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A parte i miei integralismi, passiamo alle regge degli zar: abbiamo visto Petrodvorec e Pukin. La prima è quella più celebrata (cè un servizio sul numero di BellEuropa di ottobre 1999), ed è semplicemente stupefacente. Si affaccia sullo splendido Golfo di
Finlandia, tramite dei giardini che da soli basterebbero a lasciare a bocca aperta; se poi aggiungete delle fontane da favola, il gioco è fatto! Decine di cascatelle con scivoli di marmo, fontane con statue allegoriche di personaggi mitici ed animali fantastici, il tutto condito con ampi spruzzi dacqua. Anche in quelloccasione siamo rimasti senza parole. Inoltre, quello che va aggiunto è che a Petrodvorec, come a Leningrado e a Puskin, moltissime cose sono state ricostruite dal nulla. Questo vale particolarmente nelle regge citate, in quanto i
bombardamenti della seconda guerra mondiale, durante
linvasione nazista eroicamente contrastata da Leningrado, hanno fatto danni
incredibili. Durante laggressione, durata quasi 3 anni, i nazisti avevano occupato
militarmente quelle splendide costruzioni, danneggiandole e derubandole di molti arredi.
Anche stavolta troverete mostre fotografiche che ricordano quei giorni drammatici e che
testimoniano lincredibile opera di ricostruzione che hanno fatto i sovietici. Sempre
a Petrodvorec sono da vedere i giardini alle spalle del palazzo e gli interni della
reggia, molto belli.
Pukin è meno appariscente di Petrodvorec, ma non meno bella. Nei suoi meravigliosi giardini si trova un lago molto pittoresco, e la reggia è enorme. A questo proposito racconto un altro aneddoto curioso. Quando siamo entrati nella prima sala, abbiamo sbirciato nella parte rimanente di corridoio e abbiamo visto uninfilata incredibile di stanze. Lì per lì abbiamo pensato a un gioco di specchi, di quelli che moltiplicano allinfinito unimmagine, sempre più piccola, come a simulare una cinquantina di stanze, a perdita docchio. Invece qui le stanze ci sono per davvero e non si riescono nemmeno a vedere tutte in quel primo colpo docchio! Riguardo le regge, cè da dire che mentre Pukin ha un minimo di segnaletica che ti guida (ma molto, molto minima), Petrodvorec non ha nemmeno quella. Fortunatamente lo spirito diniziativa non ci manca e siamo riusciti a trovarla abbastanza in fretta, ma vi assicuro che girare in una città sterminata senza cartina stradale (dato che quella della F.M.B. include solo il centro storico), senza un solo cartello (e se dico nessuno, intendo dire nessuno) e senza capire cosa dice la gente, non è facile! Però fa parte del gioco e mi sono divertito anche in quella occasione. Anche perchè ci siamo ritrovati a girare in
periferia, cosa che volevo fare comunque.
La parte esterna della città è analoga al centro per dimensioni, soltanto che qui i palazzi diventano casermoni piantati in mezzo al nulla. Va ripetuto, però, che non hanno nulla da invidiare alle periferie delle grandi città europee, e che in confronto alle favelas che ho visto in un sobborgo di Lisbona sono molto più dignitose. Raccontando qualcosaltro di Leningrado, posso parlare un po meglio dei ponti mobili della Neva: lo spettacolo, anche se a notte fonda, va assolutamente visto. E impressionante vedere questi ponti enormi, a 6 corsie, più quelle del tram, che si alzano di novanta gradi. I cavi elettrici del tram si piegano sullasfalto e quello che dovrebbe stare in piano lo ritrovi 20 metri sopra di te. Poi bisogna parlare delle navi: una sequenza senza soluzione di continuità di navi enormi, silenziose e nere come la notte che passano dove prima cera un ponte e ora cè un varco largo quanto basta. A
rendere il tutto ancora più inquietante, in molti casi le navi sono fatiscenti, come quelle che si vedono nei telegiornali con le quali i clandestini cercano di approdare sulle coste italiane. Vanno spese alcune parole anche per il monastero dedicato ad Alessandro Nevskij, situato davanti al nostro albergo. E molto bello ed è arricchito da due cimiteri monumentali che ospitano molti personaggi illustri; tanto per citarne alcuni, vi si trovano i monumenti funebri di Dostoevskij, Chajkovskij, Stravinskij.
