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Mi fermo al primo autogrill! (19 KB) |
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L’ampio patio della reggia (17 KB) |
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Ecco gli ampi appartamenti (24 KB) |
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La piscina è più in fondo (24 KB) |
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Una persona schiva
e modesta (48 KB) |
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Quando c’era lui... (20 KB) |
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Qui è dove lavora... (20 KB) |
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...e qui è dove vive! (20 KB) |
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Vi benedico dall’alto
della mia torre (22 KB) |
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Al Morini si rompe un raggio: va a 60.
Tramonto.
Ci fermiamo a Derveze. Nelìk non parte più, ha la batteria a terra.
Decidiamo di dormire all’aperto.
Notte con cielo impressionante. Sei stelle cadenti in 5 minuti!
Dormo di sasso.
22-8-2001
Alba nel deserto.
Colazione.
Partenza h. 8:30 34 gradi centigradi!
Deserto di dune e sola sabbia. Molti dromedari.
Sulla strada sempre più spesso lingue di sabbia che invadono quasi tutta la
striscia d’asfalto. In alcuni punti diventano così fitte da somigliare a un
immenso mortale abbraccio di dita sabbiose che vuole inghiottire la strada. In
alcuni punti c’è quasi riuscito.
Famiglia di dromedari.
Regalo di un cocomero.
Alla fine arriviamo ad Ashgabat.
Opera faraonica di strada e ferrovia.
Immagini di Turkmenbashi ovunque.
Giro notturno: statua su Arco della Neutralità, palazzo presidenziale,
parlamento, schermo gigante con discorsi del presidente.
23-8-2001
Andiamo al consolato IR: 30 dollari, visto per le 17.
Incredibile.
Giro diurno. Turkmenbashi è un folle megalomane.
Museo del terremoto.
Passeggiata nella fontana.
Valigie di Manu.
Cena al ristorante turco.
Aeroporto.
Manu parte.
Sofferenza, solitudine, magone.
La stanza è enorme, silenziosa nonostante la musica e il condizionatore.
Anche il mio cuore rimbomba.
Buonanotte.
24-8-2001
Partenza per l’Iran.
In periferia di Ashgabat costruzioni faraoniche di Turkmenbashi: è un pazzo!
C’è un’ampia fascia tra TM e IR: era il vecchio confine tra URSS e IR: due
universi diversi, due religioni che si propongono di rendere perfetta la vita
dell’uomo, in cui le decisioni di pochi influivano pesantemente sulla vita di
molti.
Frontiera TM: poco tempo, meno di 1 ora.
Frontiera IR: ancora meno!
[IR fuso +2 ore e mezzo rispetto all’I; 1 $ = 7850 rial; 1 litro di benzina =
450 rial]
Montagne meravigliose: non c’è NULLA!
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L’ha presa larga! (24 KB) |
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Il colore beige chiaro della terra e gli arbusti marrone scuro danno un tocco
leopardato a tutto il paesaggio.
Altri rilievi sembrano modellati con la creta. La catena montuosa che divide TM
e IR è enorme. Percorriamo decine di km sempre circondati da montagne.
Ci sono i deserti di sabbia, quelli di sassi, ecc Questo è un deserto di
montagne!
Ci scontriamo con l’IR: non si capisce assolutamente nulla, sia con le scritte
che con i numeri.
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Ehm, qual è il bagno degli uomini?? (24 KB) |
I cartelli stradali riportano la traslitterazione solo delle località più
importanti.
Fa abbastanza caldo, meno che in TM:
Gli iraniani sono molto gentili e rispettosi in confronto agli invadentissimi
uzbechi.
[Per evitare le zone alluvionate (di cui abbiamo avuto notizia in Uzbekistan),
siamo costretti a fare un largo giro che evita la parte più a nord dell’Iran]
Il panorama è bellissimo, completamente desertico, di tanto in tanto si
intravede in lontananza la macchia verdissima di un’oasi, attorno alla quale
esplode la vita.
Cena in una tavola calda.
