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Letture consigliate
In questa pagina ho scritto una serie di considerazioni su libri che riguardano più o meno direttamente
lUzbekistan, alcune regioni dellAsia Centrale, il Caucaso e la Turchia.
Questa recensione non vuole avere il carattere bibliografico nè tanto meno ha la pretesa di essere esaustiva,
ma è soltanto l’elenco dei libri che ho letto a riguardo, con il mio commento.
Ho inserito anche un breve giudizio sulle guide turistiche e sulle cartine stradali che utilizzerò
durante il viaggio.
N.B. In questa pagina ho inserito solo i libri non presenti tra le
Letture consigliate di Samarcanda 2001.
N.B. i libri sono commentati in ordine di preferenza, e la scala di valore è data con i simboli
: da un massimo di 5 a un minimo di 1. La
lode invece è indicata con il simbolo
.
I libri recensiti possono
suddividersi essenzialmente in tre categorie, più la voce a sè stante della
cartografia:
Narrativa
Guide turistiche
Altri libri: non sono
strettamente correlati alle zone attraversate, ma sono sicuramente interessanti per un viaggio n el Caucaso
e in Asia Centrale
Cartografia
Narrativa
Nella città del pane e dei postini
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di Giorgio Messori, 232 pp., ed. Diabasis 2005 € 12,50 |
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Libro toccante per tanti motivi. Innanzi tutto, lho acquistato dopo aver recentemente letto la notizia
della sua morte. Poi lo stile con cui è scritto, praticamente una lunga chiacchierata con un amico. E qui
subentra il dolore per la perdita di questuomo, mai conosciuto fisicamente, ma che apre il proprio cuore,
confidando i ricordi più intimi, ammettendo le proprie paure e raccontando le impressioni a caldo come farebbe
un amico di vecchia data. Infine il fatto che nomini così spesso ed argomenti in differenti modi il concetto di
morte; nel senso che aumenta ulteriormente lamarezza questa sorta di preveggenza, chissà quanto consapevole
(visto che le biografie parlano di lunga e dolorosa malattia).
Quello che racconta spazia dalla realtà che vive quotidianamente nella città in cui si è trasferito per lavoro,
Tashkent, alla propria infanzia e alluniverso di ricordi, collegamenti, riferimenti, sogni che in fondo
costituiscono lessenza di ciascuno di noi.
Messori parla anche di altre città uzbeche, anche se solo accennate, mentre si dilunga maggiormente su un breve
viaggio in Kirghizistan (di cui, tra laltro, credo esca a breve - fine marzo 2007 - un libro, sempre per le
edizioni Diabasis) e, in definitiva, apre una finestra sulla mentalità, le usanze, le abitudini degli uzbechi.
Non si può non rimpiangere ancora la sua scomparsa, visto che sarebbe stato bellissimo provare ad incontrarlo
nel suo regno fatato, nella nuova casa col giardino da sempre sognato, conoscere la moglie incontrata là.
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Il viaggio del destino
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Carla Serena da Venezia al Caucaso - di Daniela Pizzagalli, 318 pp., ed. Rizzoli 2006 € 18,50 |
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Biografia di una viaggiatrice sino ad oggi pressochè sconosciuta. Lo stile con cui Daniela Pizzagalli
racconta la vita di Carla Serena è pacato ma al tempo stesso coinvolgente, merito sia suo che, naturalmente,
delle vicende della protagonista. Da queste emerge una donna energica, curiosa, aperta. Incredibilmente
addentro alle dinamiche dei Palazzi, tutti indistintamente. Dal palazzo dello Zar, a quello dello Scià,
al Re dItalia, a quello della Grecia fino alla modesta abitazione dellultimo principe circasso.
Purtroppo, come spesso accade con gli scritti di molto tempo fa, non si riesce ad entrare davvero in contatto
con lio narrante, che funge solo da narratore. In ogni caso la lettura non è mai noiosa, merito senza
dubbio dello stile moderno dellautrice.
