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Agosto 1999 - San Pietroburgo, Paesi Baltici, Polonia

Tragitto seguito nell'Agosto 1999
Tragitto

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Diario di viaggio dell'Agosto 1999
Diario

Fotografie dell'Agosto 1999
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Vecchio programma: Mosca e San Pietroburgo
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(Polonia (seconda parte), informazioni pratiche e conclusioni)

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Diario

Dopo aver passato la dogana, la giornata era ormai al termine e abbiamo visto l’ennesimo tramonto da favola. Il resto della strada l’abbiamo fatto al buio.
La cartina della F.M.B. che avevo comprato traduce le carte della Euro Cart, è del 1996 e riporta la strada numero 16, che va da Augustow ad Olsztyn, come una strada di grande scorrimento. Quindi, nel significato locale di questa definizione, una statale abbastanza larga. In realtà, e poi l’ho visto il giorno dopo sull’altra cartina  del 1989 che avevo (riporta ancora l’URSS, ecc.), la strada che stavamo per prendere era una regionale.
Purtroppo è molto difficile spiegare com’era questa strada, e rendere l’idea dell’angoscia, della fatica, dello scoraggiamento e dell’arrabbiatura che ho provato nel percorrerla. In realtà, quella che doveva essere una statale era poco più, senza esagerare, di una nostra interpoderale: asfaltata in modo pessimo, piena di gobbe che sembrava di essere sopra un gigantesco martello pneumatico, strettissima, tanto che due macchine che si incrociavano dovevano quasi mettere le ruote fuori strada per evitarsi e del tutto priva di strisce o catarifrangenti. Un incubo! Un incubo che doveva durare più di 200 km: tanta era la distanza che ancora ci separava da Olsztyn. In certi tratti, tra l’altro, si aggiungeva anche una fitta nebbia.
Bisogna sapere che i polacchi guidano come matti e, in quella mulattiera, un paio di macchine ci hanno superato alla velocità della luce. Entrambe le volte ho provato a seguire i missili in questione e sono riuscito in questo modo a percorrere grandi distanze in breve tempo anche se poi, per un motivo o per l’altro, entrambe le volte ho perso l’“apripista”.

Dopo un bel po’ di tempo, nei pressi di Olsztyn, la strada ha finalmente ripreso delle dimensioni normali e siamo arrivati rapidamente in città. Per l’ennesima volta abbiamo avuto il problema del pernottamento, solo che stavolta era notte fonda e non avevamo idea di dove andare. Dopo aver cercato un ostello riportato dalla guida del Touring, trovato chiuso, ci siamo decisi a comprare una cartina della città in un’area di servizio e abbiamo iniziato a cercare un campeggio. Purtroppo, dopo aver seguito per un po’ le indicazioni che ci dava Emanuela grazie alla mappa, abbiamo iniziato a seguire dei cartelli stradali che indicavano un campeggio. In breve ci siamo persi, arrivando in un sobborgo della città totalmente deserto.
In tutto questo girovagare, stravolti dalla stanchezza, per una curiosa congiunzione astrale, proprio mentre Nelìk compiva 90mila km, Adriano è caduto durante l’ennesima inversione ad U. Purtroppo la caduta si è rivelata più grave di quanto sembrasse inizialmente e a Danzica, un paio di giorni dopo (in un ospedale ortopedico bellissimo), abbiamo scoperto che si era rotto un paio di ossicini del piede.
Dopo aver cercato inutilmente questo campeggio, siamo tornati in un albergaccio che avevamo visto nei pressi della stazione di servizio. Qui abbiamo ricevuto un trattamento molto strano. Dopo aver svegliato la portiera notturna, questa ci ha detto di andare in un albergo vicino, dicendo che non aveva il parcheggio per le moto e che questo era un problema serio. A me non importava nulla, sapendo che era più un’intimidazione che un pericolo reale; mi aspettavo una richiesta di denaro, invece ci ha veramente mandato all’altro albergo. Dopo aver chiesto lì, ed aver saputo che costava una cifra impronunciabile, siamo tornati dalla nostra amica. Avendo visto che eravamo estremamente decisi, stravolti dalla stanchezza e con uno zoppo :) al seguito, si è decisa a darci due camere, e anche il parcheggio è saltato fuori miracolosamente. Per soli 3 zloty, circa 1500 lire, abbiamo sistemato le moto alle spalle dell’albergo, in un cortile chiuso e sorvegliato da due grossi cani che hanno anche cercato di aggredirmi! Prima di tutto abbiamo portato i bagagli di Adriano nella sua stanza. Quando il facchino ha aperto la porta, sono subito entrato e ho visto uno spettacolo piuttosto schifoso. Le pareti della camera erano affollate di piccoli scarafaggi, mentre il lavandino a muro era ricoperto di questi insetti biancastri. In pochi secondi, 15 al massimo, nonostante il loro numero elevato e la relativa lentezza, sono scomparsi del tutto. Il vedere la velocità con cui si erano dileguati era per me un motivo di apprensione ancora maggiore, dato che a questo punto, anche se nella nostra stanza non avessimo trovato nulla, non sarei stato ugualmente tranquillo: chi mi diceva che non erano scomparsi come avevano appena fatto, per poi tornare nel cuore della notte? Poichè il facchino aveva visto gli scarafaggi e la mia faccia piuttosto eloquente, ha immediatamente cambiato la camera di Adriano, dandogliene una priva del famigerato lavandino.
Al mio racconto Emanuela si è schifata parecchio, e dopo aver visto che anche la nostra camera aveva il lavandino a muro (dal cui scarico erano usciti la maggior parte degli insetti della camera di Adriano), è tornata giù a protestare dalla portiera. Questa, oltre a non parlare nessuna lingua a parte un rarissimo dialetto polacco, non era nemmeno particolarmente acuta, per cui ci ha messo un po’ di tempo a capire cosa volevamo. Dopo qualche minuto, afferrato il concetto, la signora ci dà una stanza all’ultimo piano. Dopo quella giornata allucinante, abbiamo ripreso tutte le valigie e abbiamo fatto altri due piani verso la nostra nuova stanza. Appena entrati siamo stati colpiti da due cose: la prima era un pessimo odore, da far venire il voltastomaco, e la seconda era che anche lì c’era il lavandino!! Tanto rumore per nulla... In più, c’era il check out dell’albergo alle 9 del mattino, e in quel momento erano le 3 passate. Io mi sarei messo a dormire anche per terra, quindi ho tappato il buco del lavandino con un po’ di carta igienica che era nella stanza (questo particolare, insieme agli onnipresenti lavandini e a certi loschi figuri che avevamo incontrato, ce l’ha fatto classificare con certezza come un albergo a ore) e ci siamo addormentati in meno di 5 minuti. Comunque, devo esprimere la mia felicità nell’aver constatato una volta di più l’incredibile spirito di adattamento di Emanuela, perchè so benissimo che il 90% delle donne avrebbe trascinato via il povero fidanzato alla ricerca di un altro albergo. Per fortuna lei non è così, ha ceduto alla stanchezza e alla situazione particolarmente avversa (Adriano era veramente a pezzi, in tutti i sensi), e non ha fiatato, pregandomi solo di portarla via al più presto: un desiderio che condividevo appieno! Per evitare ad altri questa pessima esperienza riporto i dati dell’albergo: Hotel “Jantar”, ulica Ketrzynskiiego, 5 Olsztyn; la camera per 2 persone viene 60 zloty per notte, circa 30mila lire.