Al primo albergo di Sharud, 300 km da Tehran, quando il tizio sente che siamo in moto ci rifiuta le
camere perchè non ha il parcheggio.
Nottata in un ostello.
25-8-2001
Fedro e Andrea T partono alle 7, Nevskij ed io alle 9.
Siamo di nuovo separati.
Ci siamo accordati su un albergo di Zanjan.
Ci sono dei post GAI ma la polizia regolarmente ci ignora.
Gli iraniani sono spericolatissimi al voltante.
Strada ottima. Ci muoviamo in una pianura perfetta, circondata all’orizzonte da
montagne, ma non le attraversiamo mai. Di tanto in tanto si ergono dalla pianura
dei piccoli picchi. Sembrano isolotti in mezzo al mare. Nella pianura si
incrociano spesso letti di fiumi essiccati chissà quanto tempo fa, e villaggi
di fango abbandonati in quelle che un tempo erano oasi.
Dalla foschia all’orizzonte escono lentamente alte montange, che precedono
Tehran.
Enormi impianti industriali, trovo davvero molte analogie con l’URSS.
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Versione islamica dell’Arco di Trionfo (14 KB) |
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Santo numero 1, da Tehran (31 KB) |
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Speriamo non si apra anche la strada! (15 KB) |
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Abbiamo finito i soldi, decidiamo di entrare a Tehran.
E’ una città infernale, indescrivibile. Non esistono norme di circolazione.
Un acrobata ci manda fuori strada.
Russkij gavarit ci offre una granita, ci fa cambiare in nero, ci offre il
pranzo, ci dà l’acqua, ci mette sulla strada per uscire da Tehran.
Senza di lui avremmo impiegato una giornata.
Poi ci chiede dei soldi, gli diamo 35mila rial.
Incontriamo studentessa di letteratura inglese, ha una voglia incredibile di
parlare inglese.
Molte ragazze hanno dei visi bellissimi, il resto è infagottato in lunghi
soprabiti neri.
Prendiamo autostrada per Qazvin, per le moto è gratuita.
Verso sera si alza un vento potente.
Lungo l’autostrada incrociamo anche veicoli contromano: sono pazzi.
Zanjan: troviamo l’albergo, ma non i nostri amici.
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Lavori in corso (22 KB) |
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26-8-2001
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Santo numero 2, da Zangan (25 KB) |
h. 8:40 ci bussa un signore che dice di aver visto altri due
motociclisti italiani: sono loro!
Telefona all’albergo dove hanno passato la notte, ma sono appena partiti.
Cercheremo di ricuperarli lungo la strada.
Ribussa lo stesso tizio dopo 5 minuti: uno dei nostri amici ha lasciato il
passaporto in albergo!
Mi faccio accompagnare in macchina, e trovo Fedro!
Ci accordiamo per incontrarci lungo la strada per Tabriz.
La strada fino a Tabriz è bellissima: basse colline, come montagne in miniatura
che si perdono fino all’orizzonte, separati da piccoli canyon scavati da fiumi
ormai essiccati.
Piccole oasi si aprono di tanto in tanto. A volte campi coltivati.
Il traffico è intenso, quasi esclusivametne di camion.
Tanti rischi, compresi 2 frontali: un camion contromano mi lascia pochissimo
spazio. Se fossi stato in auto avremmo fatto un bell’incidente!
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La prossima volta carico di meno la moto! (22 KB) |
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Ponte rotto, torno indietro per una foto, quando riparto m’accorgo che c’erano
anche Fedro e Andrea T!
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Voglio restare qui... (18 KB) |
Montagne come carta pesta, la terra si increspa in piccoli rilievi che assumono
tutte le gradazioni di marrone, a volte rosso.
Tabriz riempie una intera conca, stretta da montagne rossicce.
Alcune montagne di terra sono rigate da solchi scavati dalle piogge, come
lacrime su un viso rugoso.
Altre montagne hanno il vigore della roccia e si stagliano imponenti.
La strada si addentra tra le montagne, sempre più soffocata.
E’ bellissima.
Incontro con iraniani che parlano italiano. Lui è ricercatore di fisica, è
stato a Como.
