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 Diario di viaggio Spagna 2006

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(Barcellona, Olot, Girona, Saragozza, Bardenas Reales, Donostia, Elantxobe, Bosque Pintado de Oma, Ea)

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Euskadi 2006 - Tu mi tubi!

Prima di tutto riporto il chilometraggio di Nelik!

Contachilometri alla partenza
214.422

Contachilometri all’arrivo
217.652

Chilometri percorsi 3.230

Giornate:
10 agosto 2006
11 agosto 2006
12 agosto 2006
13 agosto 2006
14 agosto 2006
15 agosto 2006
16 agosto 2006
17 agosto 2006

10/08/2006
Il traghetto è pieno di italiani, la gran parte diretti in Costa Brava a far casino. Per scaldarsi, iniziano qui.
Liti nella sala poltrone tra una capogruppo logorroica e ansiosa ed alcuni ragazzi. Ci sistemiamo alla bene e meglio tra e sulle poltrone, la notte passa. Giornata pigra sul ponte, leggiamo la guida.

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11/08

 

Porto di Barcellona

 

Colori del porto
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Tramonto a Barcellona

 

Colori del crepuscolo
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Il cielo sopra Barcellona è grigio, movimentato da nubi che si sovrappongono. Troviamo il B&B prenotato da Caterina.

 

 

Palazzo di Barcellona

 

Colori delle vetrate
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Si trova in un palazzo molto elegante, alle spalle delle creazioni più famose di Gaudì e degli altri grandi architetti che hanno trasformato Barcellona nella prima metà del ’900.
Usciamo immediatamente per godere della meravigliosa atmosfera di Barcellona.
Serata alla cerveceria “El Vaso de Oro” con aperitivi di tutti i tipi (pesce, carne, verdura cucinata come nemmeno nei ristoranti!), nella zona del porto antico.

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12/08
Ci prepariamo a partire per i Pirenei. Scopriamo, dopo un bel lasso di tempo, di aver dimenticato i paraschiena sul traghetto. Torniamo al porto, giriamo tra i vari uffici, telefonata in Italia per avere ulteriori notizie: spariti!
Amareggiati, partiamo per non far saltare troppo gli orari. Il tempo è brutto, come la strada: veloce, stretta. Per un lungo tratto il paesaggio è anonimo, offeso da tante abitazioni e dai segni dell’intensa attività industriale della zona.
A Ripoll, nel bel mezzo di un ingorgo, mi accorgo che Nelik ha la temperatura del motore alle stelle. Affianco, sputa del liquido, che scivola sull’asfalto filtrando da qualche punto della carena. Mi spavento, è la prima volta. A oltre 210mila km potevo anche aspettarmelo, ma in fondo non ce se lo aspetta mai.

 

 

Primi sintomi a Ripoll

 

Meccanico di strada
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Metto la moto sul cavalletto, smonto la carena. Cate nel frattempo gira nel centro storico, c’è una festa medievale. Non noto nulla di particolare, rimonto sperando che sia stato solo un eccessivo surriscaldamento. Non voglio indagare sulle cause.
Compriamo delle pesche e del parotxa, giriamo un po’ nel grazioso centro storico. L’ottimismo imperante mi prende la mano e mi fa allegramente proporre:
“Si va?”

 

Danno poco fuori Ripoll

 