Il mattino dopo alle 9 siamo stati svegliati da un Adriano più zoppicante che mai e siamo andati via da quel posto infame, dirigendoci in centro per rimediare qualcosa da mangiare.
Il centro di Olsztyn è carino, ma è tranquillamente trascurabile. Se proprio vi trovate a passare da quelle parti allora fermatevi, altrimenti non sprecate una deviazione. Dopo esserci rifocillati siamo partiti verso l’ultima meta del viaggio degna di nota: Danzica!

Nella tappa verso Danzica erano previste due deviazioni. La prima era a Lidzbark

 
 

Castello di Malbork, Polonia

Castello di Malbork,
Polonia
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Warminski, ed è stata eliminata a causa delle cattive condizioni fisiche di Adriano. Invece abbiamo fatto la seconda deviazione, e dopo un paio d’ore di viaggio siamo arrivati a Malbork, dove si trova uno dei più grandi e bei castelli teutonici d’Europa.
Il complesso è enorme e perfettamente restaurato dopo i danni subiti durante il secondo conflitto mondiale. La visita è un po’ stressante poichè si viene lasciati a sè stessi, e non abbiamo nemmeno capito se e come avremmo potuto seguire una guida. Gli sventurati “individual tourist” hanno dei problemi in quanto rischiano di trovare chiuse delle porte che solo le guide autorizzate possono aprire con le classiche chiavi enormi tipiche dell’immaginario fiabesco. Inoltre, i cartelli che indicano un percorso, oltre ad essere incoerenti e spesso errati, sono in numero piuttosto ridotto. Purtroppo, siamo arrivati troppo tardi (la chiusura è alle 17) e abbiamo trovato tutte le sale chiuse. La loro grave colpa è quella di averci fatto entrare, facendoci pagare un regolare biglietto, pur sapendo che tutte le sale erano chiuse. Abbiamo visitato il castello dopo il periodo passato a Danzica (cioè 5 girni dopo), e stavolta la visita è stata completa e, per quello che abbiamo visto, soddisfacente. Gli ambienti sono molto belli e ci si ritrova facilmente nell’atmosfera dell’epoca. Dopo questa sosta, finalmente Danzica!

Ovviamente anche per Danzica avevamo il problema di trovare il campeggio, solo che

 

Bungalow del campeggio di Danzica

Bungalow del campeggio
di Danzica
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La Posta Polacca attaccata dalle SS l’1/9/1939

La Posta Polacca attaccata
dalle SS l’1/9/1939
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Targa commemorativa davanti alla posta

Targa commemorativa
davanti alla posta
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Antico municipio

Antico municipio
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Via Dluga

Via Dluga
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Giovani promesse

 

Giovani promesse
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stavolta avevo un po’ di indirizzi “sicuri”. La ricerca è stata relativamente breve e il campeggio che abbiamo trovato, tra l’altro, era davvero bellissimo (campeggio “Osrodek Turystyczny”, località Stogi, ulica Wydmy, 1; il bungalow per 2 persone viene 50 zloty al giorno, circa 25mila lire), a due passi da una splendida spiaggia sul mitico Mar Baltico.
Come per Leningrado, anche a Danzica mi sono stupito: me

 

Piazza del Mercato con fontana

Piazza del Mercato, particolare
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Notturna della fontana di Nettuno

Notturna della
Fontana di Nettuno
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Porto medievale

Porto medievale
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Notturna del porto medievale