Andrea T è ripartito perchè è più lento, noi lo inseguiamo.
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Club Méd (24 KB) |
Mi fermo a un paesino per una foto, vengo assalito da una dozzina di bambini che
cercano di strapparmi tutto lo strappabile.
Raggiungo Fedro in estasi.
Cielo e terra immensi.
Cena nei pressi del confine. E’ un paesino vivissimo, fatto di piccole botteghe,
incastrato in una stretta gola tra montagne altissime.
Ci stiamo avvicinando al Caucaso, forse l’anno prossimo ci andrò.
Passaggio di frontiera allucinante: 4 ore! 1 ora per l’IR, 3 ore per la TR.
Abbiamo anche dovuto aspettare che il poliziotto finisse di pregare.
[TR +1 ora rispetto all’I; 1 DM = 600mila lire turche; 1 $ = 1.400.000 lire
turche (!), 1 litro di benzina: 1.173.000 = circa 1950 lire]
Inseguimento di cani.
27-8-2001
Entriamo in TR che è notte, sulla sinistra sbuca sorridente
una mezzaluna perfetta. Davanti lampeggia minaccioso un temporale.
Ci infiliamo dentro, l’umidità e il freddo aumentano, ma non piove.
[Partenza al mattino con Nevskij]
Ci separiamo di nuovo, non so se ci reincontreremo.
Devo ancora decidere se addentrarmi in Cappadocia o tirare dritto fino in
Grecia.
Le strade in città sono in prevalenza sterrate.
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Che brutte strade... (17 KB) |
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Sto per arenarmi come l’Arca (15 KB) |
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Ora che ho 2 taniche il bagaglio è irrequieto.
Il panorama è spettacolare. In lontananza vediamo la massiccia mole dell’Ararat.
Sì, l’anno prossimo tornerò qui!
Pianure dorate di grano tagliato circondate da montagne.
Quello che stupisce, come mi stupiva in Iran, è che su queste montagne non c’è
il benchè minimo segno di presenza dell’uomo: non una strada, nè un sentiero o
una casa o un’antenna.
Nemmeno gli alberi.
Solo montagna! Così per decine e decine di km.
Bellissimo!
La strada si tuffa all’improvviso in gole strettissime.
Guardo con timore le frane ai lati della strada.
Un torrente affianca la strada.
Sterrato. Paura.
Mucche. In un paesino oche.
Diversi posti di blocco ci ricordano che siamo ancora in Kurdistan.
Alcune nuvole movimentano finalmente il cielo e proiettano ombre sulle montagne.
Strada spettacolare: piccole vallate, strapiombi, gole, torrenti, alberi,
colori.
Multa per eccesso di velocità!
h. 19 faccio benzina e si leva un coro di voci lamentose su Erzincau: sono i
muezzin che chiamano a raccolta i fedeli.
Riparto senza aver rincontrato Nevskij.
Ormai è notte, la strada si dirige verso una corona di montagne circondate dall’aureola luminosa del tramonto.
Mi piacerebbe fare questa strada di giorno, dev’essere bellissima! Così invece
è identica a tante altre strade di montagna.
A riprova di questo, vivo di nuovo la sensazione stranissima di non ricordare
dove mi trovo, e più volte devo concentrarmi per ricordarmi che sono in Turchia
e non in Portogallo o in Spagna!
Il freddo è pungente. Mi fermo per vestirmi: cane nell’oscurità. Fuga.
A 60 km da Sivas ricevo notizie: sono tutti arrivati, mi aspettano nell’albergo
più caro della città, l’unico ad avere il garage.
Vengo guidato da un motociclista locale.
Saluto gli altri. Domani ci separeremo definitivamente: Nevskij e Andrea T si
imbarcheranno a Smirne, Fedro andrà a Bursa, sotto il Bosforo. Decido di andare
a Istanbul. Non so ancora se mi fermerò.
28-8-2001
h. 7 Sveglia.
Faccio doccia e barba nell’ultimo bel bagno prima di casa.