Per quanto riguarda il racconto vero e proprio, Carla Serena attraversa principalmente la Georgia
e marginalmente anche lArmenia e lAzerbaijan (oltre alla allucinante avventura in Persia).
Vengono tratteggiati luoghi, ma soprattutto persone ed è molto interessante vedere emergere dal passato
rituali, abiti e tradizioni ormai scomparse e vedere in erba i venti e le passioni che di lì a poco
avrebbero sconvolto il mondo, per usare le parole di Reed.
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Viaggio in Armenia
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di Osip Mandelštam, 192 pp., ed. Adelphi 2002 € 10,00 |
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Libro dalla visionaria poetica il cui punto di debolezza ed al contempo di forza è la
sua trasversalità, la trascendenza dellocchio mentale che vive lArmenia,
quellocchio che cerca la forma, lidea, lattende.
Quelli di Mandelštam sono scontri sensoriali col materiale e limmateriale e la
forza del libro è data proprio dalla libertà che questa scelta gli consente; la debolezza
invece fa sorvolare e solo intravedere, attraverso un caleidoscopio di metafore e similitudini,
le meraviglie oggettive incontrate.
La storia personale di Mandelštam è da brivido, come molte dei suoi contemporanei,
negli ultra - repressivi anni 30 sovietici. Poichè non allineato col dogmatico realismo
governativo, viene prima redarguito dallindulgere ancora nel barocco imperiale,
poi viene messo in condizioni di non nuocere, impedendo la pubblicazione delle sue
opere. Grazie ad alcuni amici riesce comunque a far apparire i suoi scritti su alcune riviste
letterarie (i cui redattori verranno successivamente rimossi), quindi si passa alle maniere
forti, arrestandolo e condannandolo allesilio ed in seguito alla detenzione dove, dopo varie
traversie, troverà la morte.
Per concludere, il libro è indubbiamente interessante per i molti spunti poetici che offre; lo
stile ricorda quello di Majakovskj, anche se meno asciutto, più lirico. Mi rendo conto di
muovere le stesse critiche della censura sovietica, quando osservo che però chi si dovesse aspettare
descrizioni di luoghi, persone e paesaggi, deve aspettarsi solo pochi accenni, anche
perchè la composizione originale è di alcune decine di pagine. Le rimanenti sono o appunti
presi a latere o composizioni coeve ma slegati dal tema armeno o scritti della curatrice.
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Un falso derviscio a Samarcanda
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di Arminius Vambéry, 152 pp., ed. TCI 1997 L. 20.000 |
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È la nuova pubblicazione di un libro uscito originariamente, in Italia, nel 1873. Anche la traduzione non è
cambiata, quindi da un lato c’è il fascino della lingua quasi scomparsa, dall’altro indubbiamente la narrazione
perde mordente.
La motivazione filologica alla base del viaggio è suggestiva. L’autore, ungherese, vuole scoprire, sulla
falsa riga delle ricerche linguistiche compiute qualche decennio prima da Jan Potocki nel Caucaso (vedi sotto),
la vera radice della sua lingua madre, chiarendo una volta per tutte il dilemma tra l’origine finnica e quella
tatara.
Noi oggi parliamo senza fatica di ceppo ungro-finnico, ma non è sempre stato così.
L’autore vuole quindi addentrarsi nell’Asia Centrale per capire e scoprire: la curiosità, motore dell’uomo. Il
problema è che deve avventurarsi in terre tenute da khan sanguinari, in grado di ridurre in schiavitù od
uccidere senza il minimo tentennamento.
Per affrontare un’avventura tanto pericolosa decide quindi di travestirsi da derviscio e seguire una
carovana.
Al di là dei prevedibili cambiamenti nei quasi 2 secoli trascorsi, il libro è molto interessante perchè
tratteggia dal vivo la corte, le abitudini, l’atmosfera e le crudeltà dei khan di Khiva e Bukhara. Inoltre
rivela perfettamente la durezza dei viaggi dell’epoca (il nostro, infatti, rischia più volte di morire
di sete nei lunghi attraversamenti dei deserti che circondano le poche oasi esistenti).
