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 Diario di viaggio “IncrediBali 2009”

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(Ubud, Lembongan, Kuta)

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Indice

Giornate: 
25 agosto 2009 - “Pure il rafting!”
26 agosto 2009 - “I galli di Lembongan”
27 agosto 2009 - “Snorkeling a Lembongan”
28 agosto 2009 - “La benedizione dell’Agung”
29 agosto 2009 - “Il triste rientro”
30 agosto 2009 - “La tortura finale del volo”

25/08/2009 - “Pure il rafting!”
Oggi ho prenotato una discesa di rafting. M’è passata la voglia, ma ho già pagato dopo le mille insistenze del ragazzo che ci ha noleggiato lo scooter, con la sua cantilena, ogni volta che ci vedeva:
“Fapio! Raptiiiiiin’!”, storpiando il mio nome e allungando all’inverosimile la “i”.
Alla fine ho ceduto, anche perchè Caterina ha prenotato una lezione di cucina. Lei finirà alle 13, io alle 15.
Questa camera fa schifo. L’aspetto positivo è che dormiamo nel bosco, vicino ad un torrente la cui acqua scrosciante fa un suono rilassante molto simile alla pioggia. L’aspetto negativo è che dormiamo nel bosco e questa notte siamo stati svegliati più volte da un uccello dal verso ridicolo e potente che ha pensato bene di mettersi a “cantare” proprio davanti alle nostre finestre.
L’autista del “raptiiiiiin’” è in ritardo, ma finalmente arriva. Capito in macchina con quattro olandesi logorroici. Tutti quelli che ho conosciuto fino a oggi sono così, nonostante Caterina si ostini a dire che in genere sono taciturni.
“Magari!”, penso mentre viaggio nella campagna rimbambito dalle loro chiacchiere continue e ad alto volume.
Arriviamo sul luogo delle operazioni. La direzione iniziale è sempre quella per il Pura Besakih, poi deviamo verso il corso del fiume principale di Bali, torturato da diverse compagnie sportive che offrono rafting e altri sport acquatici.
“Fino a un paio di anni fa c’eravamo soltanto noi! Oggi invece ci sono altre 4 società che organizzano il rafting”, mi dice con una nota di dispiacere il nostro accompagnatore.
Mi pento sempre più d’alimentare questo tipo di attività, poi mi lascio andare e seguo le istruzioni della guida. Ci aspetta una discesa lunga 14 chilometri, con un salto finale di quattro metri. Mi mettono in barca con quattro australiani. Non riesco a capirli, masticano le parole e poi le sputano in uno slang ciancicato incomprensibile.
Il paesaggio è molto bello, ma l’acqua - ovviamente - è poca, ci incastriamo e strusciamo spesso e volentieri come un biscia sulle rocce. La vista dei contadini al lavoro, carichi come muli mentre noi facciamo gli imbecilli su un gommone sgonfio a pochi metri di distanza mi mette a disagio. In ogni caso alla fine mi diverto e riusciamo a superare diverse imbarcazioni che ci precedevano. In breve, diffondo la mia passione motociclistica al resto dell’equipaggio e diventiamo l’“imbattibile squadra di Valentino Rossi e Mick Doohan”. Tant’è che riusciamo a sorpassare, nonostante il torrente sia strettissimo e tortuoso tra mille deviazioni e ostacoli, tutte le barche che ci precedono.

 

 

Cascata lungo il rafting a Bali

 