Fungo bagnato...
fungo sfigato!
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Stavolta tengo d’occhio la temperatura, normalmente nascosta dalla colossale borsa da serbatoio, e vedo che sale alle stelle in pochi minuti, nonostante la leggera pioggia. Appena fermi, il cielo si apre, lo sconforto sale. Sotto una pioggia battente apro nuovamente la carena. Due motociclisti si fermano, nonostante l’acquazzone. Purtroppo non possono far altro che consigliarmi di andare a Girona, il centro più vicino con l’assistenza Honda.
Torniamo a Ripoll, telefono all’Europ Assistance, ma continua a cadere la linea. Caterina va a caccia di un meccanico, ma ovviamente è sabato, dove lo troviamo?
Poi arriva Francisco. Sgommando sulla sua auto taroccata, guardandolo solleva tutti i miei pregiudizi relativi al coattello di turno. Invece si ferma, chiede cosa è successo, come può aiutarci. L’ennesima lezione...e dire che pensavo di essere vaccinato a questo genere di considerazioni superficiali!
Ci porta in una mega area di servizio poco lontano, che comprende anche un meccanico, per auto. Smonto quasi del tutto la carena per rabboccare il liquido refrigerante, ormai praticamente esaurito. Francisco ci consiglia di andare ad Olot, a suo dire più attrezzato di Ripoll. Così sul tardi ripartiamo per fare questi pochi km.
Non faccio tanto caso al paesaggio, preso come sono dal malore di Nelik e dalla pioggia intensa. Olot ci accoglie malamente, non riusciamo a capire dove possiamo dormire. Le pensioni e gli alberghi che troviamo sono tutti al completo, non sappiamo cosa fare. L’ultimo albergo che sentiamo ci segnala una pensione che dovrebbe aver posto, la PENSION PUJOL. Ci si presenta come il castello di Frankestein Junior, un po’ in alto, sinistra nel suo squallore.
Cate resta fuori, io entro a chiedere informazioni nel bar annesso. Mi faccio largo in una cortina di fumo denso, la signora dietro al bancone è la versione anziana di Morticia della famiglia Addams. Ha delle movenze strane, limitate, sbieche, mi guarda in tralice. Chiedo se ha posto, risponde di no. Fuori intanto saetta come nemmeno negli incubi, mi lascio suggestionare e mi sento in un film di Dario Argento, mi aspetto che la serranda si chiuda di colpo, il pavimento sprofondi ritrovandomi nelle segrete di una rocca sperduta, umida, buia, ammuffita.
Mi riconnetto con la realtà, la signora fa lo sforzo di darci una singola, l’unica stanza libera di questo hotel de charme, al prezzo di una doppia, bontà sua! Chiedo prima di vederla e il ragazzino che sembra essere il nipote mi accompagna e mi mostra uno stretto loculo con claustrofobico bagno annesso. L’ennesimo tuono mi strappa di bocca un “Sì”, torno giù, consegno i documenti alla signora, assieme ai soldi del pagamento, ovviamente anticipato!

 

Pension Pujol a Olot

 

Stanza - stendino
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Cate per fortuna non appesantisce l’atmosfera già piena di negatività e prende il tutto a ridere. Stendo ovunque i nostri vestiti e gli altri oggetti inzuppati, gonfio il materassino e mi preparo ad un’altra notte stile traghetto, in terra.
Prima però voglio mangiare qualcosa, ma il nubifragio ancora una volta ci blocca. O meglio, mi blocca e nonostante la decisa contrarietà di Caterina, ci fermiamo nel bar/ristorante dove è iniziata la nostra avventura al Pujol.
La nonna di Morticia ci porta un aperitivo di olive disgustose, Cate chiede un’insalata verde (solo verde, mi raccomando!), io delle uova. Ci porta un’insalata che sarà stata preparata settimane prima con mais, tonno, carote, lattuga e altro ancora. Le mie uova per fortuna sembrano fatte al momento. Divoro tutto, Cate non tocca nulla. Io allora spilucco un po’ del tonno, al momento del conto la simpatica vecchina ci addebita ovviamente tutto, tra le vibrate proteste di Cate.

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13/8

 

 

Officina abbandonata a Olot

 

Officina specializzata
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Il sole torna a splendere, Morticia ci rallegra la mattina servendoci anche la colazione. Ci mette una tovaglietta di carta in due, ma per fortuna il resto è buono. Cate le lascia il segno della sua gratitudine in camera, nel corridoio e sull’ingresso!
Facciamo una passeggiata nella zona dei vulcani di Garrotcha. Cielo blu, destinazione Girona a caccia di un meccanico.
Passiamo Banyoles, un piccolo borgo con castello. Arriviamo a Girona e, dopo aver girato un po’ inutilmente, finalmente troviamo posto all’albergo Condal, subito ribattezzato Condom (53,60 € la doppia senza colazione).
Usciamo subito per fare un giro, città deserta. Vedo in lontananza un motociclista, mi butto quasi sotto le sue ruote, gli spiego il caso, mi indica Basoli.

 

 

Mura di Girona

 

Grande Muraglia di Girona
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Ci addentriamo nel centro medievale di Girona, molto bello. Andiamo nella parte alta, dove c’è l’università e quindi gli unici segni di vita in alcuni bar, con alcuni ragazzi che ridono e chiacchierano. Facciamo il giro delle mura, inserite in un bel parco. Ricomincia a piovere.
Uno scroscio ancora più violento ci spinge in un grazioso bar proprio di fronte all’ingresso dell’università.