Infine ci consente di osservare l’aspetto originario dei luoghi magici di Khiva, Bukhara e Samarcanda,
oltrepassando la patina moderna. Aspetto originario che in ogni caso era destinato a durare poco, poichè qualche
anno dopo il viaggio di Vambéry, iniziò da parte dell’impero zarista la conquista sistematica del Turkestan,
soggiogando i vari khan ed emiri.
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A Est di Hamilton Road - Viaggio nel Kurdistan turco
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di Alessandro Gandolfi e Massimo Maugeri, 118 pp., ed. EDT - Orme 2000 L. 16.000 / € 8,26 |
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Lettura simpatica e agile che fa pregustare le avventure e le esperienze umane di un viaggio in una
zona così poco visitata e quindi aperta e curiosa verso gli stranieri come il Kurdistan turco, coincidente
con l’Est della odierna Turchia. La stessa zona chiamata Armenia Occidentale dagli armeni ... tanto per
capire le tensioni e le molteplici rivendicazioni su una singola zona geografica!
Terra fierissima, non è un luogo comune ricordarlo perchè lo si avverte sempre, anche se esteriormente non
c’è una presa di posizione aperta e netta come si può trovare nei Paesi Baschi spagnoli. Qui il governo
turco si comporta in modo molto più pesante rispetto a quello che spagnolo, da vera forza di occupazione,
ma la situazione (politica e storica) nei due Paesi, Spagna e Turchia, è anche completamente diversa.
A parte questo, di politica si parla abbastanza poco, anche se da mille aneddoti traspare la situazione
esistente.
Il viaggio si svolge in una piccola porzione di Kurdistan, in pochi giorni, ma bastano ad avere un
assaggio e far capire cosa si può trovare: drammi umani come i rifugiati dal vicino Iraq oppure le
tante, paradossali e spassose avventure di una umanità aperta e accogliente.
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Georgia, Armenia, Azerbaijan: una chance europea?
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di Aldo Ferrari, 21 pp., ISPI 2006, www.ispionline.it/it/documents/wp_1_2006.pdf (522 KB) |
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Saggio scritto in relazione ad un work package di un progetto dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica
Internazionale). All’indirizzo
aliseo.wordpress.com/2006/11/12/working-papers-dallispi
sono disponibili anche gli scritti relativi agli altri work packages.
Aldo Ferrari tratteggia rapidamente la storia recente e meno delle tre repubbliche caucasiche: pre- e post-
URSS, relazioni con l’Europa e gli Stati Uniti.
È uno scritto molto equilibrato, breve ma esauriente, consigliato per avere un aggiornato quadro socio-economico
della regione (anche se non capisco il nome del programma - “Caucaso e Asia Centrale” - visto che non si parla
mai di quest’ultima regione!).
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Guide turistiche
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Altri libri
Non sono strettamente correlati alle zone attraversate, ma sono sicuramente interessanti per un viaggio in
Asia Centrale, Caucaso e Turchia.
La via per lOxiana
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di Robert Byron, 402 pp., Adelphi Edizioni 2000, € 9,30 |
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Mitico libro di Robert Byron che viaggiò nellOxiana, ossia nei territori oggi compresi tra Afghanistan,
Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, ma anche in Siria ed altre zone del Medio Oriente negli anni 30 del secolo
scorso.
Descrive con metodicità e meticolosità i tanti, tantissimi monumenti incontrati e testardamente cercati, sulle
tracce di altri viaggiatori del passato ed inoltre racconta anche molti aneddoti che poi danno il sale alla
narrazione.
Mette una grande nostalgia per diversi motivi: in primo luogo per la modalità del viaggio, fatto ancora in
un periodo in cui esistevano sì i mezzi a motore (automobili, camion), ma non appena possibile o necessario
questi erano sostituiti dal caro, vecchio e tremendamente romantico cavallo.