Nuovamente quella sensazione nella doccia: sono convinto di essere in un qualche
paese ex-URSS, in un albergo di un lusso ormai svanito, come quello in cui mi
trovo.
Colazione: uova sode, olive verdi e nere, formaggio di capra. Mi piace molto.
Concludo con finta Nutella.
Bagni turchi con cannelle per acqua.
Nella hall un anziano mi chiede se voglio lucidare gli stivali.
Ho finito il credito sul cellulare, sono di nuovo isolato.
Il viaggio è abbastanza noioso, il paesaggio è cambiato completamente.
Ora vedo solo campi arati di fresco, collinosi.
A volte il panorama si colora di rosso per le montagne terrose di questo colore.
Ogni paesino ha il suo minareto che spicca snello, sottilissimo, sopra i tetti
delle abitazioni. Sembra una matita infilata al contrario, con la punta in alto,
in un panettone.
Vado velocemente, incrocio una macchina della polizia stradale mentre sorpasso in un
punto in cui è vietato e vado ben oltre i limiti. Vediamo se mi fermeranno nel
prossimo paese.
L’autostrada è ottima, ma a un certo punto fanno uscire.
Prendo un’altra strada a 4 corsie, bruttissima. Le curve sono molto strette e
l’asfalto è pessimo.
In più è pieno di TIR.
Dopo una curva trovo le macchine ferme. Riesco a fermarmi, così come l’auto che
mi segue.
Lavori in corso. Sterrato. Si riprende l’autostrada.
Sono in riserva. Mi fermo nel primo distributore. Ha finito tutto.
Se non avessi la tanica sarei in guai seri.
Il distributore successivo è a 60 km, ma dopo nemmeno 20 km la moto si ferma.
Svuoto la tanica e riparto, felice.
Vengo salutato da un disco arancione intenso, che si nasconde dietro un bosco
all’orizzonte.
Solo in Calabria e in pochi altri posti ho visto un colore così intenso.
Arrivo a Istanbul che è quasi buio.
E’ quel momento magico in cui il mare e il cielo sono uniti in modo indefinibile
da una fascia di colore violetto scuro. Più in basso il nero del mare e poco
sopra l’ultimo bagliore rossastro del tramonto che si trasforma in azzurro, poi
blu, sempre più scuro, fino al cielo, punteggiato di stelle.
Ieri ero dispiaciuto di aver fatto di notte la strada prima di Sivas, oggi sono
al settimo cielo per essere arrivato al crepuscolo.
Quella che di giorno sarebbe stata una anonima zona portuale, nascosta da una
leggera foschia per il calore del giorno, adesso è una magica combinazione di
colori che si riflettono sull’acqua.
Le luci tremanti si confondono le une con le altre, insieme alle luci delle
navi ancorate in mezzo al porto.
Anche gli impianti industriali hanno un loro fascino, fatto di intrecci di tubi
metallici dalle funzioni misteriose, che riflettono le luci che li illuminano,
come fossero monumenti.
Una delle tante cose che mi fanno amare la motocicletta è l’immersione completa
che si ha nel mondo esterno.
Un aspetto di questa immersione è la ricezione immediata degli odori.
Così, mentre attraverso la zona industriale vengo investito da un tanfo
insopportabile, come di cibo andato a male. Poi improvvisamente questo odore
viene spinto via da un golosissimo profumo di dolci.
Mi ricorda quando passai sotto lo stabilimento Colussi in Umbria: ero a decine
di metri ma mi sembrava di essere entrato in una pasticceria.
L’odore dolcissimo viene sostituito all’improvviso dal puzzo di solvente, poi
legna appena tagliata, poi vernice.
E’ la prima volta che mi capita. Un susseguirsi senza soluzione di continuità
di odori.
Proseguono, ma ora vengo rapito dallo sfolgorio di Istanbul.
Grattacieli altissimi, quartieri vecchi si mischiano in uno scintillio di luci
che li rende indistinguibili.
Intravedo il ponte sul Bosforo, lo stretto dei Dardanelli.
L’emozione è fortissima, forse è la sintesi di questo viaggio.