Lultimo aneddoto riguarda una multa
che ci hanno fatto in pieno centro a Leningrado. Ho fatto
uninversione dove non si poteva (di tutte le porcate che avevo fatto nei giorni
precedenti è stato curioso che mi beccassero proprio in un punto in cui linversione
era tranquilla e priva di pericoli), e un vigile gentilissimo (altra voce:
attenzione alla polizia, sono tutti stronzi e violenti) ci ha contestato una
multa di ben 40 rubli, cioè 3200 lire: 3200 lire per una inversione a U, quando poteva
chiedercene 10 volte tanto! Anzi, a questo proposito mi viene in mente un ultimo aneddoto
che dovrebbe contribuire a gettare lottima luce che meritano i russi. A Petrodvorec
ho lasciato la mia macchina fotografica da un milione e mezzo (roba da far mangiare una
famiglia di 4 persone per 3 mesi e me ne vergogno, non credete...) sul serbatoio della
moto, nel parcheggio dove passavano decine di persone in continuazione. Lho lasciata
in quel punto visibilissimo per 40 minuti dorologio, e quando me ne sono accorto
(con una scenetta del tipo Lhai presa tu la macchina?, Ma come,
non ce lhai tu??, ecc.), sono corso lì e cera ancora. Incredibile! Il giorno della partenza verso Tallinn, invece,
era di nuovo nuvoloso, ma per fortuna non pioveva. Stavolta abbiamo percorso la strada
verso il confine in scioltezza, sia perchè eravamo di giorno e non in piena notte, sia
perchè avevamo capito che la Russia è tranquilla e non cè nulla da temere. Tornati in Estonia, abbiamo percorso tutta la statale 1 verso Tallinn. Così come passando dallEstonia alla Russia il tempo era peggiorato, stavolta nel passaggio inverso il tempo, per nostra fortuna, è migliorato. La temperatura, però, si è abbassata notevolmente, come nelle giornate invernali, quando il cielo è sereno ma le temperature sono gelide. In quel momento mi sono pentito di non aver portato limbottitura della giacca. Abbiamo nuovamente apprezzato le bellezze naturali dellEstonia e la totale mancanza di abitazioni nella gran parte del territorio. Andando verso Tallinn abbiamo assistito allennesimo tramonto meraviglioso di questa vacanza. Dei colori veramente incredibili, che se uno vede in foto non ci crede, pensando a un trucco del computer. Calato il sole, il freddo è diventato davvero pungente, credo come in febbraio a Roma (lanno prossimo monto su Nelìk anche un termometro, perchè in certe occasioni mi incuriosisce sapere quanto sto soffrendo!). Per fortuna non abbiamo avuto eccessive difficoltà nel trovare da dormire, non senza aver girato unora buona. Il campeggio (Kloostrimetsa Camping in località Pirita; purtroppo non ho ritrovato la ricevuta, per cui non so dire quanto abbiamo speso) si trova allinterno di un fitto bosco, anche un po inquietante poichè, seguendo le indicazioni alla sua ricerca, non
abbiamo visto anima viva per un bel pezzo. Alla fine siamo arrivati in questo campeggio che, per quanto abbia dei begli spazi, tanto ha dei bagni osceni: vecchi, brutti e sporchi! Peccato. La prima notte, per risparmiare, abbiamo deciso di dormire in tenda, mentre Adriano ha preso un bungalow, in cui cerano anche delle coperte. Abbiamo dormito completamente vestiti dentro al sacco a pelo, con due maglioni, i pantaloni e due paia di calzini, più una coperta di lana prestataci da Adriano e le giacche che ci coprivano i piedi: siamo morti di freddo! Non so che temperatura ci fosse, ma era davvero molto bassa. Fatto il sacrificio la prima notte, le altre due le abbiamo dormite in un bungalow simile a quello di Adriano.