In secondo luogo, per i Paesi attraversati, oggi, purtroppo, teatro di terribili guerre e quindi non solo
inaccessibili, ma anche irrimediabilmente modificati se non perduti (basti pensare ai giganteschi buddah di
Bamiyan, nonostante Byron li disprezzi platealmente!).
Un libro indispensabile per chi dovesse attraversare lodierno Iran (inutile citare lAfghanistan
per ovvi e deprimenti motivi), ma in ogni caso interessantissimo per capire e (ri)scoprire i costumi (inteso
come linsieme di abitudini, usanze e caratteri, oltre che labbigliamento) fino a pochi decenni
fa ancora comuni in Asia Centrale, come gli afghani spesso descritti con una rosa in bocca o appuntata sul
vestito, oppure i coloratissimi vestiti tradizionali dei turcomanni, uzbechi ed altri popoli incontrati.
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La bastarda di Istanbul
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di Elif Shafak, 390 pp., Edizioni Rizzoli 2007, € 18,50 |
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Non è esattamente un grande affresco alla Dottor Živago di Pasternak, ma poco ci manca. Le vicende
descritte da Elif Shafak ripercorrono dallalto, con piglio letterario ma non superficialmente,
le terribili vicende del popolo armeno nella Turchia dei primi del 900.
Ci sono tutti: i turchi rimasti in Turchia alle prese con un passato scomodo, quelli emigrati negli Stati Uniti ancor
più privi di memoria storica, gli armeni scampati al genocidio e obbligati a vivere senza passato per poter restare in
Turchia e gli armeni della diaspora negli Stati Uniti, aggrappati al passato per poter conservare la propria
identità.
Si leggono con enorme interesse le ragioni degli uni e degli altri, di questi quattro grandi gruppi così vicini,
così lontani. Per colpa di alcune frasi fatte pronunciare ai protagonisti armeni del romanzo, la scrittrice è
stata incriminata alla fine del 2006 per aver denigrato lidentità nazionale turca, ma per fortuna
è stata assolta.
I luoghi descritti si riducono alla sola Instanbul, anche se gli eventi si allargano sui territori più a Est,
quelli della presenza armena ai tempi dei Giovani Turchi. Le analogie tra gli armeni e gli ebrei sono
sconvolgenti: si ritrova la stessa identica caratterizzazione fisica (naso adunco e così via), caratteriale,
religiosa e quantaltro. Tutto per giustificare leliminazione sistematica di un gruppo etnico
colpevole di ricoprire posti di rilievo in una società in rapido cambiamento. In altre parole, economia,
soldi: da sempre, lo stesso.
A mio avviso questo libro è un fondamentale tassello per comprendere gli avvenimenti e soprattutto la situazione
odierna, senza le scontate posizioni assolutiste sollevate da avvenimenti così immensamente tragici. Come spesso
accade, la verità non è così semplice o meglio, i fatti parlano da soli, ma per avere un quadro completo non ci si
può dimenticare di alcune pennellate, rese con grazia, eleganza ed equilibrio da Elif Shafak.
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Pianeta Caucaso - Dalla Circassia alla Cecenia: un reportage dai confini dellEuropa
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di Wojciech Górecki, 212 pp., Edizioni Bruno Mondadori 2003, € 10 |
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Il primo nome che viene in mente leggendo questo libro è Tiziano Terzani. Si ritrova la stessa passione,
curiosità, ritmo e lo stesso stile coinvolgente, allo stesso tempo colloquiale ma rigoroso.
Questo per dire che è un libro piacevolissimo anche se, tanto per cambiare, non tratta la parte di Caucaso
che attraversemo, bensì quella inclusa nella Federazione Russa: Cecenia, Daghestan, Inguscezia e mille altre
Repubbliche più o meno estese.
La Storia, ben documentata con date e citazioni, è affiancata da decine di aneddoti ed esperienze di vita
vissute dallautore nel suo periodo di permanenza in quella Regione che consentono, per quanto possibile,
di entrare empaticamente in sintonia non solo con i drammi passati ed attuali, ma anche con le tradizioni, le
usanze e i caratteri delle popolazioni incontrate.