Primo!
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Sosta a metà strada, fine della discesa in testa al gruppo con salto finale di quattro metri di cui mi rendo conto solo parzialmente. Non so se sia l’attitudine al rischio che ho andando in moto da una vita, fatto sta che considero il salto con molta freddezza, mi imbrago per bene e stringo alle cime, saltiamo, bene, tutto ok. Poca adrenalina.
Ultimo pezzo in totale rilassatezza nella corrente ora calmissima. Ci fermiamo nel punto raccolta finale, lunghissima risalita su centinaia di gradini.
In cima alla scalinata infinita c’è un ristorante dove ci cambiamo e pranziamo, tutto incluso nel prezzo pagato.
Rientro sempre scandito dalle chiacchiere dei quattro olandesi ritrovati. L’autista mi abbandona in auto davanti a un’agenzia viaggi all’ingresso di Ubud, aspettando non so cosa. Chiedo informazioni, ma inutilmente. Dopo una ventina di minuti mi spazientisco, saluto e torno a piedi.
Pomeriggio di shopping al mercato, contrattando su tutto, fino all’ultima rupia. L’artigianato locale è davvero bello e molto vario, da utensili per la cucina, molti decorati con profumatissimi riccioli di cannella, a delicate sculture in legno o pietra, a spille e altri oggetti femminili e così via.
Compriamo il biglietto del pullman per Sanur. Partiamo domattina alle 9 con l’idea di imbarcarci verso l’isola di Lembongan, dove trascorreremo in pace e rilassatezza gli ultimi giorni di vacanza.
Nel tardo pomeriggio restituiamo definitivamente lo scooter e chiudiamo il pomeriggio da Mami, l’amica di Caterina proprietaria del centro estetico.
Ceniamo in un waroeng fighetto, ma molto buono. Quando usciamo per tornare verso l’albergo, passiamo davanti ad un padoglione all’aperto dove si sta esercitando un’orchestra di gamelan. Restiamo ad ascoltare affascinati. Un ragazzo giovanissimo sembra guidare tutti gli altri, effettivamente è molto bravo e carismatico.
Impacchettiamo i bagagli fino alle 23.

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26/08/2009 - “I galli di Lembongan”
Ci svegliamo, prepariamo gli ultimi bagagli, rapida colazione e ci ritroviamo in pullman con una simpatica coppia di mezza età di australiani. Lei è insegnante e in breve iniziamo a parlare dei problemi di integrazione razziale, dell’emigrazione e di altri problemi che affliggono molti Paesi del mondo.

 

Traghetto per Lembongan a Sanur

 

Imbarco al volo
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Arriviamo a Sanur sotto un sole rovente. Facciamo il biglietto del traghetto in un ufficio lungo la spiaggia. Non capiamo dove sia il porto, poi capiamo che ... il porto non c’è! Le barche sono ormeggiate nell’acqua bassa. Quando arriva il momento della partenza, due tipi afferrano la barca e la trascinano verso riva. Dobbiamo salire “al volo”, peccato che ci bagnamo tutti inesorabilmente, io fin quasi alle mutande.
Sulla barca abbiamo il solito contatto traumatico con altri italiani: urlano, gesticolano, si agitano, impongono la loro conversazione a tutta la barca.
Stiamo navigando nell’oceano verso l’isola di Lembongan, mare tropicale e mille stimoli da cui farsi rapire, l’isola di Bali e la sua magia e loro parlano di appalti, concorsi pubblici, lavoro, politica. Mi assale una doppia tristezza: una contingente, dovuta a queste conversazioni e l’altra in prospettiva, per il ritorno ormai imminente in Italia.

 

 

Essiccamento delle alghe a Lembongan

 

Insalata di mare
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Arrivando a Lembongan fiancheggiamo due baie con ville e abitazioni eleganti. Il porto, invece, è circondato da baracche malmesse di pescatori. Lungo tutta la riva seccano alghe in grande quantità. Le vendono ai giapponesi che le usano per preparare creme di bellezza e altri cosmetici.
La gente è incredibilmente meno cordiale che a Bali: passiamo da un eccesso all’altro in pochi chilometri!
Seguiamo le indicazioni di un amico di Aruna che incontreremo nei prossimi giorni. Ci ha indicato il Ketut Losmen, ma non ci convince, soprattutto per la spiaggia mediocre che ha di fronte.
I prezzi sono tripli rispetto ad Ubud, per tutto: alberghi, scooter, benzina, cibo.
Un tizio ci vede ciondolare dubbiosi nel cortile del Ketut Losmen e ci offre di accompagnarci alle spiagge a pochi chilometri da qui, molto più belle a suo avviso.
Lascio Caterina con tutti i bagagli e vado col tipo, abbarbicato precariamente su un pezzetto di sella del suo motorino sgangherato.
Mi porta a Mushroom Beach, dove interpello tre alberghi. Il tipo mi presenta nelle varie reception. Uno, bellissimo, ha posto, un altro solo per stanotte, il terzo è completo.
Non sono convinto e in più ho il terribile morbo della curiosità: forse nella prossima spiaggia c’è il paradiso e io non lo so!