Notturna del porto medievale
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Tramonto sul porto fluviale

Tramonto sul porto fluviale
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l’aspettavo bella, ma non così bella. La città è stata perfettamente ricostruita con una cura e un dettaglio che definirei, a questo punto, tipici polacchi, avendo visto Varsavia e altre città polacche devastate dalla guerra. Danzica, infatti, è stata la prima città attaccata dalla Germania nazista, il 1° settembre del 1939. I danni subiti sono stati enormi, come testimoniano le molte mostre fotografiche inserite in diversi monumenti storici (antico municipio, ecc.) e altrettanto enorme è stata la cura riposta nel riportare tutto com’era originariamente. Le architetture sono splendide e il centro storico, piuttosto ampio e in gran parte pedonale, è un vero gioiello. Proprio perchè ci è piaciuta tanto, invece dei due giorni interi previsti, alla fine ci siamo fermati un giorno in più. Abbiamo quindi potuto fare una giornata al mare (il tempo era fantastico e faceva caldo, tanto da poter fare il bagno) e abbiamo visitato con più calma i molti monumenti e le tante strade bellissime del centro storico.

Anche Danzica è da girare attentamente a piedi, in quanto ricchissima di dettagli e scorci che si possono cogliere ed apprezzare solo con una visita attenta ed accurata.

Tra i tanti episodi accaduti a Danzica, tre meritano di essere raccontati. Il primo, quello più piacevole, riguarda la presenza nel campeggio di un nutrito gruppo di bambini che impazzivano letteralmente per le nostre moto, e non passava giorno che non ci chiedessero di fare un giro all’interno del campeggio o immediatamente fuori. Una mattina Adriano, mentre aspettava i nostri lunghi tempi, li ha portati uno per uno fino alla vicina spiaggia e li ha riportati indietro! Erano davvero simpatici anche perchè, per “sdebitarsi”, ci aiutavano in diversi modi, anche portando qualche bagaglio.

Un altro episodio, legato più a me che al nostro gruppetto, riguarda la mitica “busa”!

 
 

Ecco a voi la "busa"

Ecco a voi la “busa”
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Codesta “busa” altro non è che la parte centrale del fiore di girasole, dal quale si estraggono i semi per farne l’olio o i bruscolini. Nella fattispecie, quello che ho comprato a Danzica era il fiore fresco, quindi con i semi non tostati, i quali hanno un gusto molto buono, simile a quello delle nocciole fresche. Il nome “busa” le è stato affibbiato da Emanuela in quanto, mi ha detto, ricordava quelle che lei chiama appunto “buse”, che sono le cacche delle vacche, larghe e piatte!
L’ultimo episodio è stato tra i meno piacevoli del viaggio, superato solo dalla caduta di Adriano. Un giorno abbiamo lasciato le moto parcheggiate per l’intero pomeriggio e buona parte della sera davanti ad una banca, in pieno centro. Emanuela ed io ci eravamo separati da Adriano, anche perchè non volevamo che si affaticasse camminando troppo insieme a noi. Mentre stavamo tornando, da lontano abbiamo visto un gruppo di ragazzi che trafficavano attorno alle moto. Lì per lì abbiamo pensato che le stessero solo guardando, poi abbiamo sentito l’allarme di Nelìk, ma ancora credevo che le avessero semplicemente toccate. Fatto sta che al suono dell’allarme si sono immediatamente allontanati. Quando sono arrivato ho trovato i caschi, che avevo legato alla moto con un grosso cavo d’acciaio, non più sulla sella, ma buttati da un lato. La cosa non mi ha dato fastidio, perchè ero convinto che li avessero spostati cercando di salire sopra la moto per sentire come si stava. Dopo 10 minuti è arrivato anche Adriano, che ha notato il vero danno: avevano forzato la serratura del suo bauletto Maxia senza però riuscire ad aprirlo, forse a causa del sistema di apertura che personalmente trovo poco intuitivo. Fatto sta che hanno reso inutilizzabile la serratura, e quindi da quel momento il baule poteva essere asportato senza difficoltà. Per fortuna è stato l’unico incidente di questo tipo in tutto il viaggio.

Dopo Danzica ci siamo diretti verso Poznan, fermandoci prima a Malbork (all’andata ci avevano fatto entrare nel castello all’ora di chiusura, per cui era già tutto chiuso!) e poi a

 

Statua di Copernico, Torun

 

Statua di Copernico,
Torun
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Torun.
La cittadina di Torun è molto graziosa ed è famosa per aver dato i natali al celebre astronomo polacco Niccolò Copernico, il cui vero nome è Mikolaj Kopernik. Il centro storico si gira in meno di un’ora, ma vale la pena fermarsi perchè ha dei monumenti davvero belli.

Arrivati a Poznan abbiamo avuto il solito problema del dormire, ma come era capitato nelle altre città polacche, siamo riusciti a risolverlo abbastanza in fretta. Il campeggio (in località Strzeszynek, Camping “nr.111”, ulica Koszalinska, 15; 2 persone, moto e tenda 21 zloty, poco più di 10mila lire), poco fuori città, è grazioso per quanto riguarda il posto in cui mettere la tenda (ci sono prati ben tenuti, anche se le piazzole sono assenti), mentre i bagni lasciano un po’ a desiderare. Più di questo, però, ci hanno dato fastidio altre persone che si trovavano nel campeggio. Per tutta la notte siamo stati svegliati ripetutamente da diversi gruppi di ragazzi e ragazze totalmente ubriachi che facevano molto chiasso. Ovviamente era impossibile dir loro qualcosa, innanzi tutto perchè non ci avrebbero dato retta, e in secondo luogo perchè avremmo rischiato di scatenare una reazione potenzialmente pericolosa.