Come già detto per altri libri, ma questo in particolare, è indubbiamente interessante per capire gli equilibri
del Caucaso e come gli sconvolgimenti politici degli ultimi 20 anni abbiano influito ed influenzato anche gli
Stati della Transcaucasia (Georgia, Armenia ed Azerbaijan), direttamente coinvolti nel viaggio.
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Nel regno di Urartu
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di Mirjo Salvini, 34 pp., Archeo n.2 Febbraio 2002 € 5,20 |
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Dossier della rivista Archeo di qualche anno fa. Molto, molto interessante: esamina brevemente ma esaurientemente
tutti gli aspetti della civiltà urartea: le origini, larte, le opere ingegneristiche, la lingua (cuneiforme
e in gran parte ignota ancora oggi), lespansione, le influenze date e ricevute. La zona interessata è
prevalentemente la Turchia orientale, ma ovviamente è inclusa anche lArmenia (poichè il nome Urartu deriva
da Ararat, che fu quasi sempre nel territorio dellodierna Armenia), parte della Siria e dellIran.
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Nelle steppe di Astrakan e del Caucaso (1797 - 1798)
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di Jan Potocki, 220 pp., ed. Mondadori 1999 L. 11.000 |
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Solo tre perchè, come la maggioranza
dei libri disponibili, si svolge nel Caucaso settentrionale, quello oggi incluso nella Federazione Russa e
non nella cosiddetta Transcaucasia (Georgia, Armenia, Azerbaijan), quindi non nelle zone che visiteremo.
Dopo aver letto il libro della Castoldi (vedi sotto), quello di Potocki appare ancor più come una
finestra su un mondo definitivamente scomparso, poichè il viaggio in questione si svolge negli ultimi
sprazzi del XVIII secolo, poco prima che limpero dello zar, la Russia, arrivasse a sottomettere ed
azzerare molte delle sfaccettature della razza umana.
Viene tratteggiato un caleidoscopio di popolazioni, lingue, dialetti, usanze, costumi che non ha eguali.
In uno spazio relativamente ristretto trovano, o meglio trovavano, posto decine di tribù (o orde, come le
chiama Potocki, rifacendosi ad una terminologia storica che ha dato il nome, tra gli altri, anche
allOrda dOro) ognuna con le sue tradizioni e dalle alleanze nomadi, come loro.
Oltre alle annotazioni etnografiche e geografiche trovano posto innumerevoli spunti ironici e curiosità
che valgono senza dubbio la lettura del libro, considerati anche i bei disegni in appendice dei costumi
e di alcuni personaggi dellepoca.
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I Tatari di Crimea, i Tedeschi del Volga, le minoranze scomparse del Caucaso
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di Giulia Lenzi Castoldi, 170 pp., Pagine editore 1995 L. 18.000 |
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Saggio storico su alcuni misfatti e tragedie sapientemente occultate per decenni dallUnione Sovietica.
Documentatissimo, introduce storicamente alcune comunità ed etnie presenti nei territori caucasici e
dintorni e ne descrive le vicende storiche, principalmente di persecuzione dovuta sia a resistenze
culturali e religiose nei confronti del potente vicino russo, sia, e questo a mio avviso è il lato
più drammatico, solo sospettate o peggio ancora inventate.
Il periodo storico è sia quello dellimpero zarista, sia quello del Terrore Staliniano, sul finire degli
anni 30. Intere comunità sradicate dai loro luoghi originari e deportate (come coloni
speciali, anche la beffa della definizione!) in Siberia o in Asia Centrale. Decenni trascorsi per
vedere le loro ragioni nuovamente rispettate e nuove tragedie per chi ha voluto tornare indietro, trovando
abitazioni occupate da nuovi coloni (stavolta russi, ucraini, ecc).
Sebbene le zone descritte non verranno toccate, indubbiamente è un libro interessante per conoscere alcuni aspetti
della Storia colpevolmente ignorati, anche per la mancanza o la difficoltà ad accedere a fonti ufficiali.
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