Di sicuro è il momento in cui mi batte di più il cuore, più di Samarcanda o
degli altri posti meravigliosi che ho attraversato.
L’unica sofferenza è che non ci sia Manu.
Asia ed Europa quasi si toccano, di notte i riflessi sull’acqua si uniscono.
Le due parti si fronteggiano, uguali ma così diverse: Europa ed Asia.
Questo è davvero un punto di incontro, il contatto tra due culture che in
questo viaggio ho cercato di conoscere e riconoscere, constatando che dagli
asiatici c’è molto da imparare.
Il ponte è emozionante, più di 1 km.
Mi colpisce il contrasto tra il traffico caotico che attraverso mentre percorro
il ponte e l’apparente immobilità di quello che sta sotto: le navi all’ancora,
il mare nerissimo. Solo le luci si muovono appena, in lontananza, come candele
disturbate dal vento.
Un cartello alla fine del ponte mi dà il benvenuto in Europa.
Che differenza con il fiume Ural in Kazakistan! Un ponte anonimo, un fiume che
è ancora piccolissimo (non certo immenso come sarà alla foce, nel Caspio!),
nessun cartello e, soprattutto, la non piena coscienza del significato di quel
collegamento tra le due sponde.
Invece adesso sono affascinato.
Talmente in estasi che perdo un paio di uscite dell’autostrada.
Ora ci sono solo nomi del tutto sconosciuti.
Non ho una cartina, non so dove andare.
Ho solo una vaga indicazione di un campeggio datami da Fedro.
Provo a uscire e chiedo a una bancarella. Mi risponde “Russkij
ponimaish??”
Mi si apre il cuore, e anche a lui evidentemente, perchè inizia felicissimo a
darmi indicazioni. Non la smette più!
Grandi saluti e riprendo l’autostrada.
Ovviamente mi perdo di nuovo, esco a un’uscita a caso e provo a raggiungere il
mare.
Chiedo indicazioni a un tassista che non mi risponde ma si limita a propormi di
accompagnarmi per 15 milioni.
Lo mando a quel paese e torno alla moto. Quello, pentito, mi raggiunge e mi dice
che devo riprendere l’autostrada e seguire per l’aeroporto.
Finalmente trovo l’uscita giusta.
Chiedo indicazioni a un ragazzo che dice di parlare inglese.
Inizia con: “OK my friend, go direct, you see that way? OK, go right and
direct!”
Sembra il mitico Alberto Sordi in “Un americano a Roma”!
Si siede dietro di me compresso dalla scatola degli attrezzi e la tanica che ho
legato sul sellino posteriore. In pratica mi sta massacrando i testicoli.
Tra un “Go direct” e un “My friend, go in this way!” facendomi segno a sinistra e a destra, arriviamo al campeggio.
Non hanno i bungalow.
Arriva un camper di italiani, chiedo aiuto, ma lui è troppo preso dalla sua
tragedia di aver passato 2 ore a cercare questo campeggio che rifiuta qualunque
richiesta. La moglie è molto più comprensiva, vuole darmi la cartina
(“poi la riprendiamo all’ufficio informazioni!”) ma lui esclama “Lascia che si arrangi, che chieda come abbiamo fatto noi, poi lo
trova!!
C’è davvero molto da imparare dagli asiatici!!
Ok, prendo il nome dell’altro campeggio e tolgo il disturbo.
Riaccompagno il mio amico nel punto in cui l’ho trovato. Mi assicura che poi
mi dirà come raggiungere l’altro campeggio.Più o meno mi dice: “My
friend, you see that street? Go direct, don’t go in this way (fa cenno di
girare a sinistra) and don’t go in this way (girare a destra). Only direct.
When the street do this (fa un gesto ampio verso sinistra) you see camping on
this (alza la mano sinistra)”.
Tutto chiaro.
Mi perdo praticamente subito.
Chiedo a un ragazzo in macchina. Mi dice di seguirlo.
Trovato!
Mi vien voglia di tornare dall’italiano per dirglielo!
Trovo i bungalow come mi aveva detto Fedro.
Trovo anche una famiglia toscana, molto simpatica, con cui attacco subito
bottone.
