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La frontiera con la Lituania (non ricordo il nome, ma si trova sulla strada che collega la città polacca Suwalki a quella lituana Kaunas) è stata preannunciata da una lunghissima fila di camion e T.I.R. (almeno 6 km!), altro panorama al quale abbiamo assistito diverse volte da lì in poi. Siamo arrivati subito nelle vicinanze della dogana, stavolta senza saltare nessuna macchina dato che ce nerano molto poche. Laspetto che mi ha immediatamente colpito era il lungo e meticoloso recinto che delimitava la strada, dando unimpressione piuttosto opprimente. Lì mi è venuta in mente la famosa cortina di ferro, ovviamente come battuta, dato che il significato di questa espressione è tuttaltro; come metafora, però, mi è sembrata azzeccata! Il passaggio di dogana è stato molto rapido e in un attimo ci siamo trovati in quella che fino a pochi anni fa era lUnione Sovietica: un filo di nostalgia si è impossessato di me, nonostante in quei paesi i sovietici abbiano dato una delle peggiori dimostrazioni delle loro capacità. Le strade e il paesaggio sono cambiati in un batter docchio: le prime sono diventate
ottime, lisce e di buona qualità, e il secondo è diventato meno agricolo e occupato
dalluomo, più in mano alla natura. Principalmente il paesaggio è collinare, e lì
sono meravigliose, dolci e con colori magnifici, davvero uno dei punti più belli che
abbiamo visto. A pomeriggio inoltrato siamo arrivati a Trakai, a una ventina di km da Vilnius. Sapevo che cera un campeggio che si affaccia proprio sul lago di Trakai, il quale ospita anche un bellissimo castello. Il campeggio (Kempingas Slenyje, Totorikiu Kaimas, tel./fax 370-38-51387; 2 persone, moto e tenda 66 lita per notte, circa 30mila lire) è molto grande, ma sfruttato in maniera irrazionale, così che lo spazio utile risulta minimo. Inoltre i bagni sono appena sufficienti: bruttini e non molto puliti. Dopo aver contrattato un po siamo riusciti ad ottenere il permesso di piantare la tenda proprio in riva al lago, in una posizione panoramica meravigliosa che ovviamente è stata pagata il mattino seguente con gli schiamazzi dei bagnanti. Quando siamo arrivati al campeggio era in corso una festa di animazione e cerano molte persone, almeno una cinquantina. La sera abbiamo scoperto con enorme gioia che stavano dando un banchetto con buffet in piedi. A quel punto abbiamo provato ad avvicinarci. Molti erano russi, ci ha poi detto Adriano il quale, mentre noi eravamo indecisi sul da farsi, ci è passato davanti col piatto pieno!! Proprio quando mi sono avvicinato alla tavolata (si vedeva lontano un miglio che ero occidentale e che non centravo nulla), uno degli invitati (parola un po grossa, in effetti era semplicemente unammucchiata intorno ai vassoi pieni di cibarie) mi ha incitato a prendere senza problemi e a bere insieme a loro! Mi sono commosso davanti a tanta ospitalità e, ovviamente, mi sono chiesto quante volte in Italia sarebbe successo che, per esempio al mare, alla classica grigliata sulla spiaggia, venisse invitato a mangiare un perfetto estraneo. Questo è un altro dei motivi per i quali amo le ospitalissime popolazioni dellEst. Abbiamo iniziato ad assaggiare le pietanze che avevano preparato, nulla di eccezionale a dir la verità ma, come si dice, a caval donato non si guarda in bocca, per cui abbiamo mangiato a sazietà tra cibi salati e dolci. Loccasione sembrava un matrimonio, ma onestamente non ne sono sicuro. Abbiamo bevuto anche della birra russa, che era più acqua amara che birra vera e propria. Infatti, il contenuto alcolico era bassissimo e il sapore amarognolo, ma tutto sommato gradevole; dopo poco tempo ci si faceva labitudine e per pasteggiare andava più che bene. Verso la fine del banchetto, quando la roba da mangiare era completamente finita, alcune persone avevano già imbracciato le fisarmoniche e avevano dato inizio alle danzi e ai canti: è stato un altro momento bellissimo! Ormai anche noi eravamo piuttosto alticci e ci siamo timidamente uniti a loro, ma è stato davvero un attimo, abbiamo rinunciato quasi subito e ci siamo avviati alle tende. Successivamente, nel cuore della notte abbiamo sentito dei ragazzi cantare a squarciagola delle canzoni che mi hanno fatto tutto sommato felice, dato che erano Bella ciao e Bandiera rossa, cantate in perfetto italiano. La spiegazione che ci siamo dati è che avevano visto la targa delle moto, parcheggiate davanti alla reception, e che quindi avessero intonato le canzoni italiane che conoscevano, che fino a pochi anni prima erano di un certo orientamento politico. Confesso che le loro grida erano un po inquietanti, dato che eravamo praticamente in un bosco, facile preda di ragazzi ubriachi, ma tutto è andato perfettamente liscio: avevano solo voglia di cantare e probabilmente di farci un regalo. Il mattino dopo, per un caso assolutamente fortuito, Nuccio Acone è riuscito a telefonarmi. Infatti, tenevo il cellulare quasi sempre spento in quanto non sapevo dove ricaricarlo. Nuccio è un ragazzo di Avellino conosciuto tramite il mio sito Internet e pochi giorni prima di me era partito verso Leningrado. Quella mattina mi ha telefonato dalla Finlandia, dandomi notizie freschissime e precise sulla situazione russa, e mi ha molto tranquillizzato, dicendomi che lalbergo era bello (pernottava anche lui al Moskva) e la situazione tranquilla. Rincuorati siamo partiti alla volta di Vilnius,
