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 Parco dei Mostri

~ Bomarzo - Viterbo ~

Il Lazio offre molti spunti per delle escursioni insolite e suggestive. Nel cuore della Tuscia laziale, a pochi chilometri da Viterbo, sorge Bomarzo, un antico insediamento etrusco famoso per le testimonianze lasciate dal Principe Vicino Orsini. Più che per il rinascimentale Palazzo Orsini, però, la cittadina è conosciuta per l’insolito “Parco dei Mostri” che sorge nelle vicinanze. Il principe, grande estimatore di culture lontane ed espressioni artistiche di diversa provenienza, fece costruire il parco, chiamato anche “Bosco Sacro”, verso la metà del 1500. Egli anticipò una moda che arrivò più tardi, che voleva i parchi signorili pieni di fontane e scherzi d’acqua, e andò decisamente controcorrente quando commissionò le decorazioni del parco. Queste sono ben descritte da una singolare iscrizione che si legge nella lunetta di una delle sculture sparse nel parco: “Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende, venite qua dove son faccie horrende; elefanti, leoni, orsi, orchi et draghi”.

Lungo i tanti e curati sentieri che percorrono il parco, ci si imbatte in raffigurazioni spaventose e bizzarre di animali e figure mitologiche. Il motivo che ha portato il principe a costruire il parco non è conosciuto; si racconta che esso sia un pegno d’amore che il principe fece nei confronti della moglie, oppure che il principe, persona estremamente stravagante, lo abbia fatto costruire per burlarsi dei suoi amici. Le insolite creazioni, per le quali furono chiamati diversi artisti, tra i quali il grande Vignola, non hanno un nesso logico che le lega, bensì sono state create assecondando gli spunti offerti dalle forme grezze dei massi sparsi nel parco. Quindi, può capitare di imbattersi in un gigante colossale che trattiene per le gambe una persona, o in una tartaruga gigantesca sormontata da una figura musicale; proseguendo si possono ammirare la casetta pendente, una maschera demoniaca, un elefante in battaglia, un drago che lotta contro un cane e un leone, e molte altre sculture che non mancano di ispirare nel visitatore sogni ad occhi aperti su paesi lontani e leggende perdute. Il parco venne presto dimenticato, fino a quando l’altrettanto eccentrico Salvador Dalì non lo riscoperse nel 1938.

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