Dopo Poznan abbiamo fatto una lunga sgroppata verso Berlino per poi deviare

 
 

Dai Nelìk, è quasi finita! (Poznan)

Dai Nelìk, è quasi finita!
Poznan
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decisamente verso sud alla volta di Ingolstadt.
La frontiera tra la Polonia e la Germania era preceduta da una fila davvero chilometrica, almeno 3/4 km di macchine ferme. Fortunatamente anche stavolta siamo riusciti a passare subito e nel giro di venti minuti abbiamo superato un ostacolo che ci avrebbe portato via diverse ore.
Arrivati in Germania ero sicuro di poter tenere medie degne di Nelìk grazie alla fitta rete di autostrade, per giunta gratuite. La realtà è stata notevolmente diversa. Per tutta la parte di Germania attraversata, dal centro-nord fino a sud al confine con l’Austria, c’erano decine di cantieri aperti e spessissimo viaggiavamo su un’unica carreggiata, con pericolosi cambi di corsia. A causa dei cantieri e di questi inconvenienti, per giunta, ci sono stati anche diversi incidenti che provocavano ulteriori rallentamenti.
Morale della favola, ci siamo dovuti fermare nella temutissima Norimberga, un centinaio di km prima di Ingolstadt. Se da un lato sapevamo dov’era il campeggio (per cui abbiamo evitato la ricerca di un posto dove piantare la tenda), dall’altro sapevamo che si trattava del lager in cui ci eravamo fermati due anni fa. Per la descrizione rimando al diario di viaggio del ’97, dato che la situazione è sostanzialmente identica, peggiorata dal fatto che uno dei due gruppi di bagni era chiuso (per motivi assolutamente ignoti) e non c’erano più le lepri che due anni fa scorrazzavano liberamente (per noi ininfluente, però divertente a vedersi).

Il mattino dopo, dato che Adriano voleva fare una tirata unica fino a Roma mentre noi ci saremmo fermati a Milano, ci siamo salutati, interrompendo così un mese di vacanza davvero piacevole. Il saluto con Adriano è avvenuto mentre noi, con la nostra solita flemma, stavamo facendo un’abbondante colazione. Apro una piccola parentesi su Adriano.
Questo è stato il primo viaggio in cui Emanuela ed io ci siamo uniti ad un’altra persona, e devo dire che è stato un compagno di viaggio assolutamente perfetto. A mio parere, poi magari lui ha tutta un’altra opinione di noi, ci siamo compensati piuttosto bene. Lui ama fare passeggiate mattutine, mentre noi preferiamo poltrire un po’ di più e per quanto riguarda i gusti in fatto di turismo e di foto ci intendiamo alla perfezione: a entrambi piace fare lunghe passeggiate a piedi nelle città che visitiamo, vogliamo vedere nel modo più completo possibile i posti in cui ci fermiamo, ecc. In più abbiamo unito anche una buona dose di tolleranza reciproca. Il tutto si è concretizzato in un mese e in 10mila km passati senza il minimo screzio, cosa assolutamente rara per il sottoscritto in quanto, per il carattere che ho, dopo poco tempo passato a stretto contatto con una persona litigo molto facilmente, anche con persone che conosco da una vita. Quindi, da questo punto di vista, è stata una sorpresa assolutamente piacevole. Di sicuro nelle prossime estate gli chiederò di venire con noi, mentre per avere altre persone sarà più difficile, per i motivi appena elencati. Infine, fattore di primaria importanza, Adriano è anche molto simpatico, intelligente e brillante. Ok, ora basta! :)

Il viaggio fino a Milano è passato abbastanza velocemente, anche perchè la situazione delle autostrade tedesche dopo Monaco è migliorata, e nei tratti austriaci e italiani non abbiamo avuto il minimo problema. Quest'anno il Brennero costava 14mila lire.

Il resto è privo di interesse... Siamo partiti da Milano nel tardo pomeriggio verso Torino, nella quale sono rimasto quasi una settimana per riposarmi e rimanere ancora un po’ con la mia ragazza.
Racconto un ultimo aneddoto, da un lato divertente, dall’altro un po’ meno. Il secondo giorno di permanenza a Torino siamo andati a cena da Andrea, un amico della mia ragazza che ci aveva promesso alcuni piatti speciali (è un cuoco molto bravo!) per festeggiare il nostro rientro. Ho parcheggiato Nelìk sotto la finestra del suo appartamento e siamo saliti in casa. Dopo circa un quarto d’ora sento Nelìk che mi chiamava (stava suonando l’allarme), mi affaccio nel giro di pochi secondi, senza trovare nessuno. Lì per lì non mi sono preoccupato. Dopo qualche ora, quando siamo usciti, abbiamo scoperto il motivo per cui Nelìk aveva chiamato: nel blocchetto di accensione era infilata per metà una lunga vite d’acciaio, allo scopo di distruggere il blocchetto e poter accendere liberamente la moto.
L’aspetto “divertente” di questo fatto, altrimenti piuttosto fastidioso, è che venivamo da posti in cui tutti ci avevano detto di stare attenti perchè ci avrebbero tagliato un braccio per rubarci l’orologio e dove non ci è capitato assolutamente nulla, mentre dopo due giorni che mi trovavo a Torino hanno tentato di rubarmi la moto!