 

 

 

Calcetto a Girona

 

Calcetto iper realistico
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Vorremmo una birra chiara, ma non riusciamo a spiegarci. Alla fine, finalmente, quando storpiamo il tutto in “clara” si illumina e chiede, speranzosa:
“Clara??”
“Sì, clara!!”, esclamiamo felici.
Scopriamo così che in Spagna la birra clara è una chiara, sì, ma allungata con un po’ di succo di limone. Per me disgustosa, per Cate una piacevole variante.
Riprendiamo la passeggiata, l’immensa cattedrale è aperta, nonostante l’ora, per un matrimonio. Ne approfittiamo per visitarla, osserviamo gli sposi che spariscono subito alla fine della cerimonia. Gli invitati escono, dopo un tempo lunghissimo arriva lui, dopo mezz’ora di attesa della sposa ce ne andiamo noi.
Ceniamo in un ristorante basco, primo contatto con i pintxos, gli elaborati aperitivi della loro cucina (1,25 euro l’uno). Purtroppo, siccome il conto è fatto in base agli stuzzicadenti rimasti nel piatto, uno per ciascun pintxos, ne perdiamo alcuni, con nostro sommo dispiacere. Scopriamo finalmente come si chiama la classica bionda alla spina: caña!
Al momento di uscire, panico, mal di pancia, disperazione: Cate non trova più la carta di credito. È la terza o quarta volta da quando la conosco, ho già perso il conto. Si cerca ovunque, ritorno in albergo con tonificante corsa a perdifiato, la digestione ringrazia bloccandosi. La carta ci aspettava in albergo, non capisce la nostra apprensione.

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14/8
Si apre la caccia al meccanico. Per fortuna, nonostante il giorno prefestivo, Basoli è aperto. Gliela lasciamo, sono molto disponibili e gentili. Facciamo la spesa, compriamo un giornale per cercare di capire cosa ci riserverà il meteo nei prossimi giorni.
Torniamo, conferma che la causa di tutto è uno dei tubi di gomma del radiatore che si è bucato, come avevo visto all’ennesimo smontaggio dell’altro giorno. Gli ha messo una specie di teflon, un po’ la stessa tecnica usata dagli idraulici. Ci giura e spergiura che è una soluzione senza rischi, sicura, l’ha già fatta tante volte. Se proprio ne abbiamo voglia, possiamo cambiare il tubo nei prossimi giorni.
Ripartiamo. Un paio di incroci dopo mi affaccio sotto la moto: gocce, tante, più di prima. Sconforto. Lascio Cate in albergo, io torno dal meccanico.
Prima, però, non fidandomi più tanto, provo a cercarne un altro. Purtroppo tutti quelli in cui provo sono chiusi. Non posso più girare con la temperatura costantemente alle stelle, devo tornare da Basoli.
Non è contento di rivedermi, probabilmente gli sto facendo saltare i piani di lavoro. Mi rimanda a dopo pranzo, ma senza troppa convinzione, mi dice che tubi adatti al CBR non ne ha. Salgo di sopra, nel concessionario, inizio a rompere l’anima a lui. Non mi va di perdere giorni e giorni di ferie per un tubo!

 

In cura da Basoli

 

Dottore, è grave??
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Facciamo diverse telefonate, al concessionario di Figueras troviamo quello che fa al caso mio, ma dobbiamo aspettare minimo due giorni. Dopo qualche minuto da sotto sale il meccanico, il ragazzo del negozio fa per parlargli, ma sa già tutto. Quasi esasperato mi dice di non preoccuparmi, pensa di aver trovato quello che fa per me, ma dopo pranzo.
Mollo l’osso, guardo un po’ di moto, soprattutto KTM, mi rifugio nel vicino Mc Donald’s dove posso rilassarmi nel cortile esterno, leggendo Orwell e il suo “Omaggio alla Catalogna”. Altri tempi, altre sensazioni, altri sentimenti (leggi la recensione nella Letture consigliate).

 

 

Liquido refrigerante

 

Sorso refrigerante
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Sento Cate, che nel frattempo gira nei negozi vicino l’albergo.
Alle 17 riusciamo a partire, ben forniti di liquido refrigerante per rabboccare eventuali perdite. Destinazione (sperata) Saragozza.
Il paesaggio si apre, gli spazi della Spagna centrale ci accolgono con ampie discese, lontane colline, il cielo ci abbraccia. La stessa strada si apre, si divide: tra i due sensi di marcia c’è un’ampia fascia incolta che in Italia verrebbe riempita da almeno altre 2 corsie.
Appena possibile l’occhio va sotto la moto, ma sembra tutto a posto. Il paesaggio desertico ci fa sognare l’Africa.
Il sole ci lascia con colori caldissimi, vivaci, che tingono di porpora e viola prima le ultime propaggini montuose poi la periferia di Saragozza.
Arriviamo nella piazza principale, parcheggiamo, Cate va a caccia di un albergo. Si ferma un motociclista scozzese, faccio fatica a capirlo. Viaggia con il figlio, vivono lì, ci consigliano un campeggio sotto ai Pirenei.
Dopo alcuni minuti Cate torna, andiamo all’hostal “Santiago”, un ostello un po’ inquietante al primo palazzo di un palazzo fatiscente in pieno centro. I corridoi sono stati da poco ridipinti in un verde mela acido allucinante (nel vero senso della parola!).
Rapida doccia, giro in centro, in piazza Santa Maria del Pilar, poi attraverso i vicoli nell’unica parte carina.