 

Dream Beach a Lembongan

 

Bagno rilassante
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Mi faccio quindi portare alla Dream Beach, l’ultima raggiungibile con una certa facilità. Ha un solo albergo, piuttosto bello, ma il posto non mi convince, la spiaggia è troppo esposta al mare aperto, le onde alte sono stressanti per fare il bagno.
Torniamo al porto a riferire a Caterina. Lei ha provato a chiedere agli affitta-camere nei dintorni del porto, ma hanno prezzi alti e sistemazioni non entusiasmanti. Decido di rischiare convincendola ad andare a Mushroom Beach. Caterina va sullo scooter di un amico del mio “autista”, io con lui. Incredibilmente riusciamo a portare tutti i bagagli in equilibrio precario. Prima di andare, saluto una scimmietta dallo sguardo vispo, pronto e simpaticissimo. Le regalo una banana e lei, per risposta, scherza un po’ con me. Purtroppo è incatenata e continua a saltare e dimenarsi istericamente nel breve raggio d’azione consentito.
Per fortuna il posto splendido a Mushroom Beach conquista immediatamente Caterina, facendo passare in secondo piano i 70 dollari a notte chiesti. La stanza è in realtà un bungalow tradizionale. Non ha la magnificenza di Villa Shanti, ma è comunque un posto splendido. In più, abbiamo la vista mare.
Trascorriamo il pomeriggio sulla spiaggia, tra bagni, sole e passeggiate. La corrente in acqua è molto forte.
A metà della spiaggia c’è un tempio all’ombra dell’immancabile albero monumentale e meraviglioso. All’interno un gruppo di donne sta pregando, sotto l’occhio severo di un anziano monaco. Devo ancora capire se piantano gli alberi dove c’è un tempio o se accade il viceversa. Se è più sacro il tempio o l’albero. Perchè davvero questi esemplari così immensi incutono rispetto e amore allo stesso tempo e palesano la forza della Natura a cui l’uomo dovrebbe rendere grazie.
Proprio a fianco del tempio assisto ad una nuova battaglia di galli. Se devo credere al Fato, mi chiedo perchè sono stato impossibilitato ad assistere al rito conclusivo della cerimonia di cremazione, mentre invece sono stato esposto già due volte alle battaglie tra galli. Forse sono ancora troppo legato alla concretezza del mondo occidentale e non avrei comunque gli strumenti per apprezzare e comprendere più a fondo il significato profondo della cremazione e la cultura ad essa sottesa.
Fatto sta che mi ritrovo in mezzo a decine di persone che si accalcano attorno ad una quindicina di galli, di cui uno ormai morto. Un altro perde il combattimento ed il padrone gli slega la lunga lama che aveva legata ad una zampa. Come tutti i galli che combattono, d’altronde.

 

 

Barche di pescatori a Mushroom Beach, Lembongan

 

Colorati ragni marini
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Di fronte al tempio e all’arena di combattimento improvvisata, si accalcano le coloratissime imbarcazioni dei pescatori.
Finalmente riusciamo ad ammirare il tramonto, con il sole che si tuffa nel mare, anche se ad essere pignoli, l’ultimissima parte è nascosta dal basso profilo di Bali, all’orizzonte.
Il vulcano Agung ci saluta, imponente, magico e misterioso, alla nostra destra, oltre il braccio di mare che ci separa da Bali.
Ceniamo in un ristorante vista mare poi, verso la fine della serata, si alza, lamentosa e monotona, la litania di una cerimonia.
Andiamo al tempio e troviamo tre persone: due uomini e una donna, tutti anziani. Parlano al microfono e sembra che il monaco descriva la scena che poi la donna va a recitare, leggendo un libro. Il terzo uomo approva col capo, un po’ si guarda intorno e un po’ cerca di concentrarsi. Non capisco se si tratta di una pantomima o di un altro tipo di cerimonia.
Dura una mezz’oretta, poi in lontananza sentiamo arrivare la stessa litania, probabilmente dal tempio che ho fiancheggiato stamattina col tipo, mentre andavamo alla Dream Beach.
Andiamo a dormire presto, verso le 22:30. Spero che si dorma bene e che smettano queste voci lamentose di cui purtroppo non capisco la funzione.