Il mio rientro a Roma è stato veloce e penoso come al solito, per il fatto di dover lasciare Emanuela per un periodo indeterminato! :(

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 Qualche riflessione più approfondita

Ho pensato a quello che avrei scritto in questo capitolo fin dal secondo giorno di viaggio, quando siamo usciti dall’Austria immergendoci di colpo in un altro mondo.
Il contrasto che si crea nel passare con una moto iper-moderna (so che è del ’92, ma a Leningrado due ragazzi si chiedevano come fosse possibile che le nostre moto fossero “vecchie”!) in posti economicamente arretrati è troppo forte per lasciare indifferenti.

Una delle prime immagini che mi ha colpito, appena entrato in Polonia, è stato un ragazzino di circa 10 anni che si è fermato per farci passare, mentre lui trasportava una carriola carica di attrezzi. Questa situazione si è ripetuta molte volte durante il viaggio e ovviamente ho riflettuto sul fatto di noi ricchi studenti che potevano essere visti come curiosi gitanti in una specie di “archeo-safari”, in cui si va a vedere con un pizzico di curiosità e di sufficienza come si viveva 30 anni fa. Spero di non aver mai dato, a nessuna delle persone che abbiamo incontrato, questa impressione, perchè non c’è nulla di più falso, anche se sarebbe stato, ed è, difficile da spiegare. L’affetto che ho per le popolazioni dell’Est e l’amore che ho per quelle terre non può essere ridotto in questo modo, con tale superficialità!
Quello che spero vivamente è che questi paesi riescano a trovare una personale via verso lo sviluppo, senza subire la tragedia dell’omologazione verso paesi che non hanno nulla da offrire se non un sogno, che per giunta per loro rimarrà tale ancora a lungo! Il tutto a prezzo della perdita della loro identità e cultura. Il rischio è concreto, dato che in moltissimi posti si vedono le tracce di un impoverimento culturale, in cui ci si adegua senza troppe domande a uno standard occidentale fatto di vetrine e culto del denaro. Il problema è che questo rimane per pochi “fortunati” anche in paesi considerati agiati, figurarsi cosa può succedere in paesi in cui il sistema economico sul quale si reggevano è crollato da pochi anni.
Vorrei precisare che quando auspico un loro sviluppo, non spero certo che diventino ricchi nel nostro senso della parola, quindi col problema di quale macchina o cellulare comprare, ecc., bensì che si diffonda un certo benessere a tutti gli strati della società, cioè un’idea di comunismo che a questo punto credo sia più attuale e necessaria che mai.

Uno dei tanti avvenimenti che mi ha profondamente urtato e schifato quando ero in Russia è stato un matrimonio. Lo sposo era chiaramente un “arricchito”, non so dire se fosse mafioso o figlio di mafioso, comunque era attorniato da una serie di personaggi quanto meno equivoci. Avevano affittato, o probabilmente era di loro proprietà, una barca ormeggiata lungo uno dei canali che incrociano la prospettiva Nevskij. Ci siamo accorti del loro matrimonio, e come noi lo avranno fatto in molti (c’è da giurarci che l’abbiano fatto apposta) quando hanno iniziato a sparare i fuochi artificiali. Sul bordo del canale avevano attaccato uno striscione con i nomi degli sposini e quando siamo arrivati stavano per andar via in macchina. Questa era una vecchia, lunghissima, macchina americana rosa shocking. Gli altri invitati, che si confondevano con i rispettivi “gorilla” dato che vestivano alla stessa maniera, avevano delle macchine costosissime. Ma sulle macchine dei papponi russi tornerò tra breve.
Pochi minuti dopo il nostro arrivo gli sposi sono scesi dalla barca (dopo essersi assicurati che si fosse radunata una quantità di spettatori sufficiente) e sono saliti sulla macchina rosa. Anch’io ero tra quelli che gli auguravano una buona dose di sfiga, tant’è che la macchina non è partita. Buona parte degli invitati era già salita nelle loro auto accendendo gli “special”, ovvero tutta una serie di giochi di luci veramente kitsch! Alcuni sono scesi e hanno iniziato ad aiutare i poveretti, aprendo il cofano e iniziando ad imprecare. Alla fine la gioiosa macchina è partita e il corteo si è mosso verso la prospettiva. La cosa più divertente, penosa e irritante al tempo stesso era che il tutto era preceduto da una macchina della polizia municipale piccola, vecchia e arrugginita. Il fatto che il comune di Leningrado abbia concesso una propria macchina per scortare un matrimonio ha semplicemente dell’assurdo. E qui non mi viene più da chiamarla Leningrado, ma semplicemente San Pietroburgo.