Sono dispiaciutissimi che stasera non hanno nulla da offrirmi. Il padre continua
a scusarsi, mentre il figlioletto dà a un gatto randagio dei pezzi di
parmigiano.
Non c’è problema, ho i miei risotti!
Bevo la prima birra da parecchi giorni.
Attacco bottone con 3 ragazzi sudafricani, naturalmente bianchi.
Evito di parlare di politica, però mi incuriosiscono parecchio.
Sonno profondo, poche ore come al solito.
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È un container
o un bungalow? (27 KB) |
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Mò mi butto... (16 KB) |
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29-8-2001
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Le Mille e Una Notte (14 KB) |
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Se non è il Paradiso poco ci manca! (15 KB) |
Al mattino parlo con un olandese che sta girando il mondo su
uno stranissimo camioncino a metà tra un furgone e un anfibio. Andrà in Iran
la prossima settimana, parliamo un po’ di viaggi. Mi promette che stasera mi
mostrerà un po’ di foto fatte in sud America.
Vado in città in moto.
Mi perdo.
Mi lascio rapire dal ponte e torno in Asia.
Chiedo indicazioni: devo tornare in Europa!
Benissimo!
Il ponte è affascinante anche di giorno, ma perde un po’ della magia
notturna, da favola orientale.
Giro per almeno due ore, più di 40 km.
Mi immergo per un paio d’ore in un Internet Cafè.
Mi tuffo nuovamente nel caos.
Dopo Tehran mi sembra tutto più ordinato, persino qui!
Parcheggio sotto una moschea enorme e mi addentro in un bazar.
Meraviglioso!
Uno scontro di colori e di odori che si mischiano e a volte emergono, intensi,
su tutto il resto.
Spezie coloratissime e profumatissime, formaggi, olive, carne, dolci, granaglie
di tutti i tipi vengono esposte in grandi mucchi, uno accanto all’altro.
Sono stordito dalle urla dei venditori che declamano le qualità dei loro
prodotti e annunciano i prezzi. A volte sembrano quasi increduli che nessuno
compri un loro prodotto, tanto è buono ed economico!
Finalmente trovo una cartina e la smetto di andare alla cieca.
Istanbul è bellissima, turistica nel senso che appena capiscono che sei
straniero vieni abbordato da venditori di ogni tipo.
Il cellulare riprende a funzionare dopo le mail di richiesta mandate poche ore prima.
Mi inerpico fino alla bellissima moschea Sultan Ahmet siedo su una panchina nell’antistante
giardino.
Sfoglio il piccolo dizionario turco-inglese allegato alla cartina che ho
comprato e, con la solita faccia tosta, chiedo aiuto a un signore sulla 40ina.
Iniziamo a chiaccherare in inglese e scopro che parla russo!
Come gli rispondo in russo si apre in un sorriso immenso e proseguiamo in russo.
Sono questi i momenti in cui amo profondamente viaggiare e incontrare persone!
Parliamo della situazione della Turchia e mi confessa che è ancora molto dura.
Tre mesi fa per 1 $ davano 600mila lire turche, oggi 1.400.000.
Anche tutto il resto ha avuto un’inflazione simile.
Si vedono tutto sommato pochi mendicanti in giro.
Mi invita a vedere il suo negozio di pellami. Mi offre il tè e inizio a parlare
in russo con lui e in inglese con un suo dipendente.
Il mio amico non sa che nelle case degli iraniani si trovano montagne di
alcolici. Mi dice che qui in Turchia ci sono molti estremisti islamici, circa il
30%. Per lui è normale coprire capelli, braccia, gambe fino a terra, ma il viso
NO! Quelle che si coprono anche il viso lasciando scoperti solo gli occhi sono
pazze estremiste.
Promesse di amicizia e di affari futuri.
h. 16:45 dai minareti di tutta la città si alzano le voci amplificate dai
megafoni dei muezzin.
Suggestivo.
Torno nel parco davanti alla moschea e mi immergo nella scrittura del diario.
Passano molti venditori di tè, compro un bicchierino.