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27/08/2009 - “Snorkeling a Lembongan”
Mi sveglio nel cuore della notte. Per la prima volta da giorni, ho un forte mal di testa. Chissà come mai. Sogno che la mia amica Benedetta divorzia. Spero che sia come quando si sogna qualcuno morire, che in realtà gli s’allunga la vita.

 

 

Mushroom Beach a Lembongan

 

Venature turchesi
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Mushroom Beach a Lembongan

 

Spiaggia affollata
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Mushroom Beach a Lembongan

 

Bungalow vista mare
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Sveglia alle 8:30. Mattinata meravigliosa, vento fresco, mare calmo.
Nel conto dell’albergo è inclusa mezz’ora di snorkeling, da fare necessariamente la mattina presto per evitare il mare che, ci dicono, solitamente si ingrossa dalla tarda mattinata in poi. Lottiamo con degli spagnoli contendendoci le poche maschere a disposizione.
Vanno prima loro, così decido di fare una passeggiata sulla scogliera. Dall’alto vedo delle calette meravigliose di acqua turchese, decido di andarci con Caterina nei prossimi giorni.
Oziamo sulla spiaggia in attesa che tornino gli spagnoli. Finalmente arriva il nostro turno. Un gommone ci porta nell’ampia baia dove ieri abbiamo attraccato. Ci sono alcune piattaforme galleggianti dove la gente va a pescare, sdraiarsi, tuffarsi e così via.
I pesci sono di mille colori splendidi, fanno concorrenza al primo snorkeling fatto appena arrivati a Bali.
Mezz’ora dopo ci riportano a Mushroom Beach. Decidiamo di andare a pranzare in un waroeng visto arrivando con il motorino, leggermente nell’entroterra.
Chiediamo se hanno pesce fresco. Purtroppo hanno solo piccoli tonni dalla carne scura e stopposa. Il resto del pranzo è godibile.
Ozio sulla spiaggia.
Incontriamo gli australiani del pulmino di ieri! Domani verranno a stare da noi, dietro nostro suggerimento.
Sdraiato sulla sabbia sento arrivare, dal tempio, il tintinnio della campana cerimoniale. É un suono delicato ma continuo, ipnotico.
Vado e mi metto in disparte. Qui mi sento meno ben accetto rispetto a Bali, ma forse sono meno abituati a vedere stranieri. All’interno del recinto del tempio ci sono molte donne sedute che parlano tra loro e sorridono. Intanto, continuano ad arrivare nuove offerte portate da altre donne: cibo (anche merendine, biscotti, riso), fiori in quantità, incenso e altro ancora.

 

Tempio a Mushroom Beach, Lembongan

 

Preghiera serale
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Inizia la cerimonia. Pregano con le mani giunte sopra la testa, poi le offerte vengono benedette e i fedeli vengono aspersi di acqua santa: i primi due getti sul viso e i secondi due sulla testa, a purificare. Infine, il monaco spinge i chicchi di riso sulla fronte, a chiudere la preghiera. Le donne se li mettono anche sul petto.
Sono quasi tutte donne. Gli uomini sono sul fondo, quasi in secondo piano. Qui officia un uomo, ma nel tempio vicino Pemuteran c’era una donna ed in generale, a quanto visto fino a oggi, i ruoli sono piuttosto paritari, con una leggera preponderanza femminile.
Le offerte, invece, sono fatte esclusivamente dalle donne.
Mi piace molto anche la struttura dei templi, così aperti e sempre posizionati sotto alberi imponenti, sacri e saggi, invece di essere chiusi come le chiese o le moschee.
Mi sembra che i riti e le preghiere siano molto più legate all’essenza vera della vita: l’acqua, la terra, il fuoco.
Scattiamo un po’ di foto al crepuscolo. Ammiriamo il tramonto seduti sul ciglio di una roccia alta, a picco sul mare.
Ci godiamo gli ultimi raggi del sole seduti ai tavoli del ristorante dell’albergo, sorseggiando un succo fresco di banana.
Doccia, relax in camera, non andiamo nemmeno a cena.
Anche stanotte sentiamo arrivare la litania di ieri sera dal tempio vicino e da quello in lontananza. Domani voglio scoprire di cosa si tratta!