Prima ho accennato alle macchine dei papponi russi. L’imperativo di queste persone è quello di farsi notare a tutti i costi. La loro tranquillità e soddisfazione è data dal fatto di essere notati e invidiati. Purtroppo questo accade anche da noi e molti sono vittime di questa sindrome, ma lì risalta ancora di più, visto che si passa da un livello di vita piuttosto basso a dei livelli estremamente alti, senza classi intermedie.
Il mezzo preferito per farsi notare, ovviamente, è l’automobile, in quanto passa in mezzo alla città e si fa vedere da moltissime persone. E’ un po’ il concetto dei camion pubblicitari. In questo i russi sono estremamente pacchiani, non saprei in che altro modo definirli. Infatti, nello scegliere le loro macchine, al 99% Mercedes, seguono il criterio di “avere il massimo”. Sono convinto che quando un pappone deve comprare l’auto, va dal concessionario e come prima domanda chiede quale sia quella più costosa. A quel punto si fa dare la lista degli accessori e barra tutte le caselle. Per cui si vedono queste macchine con vetri nerissimi, con frecce che fanno effetti di luce degni di un flipper, clacson che fungono anche da sirene e da carillon, e altre sciocchezze da far rabbrividire. Facendo un paragone poco carino (e cadendo a mia volta negli odiati luoghi comuni) sembrano i filippini che ci sono qui, che addobbano le macchine con luci e lucine da Supercar, ecc., solo 100 volte più ricchi. Pacchiani, kitsch, maleducati, presuntuosi, arroganti, insensibili e prepotenti.

 
 

Scritta Mac Donald's in cirillico

Scritta Mc Donald's
in cirillico
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Cartello stradale con sponsor

 

Cartello stradale con sponsor
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Un altro aneddoto che fa riflettere riguarda i cartelli stradali. Il centro di Leningrado ha i cartelli stradali bilingue, cioè riportano il nome in cirillico e la corrispondente traslitterazione in caratteri latini. Sono cartelli esteticamente gradevoli, anche se non hanno un grande valore, essendo di latta! Eppure hanno tutti lo sponsor: Coca Cola, ecc. Incredibile! Quando l’ho visto ci sono rimasto molto male. Vuol dire che pur di raggranellare qualche rublo in più (o di spenderne qualcuno in meno) l’amministrazione cittadina è disposta a mettere lo sponsor anche sulla segnaletica cittadina. Dal mio punto di vista è come se avessero messo i semafori con lo sponsor, davvero deprimente!

A parte questo, sono rimasto stupito anche per le condizioni delle persone. Sinceramente mi aspettavo una miseria nera, anche se Bruno Nicolis, che ci è stato diverse volte per lavoro, mi aveva detto che non era così e che vige ancora un barlume della realtà che fu: c’è un malessere diffuso, ma non sono proprio allo stremo (non è l’Albania, tanto per intenderci). Non avevo badato più di tanto a quanto mi aveva detto, ma quando ho visto coi miei occhi ho avuto la conferma delle sue parole. Effettivamente ho visto situazioni peggiori in altri paesi, le stesse repubbliche baltiche hanno un numero maggiore di mendicanti in giro per le strade. C’è anche un altro aspetto da considerare, e cioè che le persone conservano una dignità incredibile che gli impedisce di chiedere l’elemosina in modo evidente ed insistente. Sia chiaro, i mendicanti ci sono e sono abbastanza, ma non sono mai insistenti e conservano una dignità anche in questo. Non dico che si vergognano a chiedere la carità, ma quasi.

Purtroppo ho visto un pezzo troppo piccolo di Russia per potermi fare un’idea realistica della loro condizione, ma quello che ho visto a Leningrado è stato abbastanza positivo. In fondo nelle grandi città il livello di vita è sempre maggiore rispetto ai piccoli centri. E’ vero anche il contrario, e cioè che proprio nelle grandi città si concentra la parte più miserabile della popolazione e questo onestamente non mi ha colpito in modo particolare, nel senso che non era una presenza così evidente. Di sicuro tornerò a breve in Russia per rendermi conto in modo più preciso del loro stato e possibilmente per calarmi un po’ di più, e meglio, nella loro realtà.

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 Considerazioni tecniche del viaggio

Come ho accennato in più punti del diario, le strade attraversate sono state piuttosto eterogenee. Si va dalla brutta autostrada Villach - Vienna in Austria alle belle strade slovacche (ben pavimentate e piacevoli per i paesaggi attraversati), per poi passare alle terribili strade polacche afflitte dagli immancabili solchi provocati dai camion e asfaltate in maniera pessima. Spesso l’asfalto è molto lucido a causa dell’usura e temo che in caso di pioggia sia piuttosto pericoloso. A proposito dei solchi, ricordo di aver letto sul giornale, a luglio, che in Polonia il traffico era stato sospeso a causa dell’eccessivo caldo che faceva sciogliere le strade. Questo non toglie che siano realizzate in modo pessimo. Proseguendo, nei paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia) le strade sono sempre ben tenute e ben asfaltate. Unica eccezione sono le strade situate in posti particolari come in parchi nazionali o zone protette, che facilmente possono essere sterrate. Anche in Russia le strade sono ben tenute tranne nelle grandi città (a Leningrado ci sono veri e propri crateri che, anche se presi a bassa velocità, causerebbero danni enormi!).

Un altro discorso riguarda la segnaletica. Facendo uno sforzo di memoria mi sembra che in Austria, Slovacchia e Polonia questa sia molto buona. Nelle repubbliche baltiche, invece, può capitare di trovarsi spaesati, soprattutto all’ingresso e all’uscita dalle città, ma in genere sono buone. In Russia, a parte la strada principale per arrivare a Leningrado, dotata di molti cartelli con la doppia trascrizione in cirillico e in caratteri latini, i cartelli sono del tutto assenti. Uscire dalla città è molto difficile, così come trovare località vicine come le residenze imperiali. Bisogna essere fortunati nel percorrere le 3/4 strade dotate di qualche raro cartello. Comunque, le persone sono molto disponibili nel dare le indicazioni.