Tallinn è una città
molto bella, il cui centro storico è pressochè intatto nelle sue atmosfere medievali. Il
giro di mura è praticamente completo e movimentato da torri cilindriche con i
caratteristici tetti a cono fatti di tegole rosse: davvero pittoresco. Il centro si
inerpica sulla collina di Toompea, fino al castello e alla cattedrale ortodossa dedicata a
Alessandro Nevskij (sì, sempre lui!). Anche questa cittadina è da girare a piedi in
tutta calma: ci vuole una giornata intera, non di più. E assolutamente da vedere il
panorama che si gode dalla torre del municipio. Da Tallinn siamo partiti abbastanza preso alla volta dellisola di Saaremaa. Ero molto eccitato allidea di prendere il traghetto e lisola mi attraeva molto. Infatti, avevo voglia di
andare in un posto non battuto dal turismo di massa:
venivamo da Leningrado in cui abbiamo incontrato moltissimi italiani, e anche a Tallinn ce
nerano parecchi. Purtroppo, in questo mi giudico abbastanza snob,
poichè mi dà sempre un po fastidio incontrare gli italiani allestero,
probabilmente perchè quelli che vedo non mi piacciono mai e ho sempre il timore di
assomigliargli.
Il giorno dopo ero deciso a fare una bella gita nel sud
dellisola, lungo una penisola e tornare al campeggio dopo un giro di circa 80 km, forse qualcosa in più. Stavolta si
può dire che sono stato ingenuo, dato che avrei dovuto già capire di che tipo di isola
si trattava. Infatti, pochi km dopo Kuressaare la strada è diventata sterrata, ed è
rimasta così finchè non siamo tornati sulla strada principale, dopo circa 60 km di
sterrato ininterrotto. Si tratta di un fuoristrada leggero, però è pur sempre
fuoristrada, per cui landatura non può superare i 60 km/h, rischiando anche un
po a causa del fondo sassoso. Il giro è stato molto eccitante, la sensazione era di
essere arrivati dove pochi erano arrivati (e secondo me nessuno su due moto come le
nostre...), i paesaggi sono spettacolari, abbiamo visto finalmente i mulini a vento e
tutto andava per il meglio. Allimprovviso però ha iniziato a piovere: non una
pioggia leggera, ma un acquazzone di quelli molto tosti: eravamo a circa 40 km dal
campeggio, di cui 30 di sterrato. Abbiamo iniziato ad andare sui 50, poi 60 km/h; alla
fine sfrecciavamo a 80 km/h su strade sterrate, bagnate e molto strette. Infatti,
sullisola cè ununica grande foresta di conifere, che ogni tanto si apre
per ospitare dei piccoli villaggi, per il resto luomo è solo un animale piuttosto
raro. Dopo questa bella cavalcata sotto la pioggia battente (in mezzora di pioggia
si erano inzuppate anche le mutande!), siamo arrivati al campeggio dove la ragazza della
reception ci ha accolto con una tazza di caffè rovente molto simile a quello italiano
(lei ce lo aveva spacciato come un caffè estremamente forte, poi le
abbiamo spiegato che quello per noi è la norma, non quei bibitoni slavati che bevono
loro!) che ci ha confortato molto.
mentre noi dovevamo arrivare fino a Riga! Quindi, dopo esserci coperti per bene (per fare la gita avevamo lasciato i bagagli al campeggio e ora li avevamo ripresi per partire) abbiamo fatto unaltra corsa folle verso il porto, sempre sotto una pioggia battente. Siamo arrivati 5 minuti prima della partenza, tagliando anche stavolta un bel pezzo di coda (tanto il posto per due moto si trova sempre!). Per non parlarne più, dico subito che la pioggia torrenziale ci ha accompagnato fino al confine con la Lettonia, dove siamo stati accolti da un arcobaleno bellissimo e da un cielo incredibile, ricco di nuvole dai colori e dalle forme inimmaginabili! Stavolta la frontiera con la Lettonia è stata molto rapida, in quanto ci trovavamo sulla famosa via Baltica, che unisce le tre capitali baltiche. Il traffico era intenso (ma per noi, come sempre, niente fila! :)), e non potevano permettersi il solito gioco dei foglietti che ci avevano fatto alle altre frontiere lettoni. Come al solito siamo arrivati a Riga molto tardi,
dopo un viaggio bellissimo fatto di paesaggi splendidi e atmosfere magiche. Ricordo, ad
esempio, di quando abbiamo attraversato lennesima foresta nella penombra del
crepuscolo, con colori stupendi nel cielo e un filo di nebbia che si alzava nelle rare
spianate che talvolta si aprivano.