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28/08/2009 - “La benedizione dell’Agung”
Mi sveglio prestissimo, alle 5. Non riesco a riaddormentarmi, così decido di andare sulla spiaggia.

 

 

Alba a Lembongan, con Gunung Agung sullo sfondo

 

Sacro Agung,
benedicimi e proteggimi!
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Sono le 6, è completamente deserta e mi aspetta una sorpresa meravigliosa, emozionante: in lontananza, alla mia destra, nella luce rosata dell’alba, mi saluta lo spettacolare cono del vulcano Agung, sull’isola di Bali, completamente sgombro dalle nuvole.
E pensare che proprio ieri sera era coperto da nubi nerissime.
Dopo qualche minuto si sparge odore di incenso. Arriva una ragazza che non mi rivolge nemmeno mezzo sguardo. Depone un’offerta di fronte al mare, a pochi centimetri dalle calme acque dell’oceano. Prega brevemente e si allontana per deporre un’altra offerta poco più in là.
Sento un canto provenire dal tempio. Vi trovo il solito monaco dall’aria arcigna, immobile, mentre intorno molte donne si affaccendano ad ordinare le offerte e portare all’interno del tempio quelle deposte sui muretti del cortile antistante.
A fianco a me c’è un vassoio con mele, uva e altra frutta, una merendina ancora incartata. Una donna, dall’interno del tempio, viene a prenderlo e portarlo sull’altare, dove l’altro officiante sta benedicendo tutto.
Di fronte al tempio c’è una piccola folla, stavolta quasi tutta di uomini. Stanno aspettando il traghetto delle 7 per Sanur.
Osservo di nuovo Bali, all’orizzonte. É ancora completamente sgombra dalle nuvole, contrariamente al solito.
Torno alla mia postazione sotto un grande albero. Leggo e spero di riaddormentarmi.

 

Uccelli a Lembongan

 

Yin e Yang
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Mentre sono sempre più rilassato e incamminato verso il regno di Morfeo, due grandi uccelli si posano a pochi metri da me. Forse cormorani o della famiglia degli aironi, chissà. Uno bianco e l’altro nero. Penso immediatamente allo Yin e Yang, citato così spesso anche da Gherpelli, in quest’isola-continente fatto di contrasti e perenni lotte tra bene e male, ma senza la vittoria buonista e utopica del bene, bensì in un più realistico (e a ben vedere, auspicabile) equilibrio reciproco e rapporto complementare.
Sono bellissimi e rimango rapito ad osservarli mentre zampettano sulla sabbia al limitare delle acque, sfiorano l’acqua in un rapido volo di perlustrazione per poi posarsi nuovamente a poca distanza da me, camminano ala contro ala come due vecchi amici che si scambiano le solite confidenze. Emozionante.
Sarà il mio essere irrimediabilmente “cittadino” a farmi palpitare così di fronte agli animali, ma trovo che una vita a stretto contatto con la Natura sia l’unico modo davvero “umano” di vivere.
Inaspettatamente, arriva Caterina verso le 8. Anche lei non riusciva a dormire.