decisi a fare un giro rapido in città per poi ripartire immediatamente verso Riga. Al
nostro arrivo abbiamo avuto qualche difficoltà a capire la direzione da prendere per
andare nel centro storico, ma alla fine ci siamo arrivati abbastanza rapidamente. In
periferia abbiamo visto la prima chiesa ortodossa del viaggio, caratteristica nelle sue
cupole a cipolla e nelle decorazioni interne.
Il centro di Vilnius è piuttosto povero di costruzioni di rilievo e non colpisce particolarmente. Alcune vie centrali nei pressi delluniversità sono graziose, ma nulla di più. Da segnalare, invece, la presenza dellunico
monumento al mondo dedicato al mitico Frank Zappa. Voci non confermate vogliono lattuale sindaco di Vilnius grande amico del musicista scomparso pochi anni fa. Andando via da Vilnius abbiamo avuto parecchie difficoltà a trovare la strada giusta, dato che ci siamo persi nella periferia. Questultima ci ha colpito per lo squallore di tutto linsieme: palazzi enormi e squadrati, uno attaccato allaltro e senza spazi verdi a delimitare i vari cortili. Insomma, leggermente peggiori delle nostre periferie, anche se di pochissimo. Mi vengono in mente quartieri romani come il Laurentino, o Corviale, dove larchitettura popolare ha toccato gli abissi più profondi. Da Vilnius abbiamo imboccato lautostrada A2 (gratuita e con un ottimo asfalto) in direzione di Riga, e per fortuna abbiamo deciso di fare immediatamente benzina, dato che successivamente le aree di servizio sono praticamente scomparse per un buon numero di km. Lungo la strada ci ha colto la prima pioggia del viaggio e quindi anche il freddo, dato che la latitudine piuttosto nordica fa in modo che, in caso di pioggia, la temperatura scenda rapidamente di parecchi gradi. Arrivati a Panevezys abbiamo svoltato sulla A9 in direzione di iauliai; una volta arrivati abbiamo preso la A12 in direzione di Riga. Questa deviazione è dovuta al fatto che, pochi
km dopo iauliai, si trova la famosa Collina delle Croci (in lituano Kryziu kalnas), un posto che ha semplicemente dellincredibile. Si tratta di una piccola collina letteralmente ricoperta di croci di tutte le fogge, dimensioni ed età. Sono in numero impressionante, di alcuni milioni, dato che alle croci più grandi sono appese, spesso in modo confuso, altre decine, centinaia di croci più piccole, creando una visione suggestiva e inquietante allo tempo stesso. Lorigine di questa collina affonda nei secoli, dato che la Lituania è sempre stata assoggettata a potenze straniere; anche durante la recente occupazione sovietica labitudine di mettere croci per ricordare morti e deportati si è mantenuta, nonostante il divieto delle autorità. Dopo aver ripreso la A12 abbiamo proseguito verso Riga, arrivando al posto di frontiera con la Lettonia. Qui abbiamo assistito a dei riti davvero misteriosi! Va detto che quel posto di frontiera non è turistico, cioè non è molto frequentato, giacchè la dogana più trafficata è quella sulla via Baltica (la A10) che collega in modo diretto le tre capitali baltiche. Veniamo accolti da un doganiere che oltre a prendere i documenti delle persone e della moto, annota la targa su un foglietto, consegnandolo a me e facendomi cenno di proseguire. Dopo pochi metri cera un altro doganiere che mi fa cenno di fermarmi e mi chiede il foglietto. Ricevutolo, va dietro Nelìk a controllare che il numero scritto coincida effettivamente con la targa, il tutto a pochi metri dal primo ufficiale che lo aveva annotato! Dopo aver controllato la corrispondenza mi fa cenno di proseguire. Dopo pochi metri vengo nuovamente fermato, e nuovamente confrontano il numero riportato sul foglietto con quello di targa, stavolta trattenendo il foglio! Il senso di tutta loperazione onestamente mi è sfuggito, però è stato molto divertente (nel senso che è stato molto difficile per me ed Emanuela non scoppiare a ridere in faccia ai serissimi agenti léttoni!). Quello che mi ha stupito è come mantengano delle procedure piuttosto lunghe ed elaborate anche fra due paesi che dovrebbero essere praticamente fratelli, a causa di avventure e disavventure trascorse in comune.