vero albergo a 15mila lire a testa per notte! I bagni erano, come al solito, vecchiotti ma puliti. Riga è molto graziosa, personalmente mi ha
colpito meno di Tallinn, in quanto ha meno caratteristiche originali
nellarchitettura. In ogni caso mi è piaciuta perchè nel panorama conserva molte
caratteristiche sovietiche: linee severe, razionali e comunque affascinanti. Il centro
storico ha degli angoli molto belli che vanno visti con calma; anche in questo caso la
città va girata a piedi, prendendosi una giornata intera.
principale di Riga è ricavato
allinterno di 5 hangar di Zeppelin tedeschi, i giganteschi e leggendari
dirigibili dinizio secolo. Ogni hangar ha
decine e decine di banchi ed è dedicato a un genere alimentare, per cui un hangar è
dedicato alla carne, un altro ai latticini, e così via. Il colpo docchio su questa
babilonia di facce, odori e sapori è unico e affascinante. Ancora una volta, se non avete
il terrore di mischiarvi alla gente e di provare ad assaporare un po di gusti locali
(non solo in senso gastronomico), un giro nel mercato di Riga è dobbligo. La
popolazione del mercato è in gran parte russa (credo che a Riga i russi costituiscano il
50% della popolazione) e allesterno degli hangar si affollano decine di bancarelle
che vendono di tutto. Mi hanno molto colpito i venditori di buste di plastica e quelli che
tengono le cose in mano, a mo di attaccapanni. Da uno di questi Emanuela ha comprato
un paio di calzini neri, dei quali va molto orgogliosa, pagati una cifra ridicola. Già
sento alcuni di voi che dicono Sì, ma chissà come sono... ma non riuscite
proprio a pensare ad altro?? Lefficientismo rovina la salute... La tappa successiva ci avrebbe portato a Neringa,
in Lituania. Avevamo la possibilità di seguire una strada diretta, verso Liepaja, oppure
di puntare verso nord allungando di oltre 100 km (e non avevo idea di quello che avrei
trovato...) per passare allinterno di un parco nazionale.
verso Ventspils, per poi arrivare fino a Liepaja. Il problema è stato che a
Kolka è iniziata la strada sterrata. Siccome anche stavolta, sulla cartina della F.M.B., il colore della strada non cambiava e ci trovavamo allinterno di un parco nazionale piuttosto frequentato, ho avuto lingenuità di pensare che si trattasse di uno sterrato molto breve e ci siamo incamminati. Stavolta, al contrario della strada fatta a Saaremaa, eravamo carichi. Quei pochi km si sono trasformati in 50 km misurati di strada sterrata, piuttosto difficile in alcuni punti poichè si accumulava uno spesso strato di sassi, dando una sensazione molto simile alla sabbia. Come a Saaremaa, abbiamo iniziato ad andare a 40 km/h e dopo una ventina di km andavamo intorno agli 80 km/h. Il panorama, per lo meno, ha ripagato la nostra fatica. Ad esempio, siamo stati avvicinati a brevissima distanza da un rapace enorme, la cui apertura alare era superiore alla lunghezza della moto (quindi poco più di 2 metri, non moltissimo, ma fare questo paragone e soprattutto vederlo da molto vicino, mi ha impressionato!); oltre a questo uccello intraprendente, abbiamo ammirato anche altri volatili molto belli. Non pago dei 50 km di sterrato e con ancora un bel pezzo di strada da fare prima di Neringa, abbiamo fatto una deviazione allinterno per vedere un paesino di nome Kuldiga. La guida del Touring diceva che lì giravano parecchi film. Quando siamo arrivati, ci siamo ritrovati in un paesino come quelli che si vedono nei film di cow-boy di qualche anno fa. E davvero molto pittoresco e non mi sono pentito di aver fatto quella deviazione. Infatti, avrei dovuto pentirmi perchè, come una beffa del destino, andando via dal paese e cercando di ricongiungerci alla statale A9 che ci avrebbe portato fino a Liepaja, siamo passati in una strada in rifacimento: altri 20 km di sterrato, in alcuni tratti molto brutto. Non ce la facevo più, quella è stata una giornata molto impegnativa e faticosa, forse la tappa più faticosa di tutto il viaggio. Siamo passati in luoghi assolutamente deserti, a molti km dalla nostra meta, sul fare del tramonto, su una strada sterrata e in un punto imprecisato della Lettonia: affascinante, ma ero un po teso.