 

 

Vendita di pesci a Lembongan

 

Pesceee, pesce frescoooo!
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Alcuni pescatori tornano dalla pesca. Ci avviciniamo e vediamo che depositano delle ceste piene dei soliti tonnetti dall’aria stopposa. Una donna ne compra due per 8mila rupie. Un’altra ne porta via, in equilibrio sulla testa, un intero catino.
Mentre torniamo agli asciugamani, camminando sul bagnasciuga, sento un forte bruciore al piede. Forse una medusa. Il dolore diventa sempre più intenso. Si attenua passandoci dell’aloe vera, ma poi aumenta di nuovo.
Nel frattempo la cucina dell’albergo apre, andiamo a fare colazione.
Torniamo in camera, chiedendo di nuovo se controllano l’acqua calda, che da ieri non arriva. Non ho voglia di fare anche stamattina la doccia con l’acqua fredda.
Dopo un breve riposo, torniamo in spiaggia verso le 10:30.
Ci dicono che esiste un traghetto che porta direttamente da qui, Mushroom Beach, a Sanur, quindi senza dover tornare indietro al porto principale di Lembongan dove siamo arrivati ieri. Purtroppo le informazioni che ci danno sono discordanti.
Torniamo nell’entroterra, troviamo un’agenzia che finalmente sembra fare al caso nostro. Compriamo due biglietti per un motoscafo che impiega mezz’ora, dalle 10 alle 10:30, e costa 200mila rupie a testa. Il prezzo è altissimo, ma almeno non perdiamo troppo tempo in giri inutili.

 

 

Cocca a Lembongan

 

Coccaaa, Cocca bellaaaa!
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Cocco a Lembongan

 

Coccooo, Cocco belloooo!
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Passo di nuovo dal waroeng dove abbiamo pranzato ieri. Mi faccio aprire un cocco maturo, stavolta un po’ legnoso, ma amo troppo il suo latte e la polpa croccante!
Prendiamo anche un ananas, è un po’ aspro, ma ... continuerei così per giorni! Invece domani torniamo. Da un lato sono contento, perchè mi manca molto la casa e la moto. Dall’altro lato, ovviamente, vorrei restare altro tempo ed esplorare più a fondo Bali.
La giornata trascorre nell’ozio più totale.
Al tramonto ci concediamo un bagno, poi di nuovo albergo e cena in un ristorante piuttosto buono, con cameriere dallo stile “balinese”, ossia cortesissimo e efficiente.
Andiamo a dormire prestissimo, verso le 22. Speriamo di non svegliarci di nuovo alle 5!

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29/08/2009 - “Il triste rientro”
Mi sveglio presto, come al solito. Continuo a sognare con chiarezza persone del mio passato, con grande regolarità e metodo. Non mi era mai accaduto in passato.
Il pizzico di medusa è infiammato e pruriginoso.
Tra le foto scattate con il cellulare, ne ritrovo un paio fatte in ESA a inizio 2008 e mi riprende il magone del lavoro e di quel cambiamento così traumaticamente negativo, non ancora risolto, che ho subito. Speriamo che il prossimo inverno riesca a trovare una soluzione.
Alla reception discutiamo per il prezzo della camera, facendo presente i disagi avuti nei giorni scorsi, dall’acqua calda assente, alla stanza non rassettata e altri. Alla fine spuntiamo 60 dollari a notte.

 

 

Fiore di loto con insetto a Lembongan

 

Paparazzo
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Fiore di loto con insetto a Lembongan

 