A questo punto era prevista una deviazione verso Bauska, dove si trova un palazzo
costruito dal grande Bartolomeo Rastrelli, larchitetto del mitico Palazzo
dInverno di Leningrado, ma lora tarda ci ha impedito questa ulteriore visita.
La rinuncia, tutto sommato, ci è costata poco dato che ci aspettavano decine di opere del
grande architetto!
Il mattino dopo siamo partiti immediatamente alla volta dellEstonia, dato che una
sosta prolungata a Riga era prevista durante il tragitto di ritorno. Con un po di
difficoltà (soprattutto per colpa della cartina sbagliata riportata dalla guida del
Touring Club) abbiamo trovato la strada (la A2) che portava fuori città. Questa strada
statale è molto bella perchè, oltre ad essere ampia e ben asfaltata, attraversa
marginalmente il parco nazionale Gaujas, quindi i panorami sono molto belli. LEstonia ci ha subito dato limpressione di un paese più benestante e questa impressione è stata grandemente confermata nelle varie città che abbiamo visitato. Sulla
statale 3 siamo arrivati a Tartu, stranamente, ad un orario in cui lufficio del turismo era ancora aperto, così abbiamo potuto fare espressa richiesta di un ostello economico in cui poter dormire. Ci è stato indicato lostello Tartu Joostuskool (Pollu 11; la camera per 2 persone viene 180 kroon per notte, circa 23mila lire), molto grazioso, con bagni puliti e camere carine, ma col difetto di essere al 4° piano e non avere lascensore. A proposito dellindicazione del piano, Adriano ci ha spiegato che è unabitudine russa contare come primo piano quello che noi consideriamo terra, quindi il loro 2° piano per noi è il 1° e così via. Quindi, usando la numerazione locale, lostello si trovava al 5° piano e confesso che psicologicamente ha fatto effetto, dovendo trasportare tutti i bagagli lungo delle scale alquanto anguste!
Tartu è una città carina e ben tenuta, ma con un centro storico piccolissimo che si gira in meno di unora. Degna di nota è la fontana nella piazza del municipio, che va vista di notte in quanto rende molto di più grazie alla bellissima illuminazione. Bene, il grande giorno era finalmente arrivato,
era il 10 agosto e la tappa da affrontare era Tartu-Leningrado. Leccitazione era
discreta e ci siamo avviati con calma (anche a causa della paura dei posti di blocco della
stradale) lungo la statale 3 alla volta di Narva. Come annotazione importante, va detto
che le indicazioni parlano tutte del minuscolo paese di Jõhvi, ma la direzione è quella
giusta, che porta verso Narva. Lungo la statale 3 ci ha tagliato la strada, allimprovviso, un cucciolo di alce, o di cervo
(i cartelli parlavano di attraversamento alci)! Per fortuna il grande stupore e la sorpresa non mi hanno impedito di rallentare per evitare lo scontro con lanimale. Questa visione ha fatto ulteriormente aumentare lamore che già nutrivamo per quelle terre fantastiche, fortunatamente ancora in mano alla natura. E pensare che avevano parlato in toni drammatici anche dei paesi baltici!!
Arrivati a Jõhvi abbiamo svoltato a destra sulla numero 1 alla volta di Narva. In pochi
km la temperatura e il tempo si sono trasformati. La prima si è abbassata notevolmente e
il secondo si è coperto in maniera uniforme, aggiungendo anche una leggera nebbia al
paesaggio che, da ricco di boschi e foreste, è diventato nudo e piatto. In una parola,
inquietante!