Anche venditori di granaglie.
Verso il tramonto è il turno dei lustrascarpe.
Vengo abbordato da un ragazzo. Va all’università, è iraniano, ha 19 anni.
Mi dice che le donne che qui in Turchia portano il velo non sono turche, sono
curde.
Allora riconoscono il Kurdistan come Stato a sè!
Il ragazzetto mi frega, mi aveva detto che mi puliva le scarpe gratis, poi mi
lascio sfilare 3 milioni.
Mi avvio verso la moto, ormai è buio.
Rivedo Mc Donald’s dopo settimane.
Passo vicino al porto. Bancarelle, urla, sirene di navi in partenza, gente che
pesca, che passeggia, che vende.
Faccio alcune foto notturne su un ponte.
Questa città di notte è magica, col suo allargarsi di bracci di mare ovunque,
navi immense che sfilano via silenziose, luci tremanti ovunque, riflessi sulle
acque nere.
Scrivo in mezzo a due ragazzi che pescano. E’ una scena che ho visto spesso.
In Italia è vietato.
Dei ragazzi mi chiedono l’elemosina.
QUI FINISCE IL DIARIO SCRITTO IN VIAGGIO. QUI SOTTO SCRIVO LE ULTIME COSE CHE RICORDO A MEMORIA, IN ATTESA POI DI SCRIVERE IL
DIARIO “COMPLETO” CHE RIPORTERA’ TUTTO.
30-8-2001
Istanbul-Grecia.
Saluto i toscani.
Problema di soldi.
Sbaglio strada.
Ritiro dal bancomat in paesino sperduto.
Conosco un impiegato comunale
con cui chiacchero: lavorano lui e la moglie, la situazione in TR è difficile.
Non c’è più lavoro. “Come andate avanti?” “Ritiriamo i soldi
che abbiamo in banca, poi quando questi finiscono...” Sguardo triste. Anche io.
Prima di andare mi regala una confezione di hamburger di pollo!
Passaggio di frontiera: km e km di coda, li salto grazie alla moto. Molti
suonano, forse a me.
Pazienza! Alla frontiera, abituato a quelle sovietiche, mi infilo, mi intrufolo,
pago la multa per eccesso di velocità fattami giorni prima, in 20 minuti ho
finito!
Frontiera greca: autolavaggio disinfettante. Mi faccio la doccia. Vabbè, tanto
fa caldo!
Strade larghe e veloci. Poi strade più strette, comunque buone.
Mare meraviglioso, odori di mare che mi riportano all’infanzia... che
nostalgia, vorrei che Manu fosse qui, in questo momento impazzirebbe di gioia,
adora il mare.
Sembra il sud Italia, sono posti bellissimi!
Destinazione: Salonicco.
Arrivo che ormai è buio, però voglio andare più lontano: in Calcidia.
Mi infilo in stradine di campagna microscopiche, faccio km nel nulla senza
sapere bene se la direzione è giusta. Ogni tanto chiedo, pare di sì.
All’ennesimo incrocio misterioso, incontro l’Uomo che Aspettava Me: fermo in
maniera incomprensibile, non si sa bene perchè, gli chiedo indicazioni per un
paesino. Lui abita lì, mi dice di seguirlo. In meno di mezz’ora siamo lì.
Ancora strada, alla fine arrivo dalle parti di Cassandra.
Cerco un campeggio, trovo un albergo.
Tiro sul prezzo perchè costa una follia. Alla fine spunto 115mila a notte.
Mangio gli hamburger sul balcone.
Camera molto bella.
Notte agitata.
31-8-2001
Mi sveglio con la febbre a 39. Sto malissimo, come in
Uzbekistan.
Mi manca Manu più che mai!
Diarrea, febbre alta.
Sto tutto il giorno a letto. Finisco il libro che ho portato in viaggio.
Digiuno.
Per fortuna ho ancora le medicine che mi diede Manu in Uzbekistan.
La sera sto meglio.