Macro paparazzo
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Facciamo colazione nella veranda della stanza, chiudiamo definitivamente i bagagli. Poco prima della scala che porta alla spiaggia, c’è una specie di fontanella in pietra con uno splendido fiore di loto, pianta sacra indiana. Tra i petali si aggira un insetto, che mi diverto a fotografare.
Non serve cincischiare, purtroppo arriva il motoscafo, i camerieri ci aiutano a portare i tanti bagagli tutto e partiamo. Mi si stringe lo stomaco abbandonando l’isola e iniziando il triste rientro verso Roma. Non riusciamo ad andare a piena velocità. Dopo alcune botte molto secche prese atterrando su alte onde, il pilota decide di rallentare anche per le rimostranze dei passeggeri. A bordo siamo una decina, tutti piuttosto preoccupati dalle onde sempre più alte.
Arriviamo a Sanur, solita discesa tra le onde. Piccolo assalto al grido di “transport?”, “Ubud?”, “Hotel?” e così via.
Caterina va a cercare Dani, l’amico di Aruna che lavora a Kuta e che oggi, finalmente dopo tanti sms e mail, incontreremo. Mi siedo ad aspettarla in un mercatino turistico, dove torna la quiete.
Arriva Dani, molto simpatico e disponibilissimo, a bordo di un’auto noleggiata per l’occasione. Usciamo da Sanur e andiamo verso Kuta, senza uscire mai, in effetti, dal centro abitato. É tutto piuttosto caotico, ma sempre nulla in confronto a quanto visto a Java a inizio vacanza.
Ci fermiamo in un supermercato di souvenir. É la prima volta che li vedo, ce ne sono diversi. Roba da giapponesi, da raptus da souvenir compulsivo, fatto sta che ci fermiamo quasi un’ora comprando oggetti per noi, amici e parenti a buoni prezzi, senza l’ansia di dover contrattare su tutto. Dai prezzi esposti capiamo anche quando, nei giorni scorsi, siamo stati fregati e quando, invece, abbiamo spuntato un buon prezzo. Buono a sapersi.
Kuta si riconosce dal casino di traffico immobilizzato. Pranziamo in un ristorante indo-giapponese molto carino, vista mare.

 

 

 

L'amico Dani a Kuta

 

Arrivederci presto, Dani!
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Caterina vuole fare l’ultimo bagno a Bali. La spiaggia è immensa, lunghissima e larghissima. La vista delle batterie di sdraio e ombrelloni fino all’orizzonte mi mette angoscia, mi ricorda i polli in batteria, gli allevamenti intensivi di bestiame e tutte le altre realtà di concentrazione disumana e limitazione della libertà.
Foto con Dani sulla spiaggia, poi via verso l’aeroporto. Il tempo stringe, purtroppo, e parecchio.
Tra un ingorgo e l’altro arriviamo in aeroporto alle 16. Il volo decolla alle 16:40.
Lasciamo i bagagli al check-in, corriamo ai metal detector, come al solito mi dimentico del coltello. Nuova corsa al check-in dove lo lascio, ritorno, controllo, tutto ok, riusciamo a salire e partire!
L’aereo è pieno, i posti piccoli e fitti, il volo lungo e noioso. L’unico diversivo è il panorama che intravediamo dai finestrini. Voliamo sopra dei vulcani, non capiamo esattamente quali, ma un paio hanno il cratere occupato da un lago dal colore verde brillante, chimico.
Finisco, con perfetto tempismo, il libro di Gherpelli. Bello!
Ci aspettano molte ore a Jakarta, il volo partirà per Dubai alle 00:30.
La mia vicina, dall’aspetto assolutamente asiatico, è nata a Java, trasferita in Olanda e poi in Svizzera, nel Canton Ticino. Parla e soprattutto capisce benissimo l’italiano e rischio una gaffe clamorosa. Non imparerò mai a misurare le parole davanti a persone che potrebbero capire l’italiano!
A Jakarta veniamo accolti dalla solita cappa afosa soffocante. Al ritiro bagagli trovo anche il mio coltello, trasportato dal personale di bordo dell’aereo e riconsegnatomi in una busta sigillata. Aspettando lo shuttle bus conosciamo un ragazzo di Papua. Ha studiato la religione cristiana in Australia per un anno e mezzo. Ora sta tornando a casa per restarci, vorrebbe fare l’insegnante in una scuola di inglese per ragazzi poveri.
Il mio piede continua a peggiorare. Secondo me l’ho messo sopra un’ape, alle quali sono allergico. Inizio la cura di cortisone con delle pastiglie che ho portato dall’Italia. Stavolta, contrariamente a tutti i viaggi passati, abbiamo usato diverse medicine: Ecoval, Bentelan, fermenti lattici, Polase, Efferalgan, Muscoril e forse ne dimentico ancora qualcuna.
Iniziamo le pratiche per il volo. Al check-in scopriamo una tassa inattesa di ben 150mila rupie a testa. Siamo rimasti completamente senza soldi. L’addetto allo sportello ci propone un tasso di cambio con l’euro da vero ladro. Mi rifiuto e Caterina si precipita in un altro cambio, sempre all’interno del salone dei check-in. Le fanno un tasso un po’ meno da ladro, ma sempre terribilmente basso.
Siccome cambiavano solo soldi interi, alla fine del gioco restiamo pure con 200mila rupie di cui non sappiamo che farcene e i vari cambiavalute si rifiutano di prenderli indietro. I negozi di souvenir dell’aeroporto propongono oggetti orrendi a prezzi stratosferici. Se penso ai bambini di Amed che chiedevano 10mila rupie per le loro scatoline, che non glieli abbiamo dati e che qui stiamo sprecando decine e decine di migliaia di rupie, mi viene il magone.
Alla fine le 7 ore passano in un modo o nell’altro, trascinandomi ormai zoppo tra i lunghi corridoi.