Finalmente lasfalto è tornato (laspetto curioso, in questi casi, è che
quando torna lasfalto non ci credi per davvero e inizi ad aspettare il prossimo
pezzo di sterrato!), siamo arrivati a Liepaja e abbiamo proseguito fino al confine con la
Lituania lungo la statale A13.
In breve tempo siamo arrivati a Klaipeda, dove sapevo esserci un porto dal quale partivano
i traghetti per Neringa. Infatti, la penisola di Neringa è una lingua di terra
sottilissima che inizia nellenclave russa di Kaliningrad e finisce in territorio
lituano. Quindi, dal lato lituano è necessario prendere il traghetto, che costa per 2
persone e la moto, andata e ritorno, 12 lita, circa 6mila lire. Il giorno dopo abbiamo fatto una lunga gita verso
Palanga, dove finisce la parte lituana di Neringa e inizia la parte di Kaliningrad,
lenclave russa stretta tra Lituania e Polonia.
Neringa è famosa per essere una lingua
interamente sabbiosa, ancorata dalla foresta che cresce rigogliosa, impedendo alla sabbia di disperdersi sommergendo i
villaggi presenti. In alcuni punti, però, la sabbia la fa ancora da padrona, dando vita
al cosiddetto Sahara lituano. Questo è formato da ampie dune di sabbia
bianchissima (purtroppo labbiamo vista più scura in quanto aveva piovuto da poco),
che si inerpicano a una discreta altezza dando modo di apprezzare la stretta lingua di
terra su cui ci trovavamo e che divide la laguna di Klaipeda dal mar Baltico: davvero
suggestivo. Il giorno dopo siamo partiti alla volta di Olsztyn, in Polonia, decisi ad unire due tappe in ununica tirata di più di 500 km. Ero un po titubante, ma effettivamente mi sembrava sprecata una tappa a Kaunas. In realtà, così facendo abbiamo perso un paio di escursioni carine che avremmo potuto fare avendo più tempo e in più ci siamo stancati moltissimo, cosa che ha portato poi a una triste conclusione di giornata. Ma non anticipiamo gli eventi.
Siamo partiti la mattina da Juodkrantè, ringraziando la gentilissima signora che ci aveva ospitato (e che ci aveva fatto anche da ufficio di cambio, convertendo un po di dollari a un tasso assolutamente onesto) e prendendo il traghetto che ci avrebbe
riportato sulla terraferma. Dopo aver cambiato altri soldi a Klaipeda siamo partiti verso Kaunas, facendo lo slalom tra le nuvole cariche di pioggia che coprivano in buona parte un cielo altrimenti sereno. Fortunatamente abbiamo preso pochissima acqua, arrivando in poco tempo a Kaunas, grazie alla veloce strada a 4 corsie. La cittadina è molto graziosa e merita un giro nella parte vecchia, che si gira in meno di 2 ore. Da Kaunas abbiamo proseguito verso il confine polacco e, se da una parte ero sollevato perchè sapevo che avrei potuto finalmente andare ad unandatura più sostenuta, dallaltro ero preoccupato perchè sapevo che le strade polacche sono pessime.
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