Finalmente eravamo arrivati alla frontiera con la Russia. Confesso
che in me mancava un pochino la solennità di quella frontiera. Purtroppo sogno ancora le mitiche frontiere dellURSS, ma ormai tutto è cambiato e dovrò farci labitudine. In compenso, la frontiera tra lEstonia e la Russia è in assoluto il più bel posto di frontiera che abbia mai attraversato. Le due nazioni sono divise dal fiume Narva e il ponte ospita la fila dei veicoli che devono passare. Sulle sponde del fiume ci sono due fortezze bellissime: una dal lato estone di Narva e una dal lato russo di Ivangorod. Il tutto assume le forme della vera Frontiera, coi due castelli che si guardano minacciosi ricordando sfide di altri tempi, il fiume che passa sotto e il ponte che rappresenta lunico punto di passaggio! Davvero suggestivo! Il tutto richiama alla memoria mitici luoghi di scambio di spie tra Est e Ovest descritti da numerosi film e libri, che così tanto hanno speculato sullimmaginario collettivo circa la contrapposizione URSS-resto del mondo. A causa del ponte, che non può sopportare pesi eccessivi, lafflusso è regolato dai posti di blocco sulle due sponde. Grazie alle moto, invece, abbiamo aspettato solo 10 minuti, contro le 4 ore (ripeto: 4 ore!) passate da due ragazzi di Torino in macchina. Ormai, ai miei occhi lunico mezzo per viaggiare è la moto, mentre trovo la macchina un mezzo completamente privo di senso, provare per credere!
Oltre al rapido cambiamento meteorologico e al posto di dogana così suggestivo, un forte temporale ha contribuito ad enfatizzare il passaggio di frontiera. Le premesse non erano affatto buone: stavamo entrando in Russia e venivamo salutati da un nubifragio nel bel mezzo del ponte, mentre facevamo la fila per passare! Incuranti, ci siamo vestiti da pioggia e abbiamo proseguito le formalità di frontiera sul lato russo. Hanno controllato i visti e ci hanno dato una dichiarazione legata alla moto, che avremmo dovuto consegnare alluscita dal paese, per evitare che potessimo rivendere la moto in Russia (figurarsi!). Anche in questo caso, le voci (quelle maledette voci che durante linverno mi avevano tolto il sonno!) si sono rivelate del tutto infondate e il passaggio è stato rapido e facile, senza farci nemmeno compilare la dichiarazione della valuta posseduta.
Eravamo entrati! Finalmente iniziavo a realizzare che ci trovavamo in Russia e il vedere
le scritte in cirillico mi ha esaltato notevolmente!
Dopo aver percorso numerosi km arriviamo al cartello che
segnala linizio della città. Sulla cartina mancavano ancora un buon numero di km,
però il cartello mi ha molto sollevato e speravo di essere arrivato.
In realtà, Leningrado è una città enorme e quel cartello si
trova ancora nel bosco! Poco dopo è iniziata la periferia, che ci ha accompagnato per
più di 20 km. Ormai ero esaurito e molto stressato, sebbene avesse smesso di piovere da
un po. Verso mezzanotte arrriviamo finalmente
allalbergo Moskva. Appena arrivati siamo letteralmente assaliti dalle persone della
sicurezza dellalbergo. In inglese continuavano a ripeterci di stare attenti, che
potevano rubarci le moto in qualunque momento, ecc. Il loro scopo era terrorizzarci con
lidea dei furti per spillarci quattrini per una loro guardia attenta e permanente.
Ci hanno fermato e quasi ci hanno impedito di entrare, dato che volevano concludere
immediatamente laffare impedendoci di pensarci troppo sopra. Noi, intenzionati a non
farci fregare, abbiamo temporeggiato, praticamente spintonando un paio di loro per entrare
nella hall.
Lalbergo è sterminato, come tutte le cose in Russia: non hanno le mezze misure, altro che gli Stati Uniti! La camera che avevamo prenotato era molto graziosa, ben arredata, pulita, con TV satellitare in cui si prendeva anche la RAI (lo dico per le persone che guardano la TV, personalmente quando viaggio la odio), mentre il bagno era un po vecchiotto, ma perfettamente funzionante e pulito. Le 150mila lire che pagavamo per notte erano un po eccessive per le nostre tasche, però effettivamente eravamo in una città molto turistica e lalbergo era bello, per cui la cifra ci è sembrata ragionevole! Ogni giorno rifanno le stanze, cambiando gli asciugamani e, per concludere la descrizione dellalbergo, posso dire che la colazione del mattino è a buffet, con una scelta sterminata di pietanze, da quelle dolci per la colazione mediterranea, a quelle salate per la colazione alleuropea, quindi si trovano dai cornetti, alle salsicce, passando per macedonia e frittate, crêpes e uova sode! La qualità è ottima e, squattrinati come eravamo, al mattino ci abbuffavamo fino a scoppiare, mentre per gli altri pasti ci arrangiavamo in camera con il fornello da campeggio!
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