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30/08/2009 - “La tortura finale del volo”
Partiamo alle 00:30 in perfetto orario.
Non riesco a dormire e provo a vedere “Running in the Sahara”, “The Wrestler” e un paio d’altri film, che interrompo perchè non riesco a capire la lingua originale oppure mi annoiano terribilmente. Guardo invece integralmente “The proposal” e “Fast & Furios” (terribile). Dopo una mezz’oretta di “Ratatouille”, sto finalmente per addormentarmi quando arriva l’ennesimo pasto. A metà di “Il diavolo veste Prada” inizia la discesa verso Dubai.
 

Box 5 - Buoni propositi 2009 / 2010

1) prendermi più cura del mio corpo: ginnastica/corsa/nuoto?, alimentazione migliore
2) attività artigianali: mobili, ecc, artigianato, lavorazione di materiali (legno/vetro/ecc)
3) vegetarianismo: ci penso da tanto, ma non so se sono pronto
4) cura dello spirito: yoga? approfondimento delle tematiche hindu e buddiste?
Forse l’ordine dei punti è da rivedere.
[NdR: scrivo questo diario 6 mesi dopo la stesura di questa lista e posso dire di aver realizzato solo il secondo punto, ma per necessità di arredamento della nuova casa, non per una reale attività ludica. Il resto, purtroppo, è rimasto sulla carta.]

 
Nonostante il volo di oltre 7 ore e la veglia quasi continua, ho poco sonno e solo un leggero mal di testa.
Il piede è gonfissimo e prude da morire, nonostante le varie pastiglie di Bentelan prese. Forse non è la cura appropriata.
Siamo arrivati con un leggero anticipo, sono le 5 del mattino e ci aspettano 5 ore di ozio, prima del volo per Roma e soprattutto di digiuno visto che abbiamo dimenticato i biscotti sull’aereo.
Passano anche queste 5 ore e, anzi, quasi perdiamo il volo visto che siamo sdraiati lontano dal gate e non ascoltiamo gli annunci degli altoparlanti.
A bordo finisco di vedere “The evil wears Prada” e guardo tutto “Bringin up, baby” in versione originale, un vecchissimo film molto divertente.
Il sonno non vuole saperne di arrivare. Inizio a leggere “Cristo si è fermato a Eboli”, poi passo alle notizie sul monitor, ma di dormire nemmeno a parlarne.
Alla fine usciamo anche da questo volo. Alle 14, fortunatamente in netto anticipo. In totale, da quando siamo partiti ieri alle 16:40, avrò dormito a malapena 3 ore, su varie poltrone più o meno scomode.
Di nuovo a Roma. Senza moto, non ho la sensazione di aver fatto le vacanze, da sempre associate a Nelik. Mi sento come se fossi tornato da un viaggio invernale, di quelli che ho iniziato a fare negli ultimi anni, che ovviamente non sono quasi mai in moto. Non riesco a pensare che dovrà passare un anno prima di potermi permettere un viaggio lungo in moto.
Recupero bagagli, accoglienza graditissima dei miei, casa, inizio sistemazione bagagli, prima visione delle foto scattate.
Vacanze finite, purtroppo.

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