Scendo barcollante alla reception per sapere se posso avere un piatto di verdure
fresche. “Certo, al ristorante!” “In camera?” “Non
facciamo servizio in camera!” “Se allora ordino un piatto al
ristorante e me lo porto in camera??” Telefona al direttore e dopo qualche
contrattazione mi fa: “Non si può!”
Mi incazzo di brutto, ma me ne vado senza fare scenate, potrei cadere a terra!
1-9-2001
Mi sento molto meglio, spero che vada come la volta in UZB, in
cui la malattia durò un giorno.
Vado in paese, compro un costume e inizio il giro della penisola.
E’ bellissima, il mare è fantastico, poca gente.
Mi infilo nelle stradine sterrate, arrivo fino al mare.
In una di queste calette isolate mi fermo e faccio il bagno. Mi immergo e mi
asciugo al sole almeno 4 volte, poi dopo un paio d’ore riprendo il giro.
Vado alla ricerca di un posto romantico dove portare Manu l’anno prossimo.
Trovato!
Costa un po’, ma per 2/3 giorni si può fare!
Concludo il giro, bellissimi posti! Ci torno!
2-9-2001
Tappa prevista: Igoumenitsa. Più di 900 km.
La strada inizialmente è bella, poi diventa tortuosissima.
Ho ancora la diarrea, mi costringe a fermarmi parecchie volte, anche dietro un
cespuglio!
I paesaggi sono belli, ma ormai tra malattia, stanchezza accumulata e idea dei
km che mi mancano, sono esausto.
Il tempo peggiora molto, inizia a piovere.
Le mie gomme dopo 16mila km sono quasi finite, la sensazione di sicurezza è
ridicola!
Vado pianissimo, incrocio molte auto di francesi e tedeschi che corrono come i
matti, forse per non perdere il traghetto.
Non ho il biglietto, nè ho idea di quale traghetto prendere, se per Ancora,
Bari o Brindisi, nè conosco gli orari. Tra un po’ saprò!
Incidente di un’auto. La strada è scivolosa!!
I km non finiscono mai, sono esausto!
Visita ai monasteri delle Meteore. Non scendo dalla moto per stanchezza e
pioggia. Tanto ci torno!
Igoumenitsa!
Biglietto in una agenzia. Traghetto per Bari tra mezz’ora. Giusto in tempo!
Passaggio ponte, mi sistemo su una fila di sedie.
Scomodissimo.
Sono circondato da bambini urlanti, figli delle famiglie di immigrati turchi,
iraniani, ecc che tornano in Francia, Germania, ecc.
Ecco perchè tutte quelle auto targate F, D, ecc
Sono l’unico italiano.
3-9-2001
Alba nel mare. Bellissima.
Nottata quasi in bianco.
Da ore stiamo costeggiando una costa bassa: la Puglia.
Ok, sistemo l’orologio, elimino anche l’ultimo fuso. Ormai sono in Italia.
Il viaggio è finito.
Per la prima volta da quando viaggio in moto, sono contento di tornare a casa. Per la
prima volta non vedo l’ora di mangiare un piatto di spaghetti o una pizza!
Vabbè, meglio così, vorrà dire che eviterò almeno per un po’ la
depressione post-rientro!
Hanno legato la moto graffiandola. Pazienza.
Porto.
Direzione autostrada.
Autostrada a 160.
In un’area di sosta incontro un motociclista rumeno su Yamaha R6. Mi chiede
aiuto perchè ha la gomma posteriore finita. La guardo. Si vede la tela!!
Gli consiglio di andare non oltre gli 80.
Parte prima di me.
Mando un messaggio ai miei genitori chiedendo per cena una pizza.
Ricomincio ad andare a 160. Non lo incrocio più. Penso che si sia fermato in un’altra
area di sosta cercando una gomma dal meccanico.
Invece lo riprendo ancora dopo, sta andando oltre i 110 km/h! Un pazzo!
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Sono più carico che alla partenza... (32 KB) |
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h. 16:30 Roma.
Dopo 45 giorni sono di nuovo a casa.
Pizza pronta, che gioia!
Baci, abbracci, racconti.
I ricordi sono moltissimi, come sempre. Quest’anno forse di più.
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