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 Briganti d’altri tempi - 2

~ Frà Diavolo, Itri - Lazio ~

Passando in alcune regioni italiane, difficilmente si pensa a quello che sarebbe potuto accadere solo nel secolo scorso. Quella che a noi sembra una azione estremamente naturale, e priva di pericoli esterni, una volta era fonte di timori e preoccupazioni. Infatti, nel secolo scorso, passare in alcune zone d’Italia era davvero un rischio, creato dalle bande di briganti. Oltre ad esserci dei luoghi preferiti dai briganti per le loro scorrerie, generalmente motivati da conformazioni morfologiche che aiutavano le loro azioni e la latitanza, è incredibile notare come alcune piccole zone d’Italia siano state culla di diversi banditi. Una di queste zone si trova nella parte sud del Lazio, e diede i natali a numerosi briganti, i più famosi dei quali sono Gasparone, e il mitico Frà Diavolo. Questa è una zona talmente legata ai briganti, ovviamente di tempi lontani, che a Sonnino, in provincia di Latina, è stato istituito l’unico museo italiano dedicato a questo tema.

La visita a questi splendidi luoghi può aiutare meglio a capire il motivo per cui molti briganti riuscivano a sfuggire per decenni alle battute di caccia all’uomo che le forze dell’ordine organizzavano per stroncare il fenomeno del banditismo. Si può quindi partire da Itri, patria del famoso Frà Diavolo, e proseguire più a nord in quelli che furono le terre battute anche da Gasparone. Parlando del personaggio più famoso tra i due, possiamo dire che Frà Diavolo, al secolo Michele Pezza, nacque a Itri nel 1771. Entrò nell’esercito borbonico dopo aver commesso due atroci delitti, e nel 1799 si mise a capo di bande contadine opponendosi all’avanzata dei francesi nel regno di Napoli. Durante la successiva riconquista, guidò le bande calabresi contro la repubblica Partenopea. Nominato colonnello da Ferdinando IV re di Napoli, nel 1806 con le sue azioni di guerriglia ostacolò la nuova conquista francese, battendosi in Calabria, negli Abruzzi e in Campania. Venne catturato a Baronissi, in provincia di Salerno, per il tradimento di un contadino, e fu impiccato a Napoli nel 1806. La sua figura divenne leggendaria per l’audacia spericolata dimostrata in combattimento, e per l’estrosità di alcune imprese che compì travestito da frate (da cui il soprannome).

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