 

Cerveceria Murpy a Saragozza

 

Toreri da museo
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Ci fermiamo nella cerveceria Murpy, in una piccola piazza alberata dall’atmosfera familiare. Le pareti espongono una collezione fotografica di volti di toreri e scene di corrida. Anche i camerieri indossano giacche da torero. La stanchezza ci fa rientrare presto.

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15/8
La notte non è molto riposante e finisce all’alba, rotta da urla acute dalla strada. Inizialmente maledico i soliti ragazzi, che devono far sapere a tutti che stanno tornando da qualche locale, poi mi sveglio davvero e intuisco che le urla sono di italiani, ma non ne sono sicuro. Mi affaccio: vedo nel vicolo un folto gruppo di anziani pellegrini, probabilmente pugliesi.
Il motivo del contendere è la cena di ieri sera, poco gradita. Le urla e il casino che hanno messo in piedi sono indescrivibili, la signora dell’albergo è relativamente tranquilla, forse perché sa che sta arrivando la polizia. All’arrivo dei due agenti, gli anziani li circondano, urlando che la sera prima hanno mangiato malissimo, il baccalà, poi non so cos’altro.

 

 

Bar di Saragozza

 

Colazione fritta
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Bardenas Reales

 

Andiamo dritto?
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Bardenas Reales

 

Cappadocia spagnola
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Bardenas Reales

 

Palude Reale
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Negozio di Saragozza

 

Corto Nelìk
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Bardenas Reales

 

Cavaliere disperso
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Bardenas Reales

 

Montagna di cartapesta
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Tenda a Donostia

 

Campeggio libero!
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L’organizzatore spagnolo del gruppo è disperato, prega di farla finita, altrimenti non potrà più lavorare con gli alberghi. Iniziano ad andarsene, sono le 7. una signora inciampa, cade.
Nuove urla d’aquila si levano nel vicolo. Assieme a me, altre persone sono affacciate ad osservare la scena irreale.
Evviva i devoti pellegrini!
Visitiamo al volo la cattedrale, è ora di messa, il prete saluta un gruppo di fedeli da Napoli.
A metà mattinata partiamo, direzione nord.
A qualche decina di km a nord di Saragozza ci addentriamo nella zona delle Bardenas Reales, una serie di colline argillose erose dall’acqua e dal vento, una miniatura della Cappadocia, molto suggestiva. Il circuito sterrato è di una quarantina di km, imperdibili.
Giro e pranzo a Tudela, carina, calda. Autostrada per Pamplona. Inizia a far freddo, il vento è potente, vuole portarci via. Continuiamo a salire nelle montagne verdi, il freddo aumenta ancora, piove. Suggestivo ma...gelido!
Arriviamo a Donostia alle 21. cerchiamo disperatamente da dormire. Todo est lleno! Decidiamo dopo svariati ripensamenti di campeggiare sotto una chiesa in cima ad una collina in periferia, scoperta in uno degli ennesimi giri a caccia di un letto.
Caterina è tranquilla, io per niente. Mi sento totalmente esposto, nel cuore di una città, a chiunque abbia voglia di rompere le scatole o ai poliziotti pignoli. Prima di tornare sulla collina vista poco prima, ceniamo in un bar vicino allo stadio, con pintxos di frittata, salumi ed altro. Ci sistemiamo meglio che possiamo alle spalle di un cespuglio, siamo quasi del tutto nascosti alla strada.
Cate attacca un biglietto fuori dalla tenda:
“Hola! Somos turistas! Habemos buscado un habitacion pero estaba todo lleno! ...a las 8 mañana por la mañana desmontamos la tenda. Gracias!”