Passando all’argomento del rifornimento di benzina, nessun paese pone dei problemi. In tutti i paesi la frequenza è buona senza mai toccare i vertici italiani (credo che per numero di pompe di benzina il nostro paese sia tra i più dotati in Europa), ma senza nemmeno lasciare troppo a desiderare. Bisogna sempre essere sicuri, però, di avere almeno 60 km di autonomia per evitare spiacevoli contrattempi.
In posti particolari come i parchi nazionali, l’isola di Saaremaa (in Estonia), ecc. i benzinai sono piuttosto rari, ma avendo un’autonomia di almeno 60 km si può stare tranquilli. Nei paesi baltici, e in particolare in Lettonia, ci sono i benzinai più avveniristici che abbia mai visto nei paesi dell’Est: sono pari solo a quelli di paesi come Francia, Germania o Spagna.

La benzina in Austria costa poco meno che da noi; in Slovacchia costa circa 1500 lire, così come in Polonia, mentre nelle repubbliche baltiche il prezzo scende a circa 1200 lire. Nella mitica Russia, infine, un litro di carburante costa poco meno di 500 lire al litro. I prezzi sono indicativi, cioè da leggere “100 lire in più, 100 lire in meno” e si riferiscono alla verde.
Nuccio mi aveva avvertito che la benzina russa aveva fatto battere in testa la sua BMW K 100, ma le nostre moto, Nelìk e Clelia Rita, hanno digerito perfettamente la bevanda!

Per quanto riguarda gli stili di guida, come al solito, è ben difficile trovare paesi con guidatori peggiori degli italiani, soprattutto per me che vengo da Roma (grande scuola-guida per affrontare serenamente il resto d’Europa!). Solo in Polonia ho trovato personaggi decisamente “allegri” che sfioravano la velocità della luce anche in condizioni limite.
Ad esempio la sera in cui siamo arrivati a Danzica ci siamo fermati a chiedere la strada a un tassista. La strada era completamente buia e per giunta bagnata. Questo è risalito in macchina dicendoci di seguirlo. Ha iniziato a correre talmente forte che nemmeno tirando le marce di Nelìk riuscivamo a stargli dietro, penso che saremo andati ad almeno 100 km/h in strade strettissime, completamente buie e bagnate. All’improvviso ho visto una curva molto stretta pochi metri davanti a me. In quel momento ho pensato di essere già per terra. Per miracolo sono riuscito a frenare e affrontare la curva senza cadere, poi dopo pochi metri il tassista si è fermato ad indicarci la strada del campeggio, dopodichè è scomparso nella notte alla velocità della luce.
Negli altri paesi, invece, c’è un grande rispetto sulle strade e guidano in modo attento e preciso. Come in tutte le grandi città, a Leningrado si può incontrare qualche imbecille, ma più che altro bisogna stare attenti agli improvvisi scarti che le macchine fanno per evitare le voragini che si aprono nell’asfalto.

Per quanto riguarda le dogane, come ho già detto diverse volte nel diario, nessuna ci ha fatto perdere molto tempo, soprattutto perchè con la moto superavamo le file, talvolta lunghissime e i controlli sono sempre molto più rapidi.

A proposito delle dogane, merita un paragrafo a parte il cambiavalute delle frontiere. In tutti questi anni abbiamo visto che nell’80% dei casi applicano dei tassi pessimi, facendoci perdere anche il 15% sulla cifra cambiata.
Quello che facciamo ogni volta che possiamo (cioè quando non è il fine settimana in cui le banche sono chiuse), è di cambiare lo stretto necessario per arrivare al giorno dopo e poi cambiare in una banca. I posti migliori per cambiare denaro, come al solito, sono le grandi banche e gli uffici postali. Evitate uffici di cambio privato (anche se scrivono “Tasso 0” e altre offerte del genere: si ripagano sempre abbondantemente sui tassi applicati!) e altri posti con la faccia “commerciale”.

I poliziotti fanno numerosi posti di blocco in Polonia e in Lituania: mentre nella prima per miracolo non siamo mai stati fermati (o perchè ci avvertivano in tempo i veicoli che incrociavamo, o perchè erano già impegnati con altre macchine), nella seconda, come ho già raccontato nel diario, siamo caduti nella trappola della pistola radar.
Il consiglio che do, oltre a quello di rispettare i limiti, soprattutto lungo le strade poco trafficate in cui difficilmente si incontra qualcuno che può avvertirci, è quello di temporeggiare il più possibile. Fate finta di non capire cosa dice, di non aver intenzione di pagare (sempre con modi estremamente tranquilli e mai irritati e/o irritanti), se propongono di seguirli in centrale dite di sì, tanto al 99,99% si tratta di un bluff per intimorirvi, se vi chiedono con quali soldi viaggiate dite che state tornando in Italia e avete finito il denaro, ecc. Insomma, mettete in conto di perdere almeno venti minuti, ma con ottime probabilità ve la caverete o con poche lire di multa, o con nessuna sanzione. In ultimo, l’idea attuata quest’anno dalla mia ragazza mi pare geniale: mentre io trattavo con i poliziotti lei ha tolto quasi tutti i soldi dal portafogli e quando il tipo ci ha chiesto quanto potevamo dargli lei gli ha mostrato, per convincerlo del tutto, il portafogli praticamente vuoto! :)

Il clima, come ho accennato in modo più o meno implicito anche nel diario di viaggio, è stato tutto sommato buono. In Polonia, contrariamente a quando ci andai 5 anni fa, abbiamo trovato sempre un tempo eccellente: cielo perfettamente sereno e una temperatura piacevolissima. Per far capire meglio la temperatura, la mia ragazza, notoriamente freddolosa, non ha mai sofferto il freddo durante le notti passate in tenda. Nei paesi baltici abbiamo avuto un po' di maltempo per cui la temperatura si è abbassata; era ancora accettabile, ma non al punto da farci dormire in tenda. A Leningrado siamo stati bene, giravamo sempre con il giubbotto jeans e una felpa. Tornando in Estonia abbiamo avuto un gran freddo a Tallinn, nonostante il tempo splendido, e un po' meno freddo a Saaremaa, dove pioveva. Tornati in Polonia, a Danzica, il tempo è tornato bello e assolato, e ci ha accompagnato fino in Italia.

Un’ultima cosa che riguarda gli ostelli in cui abbiamo pernottato: non ho precisato che tutti avevano il bagno al piano, e mai in camera.
Al ritorno dal viaggio ho parlato con un po’ di amici del mio viaggio, e ho notato che molti erano convinti che gli ostelli, anche da quelle parti, seguissero il regolamento dell’associazione Hostelling International, quindi con uomini e donne separati, orario di rientro serale obbligatorio, ecc. In realtà, quando parlo di ostelli intendo delle pensioni economiche frequentate prevalentemente da giovani, ma che seguono le stesse regole dei normali alberghi, per cui è possibile dormire con la propria ragazza nella stessa camera, non ci sono limiti di orario di nessun tipo, ecc.

Se ci sono altre domande di carattere tecnico che volete pormi, scrivetemi pure al mio indirizzo e-mail, sarò felice di rispondervi! :)

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 Cartografia (guide, cartine, ecc)

Come ormai accade da 3 anni, anche quest’anno siamo partiti con le famose guide verdi del Touring Club. Anche quest’anno, però, sono stati numerosi i motivi per cui ci siamo arrabbiati, anche parecchio, a causa delle errate o mancanti informazioni riportate.
Ad esempio, nella cartina di Riga una strada era indicata come direttrice principale che portava fuori città, mentre quella corretta era quella immediatamente a fianco. Il risultato di questa “piccola” svista è stato un giro di almeno mezz’ora in luoghi del tutto ignoti nella periferia della città. In generale, comunque, credo che il valore stesso della guida non sia rapportabile col prezzo, decisamente alto. In più, sono del tutto assenti le informazioni di carattere pratico per chi viaggia via terra con mezzi propri.

Per quanto riguarda le cartine stradali, abbiamo usato una cartina della Kümmerly & Frei di 10 anni fa (“Cecoslovacchia, Polonia e Germania Est”), che si è rivelata molto più attendibile di quella della Euro Cart, tradotta dallo Studio F.M.B. di Bologna (“Ucraina, Bielorussia, Crimea, regione russo-moscovita”) di pochi anni fa. Credo che questo sia in parte dovuto alla differenza delle scale utilizzate: 1:800mila nel primo caso, e 1:2 milioni nel secondo. Questo non toglie che nella seconda cartina c’erano degli errori notevoli, come l’errata categorizzazione di diverse strade, segnate come nazionali, ma in realtà misere provinciali, e altri errori del genere.

Per quanto riguarda la documentazione ricuperata negli uffici del turismo, i cui indirizzi sono riportati nella pagine delle informazioni utili, quella polacca era quella fatta meglio e davvero utile; anche quella dei paesi baltici era fatta piuttosto bene, mentre quella russa era praticamente inesistente. Infatti, quando sono andato nell’ufficio del turismo russo mi hanno dato un depliant chiamato “Leningrado”: questo mi ha fatto ovviamente piacere, però era chiaramente vecchio!

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 Conclusioni

Durante il viaggio ho pensato diverse volte, con rammarico, al fatto di aver rinunciato ad arrivare fino a Mosca. L’unica “attenuante” è che in questi mesi diverse persone mi hanno spaventato fin troppo con racconti dell’orrore ambientati nelle città russe e nei paesi baltici, e parecchie volte avevo pensato che stessi esagerando. Fortunatamente la ragione e la razionalità si sono nuovamente impossessate di me, scacciando pregiudizi e paure inconsce, e sono riuscito ad arrivare almeno fino a Leningrado. Di sicuro c’è che tornerò in Russia, spero a brevissimo.

Il viaggio è stato bellissimo, sicuramente il più bello che ho fatto finora. Questo sia per i posti incredibili che ho visto, sia per l’“assaggio” che ho avuto della Russia, nazione che mi piace moltissimo. Per far capire in che misura mi è piaciuta, posso dire che la Russia che ho visto quest’anno è stato come aver assaggiato un cucchiaino di Nutella: troppo buona per smettere e troppo poco per essere soddisfatto!

Per l’ennesima volta consiglio a tutti di liberarsi di timori e pregiudizi, e di partire al più presto per un bel viaggio nell’Europa dell’Est. Vi aspettano panorami, posti e situazioni assolutamente unici! Sicuramente nessuno rimarrà deluso. Le uniche persone che possono rimanere deluse sono quelle che, per giudicare evoluto un paese, richiedono le aiuole lungo le strade, e l’efficienza di tutto in tutte le situazioni. Per queste persone non rimane altro che restringersi ai paesi del centro e nord Europa, scartando anche l’Italia, però!

Concludo ringraziando ancora una volta Adriano, che con la sua ottima compagnia e il suo grande aiuto ha contribuito all’ottima riuscita del viaggio!

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