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16/8
Dormo male, gli incubi si susseguono. Ci alziamo definitivamente alle 8:30, anche se ho la sensazione di non aver mai dormito.
La missione è innanzitutto quella di trovare da dormire! Leggiamo la guida che indica un indirizzo dove ci rechiamo immediatamente, prima ancora di fare colazione. Nell’androne troviamo una ragazza seduta per terra, schiena al muro, che sta aspettando un’altra amica che le dica se prendere l’unico posto disponibile oppure fermarsi in quello che ha trovato lei. Questi minuti di incertezza le saranno fatali. Purtroppo anche noi non siamo sistemati completamente, perché c’è posto solo per stanotte, mentre domani è di nuovo tutto completo, quindi dovremo trovare un’altra soluzione.
Per il momento non ci pensiamo, a parte il dispiacere in quanto questo B&B è bello, sistemato su più piani di un palazzo nel centro moderno di Donostia.
Andiamo subito a fare un giro al porto, poi nel centro storico. Cate trova delle espadrillas, ma la scoraggio facendole notare alcuni difetti (e pensando al bagaglio che abbiamo, già over-size!).
Ci consoliamo con dell’ottimo vino ed alcuni pintxos in una storica vineria dietro la cattedrale, poi torniamo in albergo a fare un po’ di siesta, la nottata cittadina in tenda fa sentire il peso!

 

 

La Concha a Donostia

 

Cielo amichevole
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La Concha a Donostia

 

Meglio il riflesso
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Ponte a Donostia

 

Criniere al vento
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Ponte a Donostia

 

Sosta sul ponte
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Alle 19 siamo di nuovo in giro, stavolta sulla Concha, che bonita!
Incontriamo Giammarco e Chiara a Placa de la Costitution, sotto la finestra 136. La piazza, infatti, ha tutte le finestre numerate, pare perché fossero in vendita come posti durante alcuni spettacoli. C’è uno spettacolo di musiche e danze tradizionali.
Andiamo tutti insieme a caccia di uno dei ristoranti indicati dalla guida, nel quartiere di Gros. Il nostro obiettivo è Ramontxo, vincitore di diversi premi per i suoi pintxos. Ordiniamo: txangurro, sandwich di fegato d’oca, riso con setas, mousse di pescado, cigalas (con Giammarco che fa “cavolo, non pensavo che le cicale fossero così buone”!! dopo esserci tenuti la pancia del ridere per un quarto d’ora gli abbiamo spiegato che non sono quelle sugli alberi, ma quelle nel mare!)
Gara di fuochi artificiali, magnifici, visti dal ponte tra Gros e il centro storico.
Gelato, passeggiata, notte.
Il cuscino basco (un cuscino alto e lunghissimo) mi perseguita e turba i miei sonni.

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17/8
Cerchiamo nuovamente una pensione. Se non ci fosse stato il problema del tubo della moto, ancora più fastidioso, questo sarebbe stato il “leit motiv” della vacanza!
Fortunatamente la troviamo presto anche stavolta, la “Pension Lasa”, sistemata in un bellissimo palazzo d’epoca con una delle più belle scalinate in legno che abbia mai visto.

 

 

Rizo ed Equilibrio de Mar

 

Orgasmo alimentare
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Onde a Donostia

 

Un giovedì
da leoni (1)
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Giammarco e Chiara

 

Sembrerebbero normali...
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Giro diurno a Gros. Delusione per uno spettacolo purtroppo esaurito di balletto su musiche dei Pink Floyd. Ci consoliamo a colpi di pintxos, troviamo il MIGLIORE! È lui: l’uomo che ha creato l’“Equilibrio de Mar”.

 

 

 

Onde a Donostia

 

Un giovedì
da leoni (2)
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Spiaggia di Donostia

 

Cheeeese!!
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Prendiamo anche un “rizo de mar” ed un involtino di salmone, il tutto accompagnato da un bicchiere di txacoli.
Finiamo in spiaggia, il sole è caldo, ma il forte vento tiene bassa la temperatura. È pieno di surfisti. Tanto per cambiare, un fronte viola-pioggia oscura in pochi minuti il cielo, il vento diventa tempesta, la spiaggia ed il mare si svuotano in un istante. Alte colonne di sabbia sollevate dal vento disegnano vortici nelle vie del lungomare.
Decidiamo di guardare tutto dall’alto dal monte Igueldo, ci abbracciamo baciati da un tramonto di mille colori.
Alla base della collina c’è un mini-quartiere godereccio, di locali, stand con spettacoli all’aperto, bar, centri fitness e molto altro.
Ultime foto per il “Peine de Viento”, poi torniamo in centro per incontrarci con Giammarco e Chiara. Purtroppo è tardi, giriamo come trottole nel centro e nel porto, ma non troviamo nulla di aperto. Non ci resta che ingurgitare degli hamburger in una specie di Mac Donald’s locale.
Stasera sono di scena i fuochi d’artificio italiani. Purtroppo l’assenza di vento fa ristagnare il fumo che copre a volte quasi completamente ed in ogni caso smorza i colori e gli effetti altrimenti spettacolari.

 
 

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